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    Home»"D" come Donna»Donne d’oggi: non solo lavoro
    "D" come Donna

    Donne d’oggi: non solo lavoro

    DolsBy Dols07/10/2011Updated:22/06/20141 commento8 Mins Read
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    di Caterina Della Torre

    Intervista a Francesca Montemagno, trentacinquenne doc. Che ci dice cosa vogliono le giovani donne

    Diverse da quelle della generazione che le precede, ma consapevoli del loro essere donne. Questo e molto altro ci racconta Francesca Montemagno per rivelarci il mondo delle giovani d’oggi.

    Quanto senti diverso il tuo mondo di 35enne da quello della generazione prima della tua? E da quella dopo?
    Tra la mia generazione e quella che precede ci sono delle grosse differenze. Oggi le mie coetanee ed io beneficiamo degli effetti delle prese di posizione di chi ci ha precedute. Abbiamo fatto nostre certe conquiste vivendole con naturalezza ma allo stesso tempo stiamo forse facendo troppo poco per dare continuità all’impegno per la parità di genere. Spesso vedo miei coetanee assecondare comportamenti maschili solo per mostrare che sanno stare al gioco e che lo condividono. A mio parere certi atteggiamenti vanno combattuti ed oggi più di qualche anno fa queste istanza tornano ad essere attuali. Gli uomini devo prendere atto della nostra presenza ed i codici di scambio devo essere arricchiti di paradigmi anche femminili. La generazione successiva alla mia mi sembra spaccata in due: a volte mi confronto con ragazze impegnate, con le idee chiare che sanno farsi ascoltare, che argomentano con una maturita’ molto vicina alla mia. Mi lasciano sorpresa ed ammirata. Un esempio di evoluzione!Altre invece sono troppo prese e succubi di modelli televisivi che non permettono ragionamenti ed impegni ma solo tanta fatica per apparire. Su questo frangente c’è molto da lavorare, bisogna scardinare certi modelli culturali imbarazzanti e vuoti.

    Cosa trovi che abbiano in comune co te e con la tua generazione, oltre al fattore di essere donne?
    Le due generazioni sono accomunate da una certa consapevolezza che ci fa superare certi simboli. Ci vestiamo e ci curiamo per il piacere di farlo ad esempio – fatta eccezione per situazioni estreme! Insomma passiamo da una scarpa ballerina ad un sandalo gioiello senza attribuire all’una o all’altro un significato particolare. Sicuramente sino a qualche mese fa non avevamo il senso dell’indignazione. In una societa’ dove tutto e’ possibile e dove tutti hanno libertà di fare, si rischia di lasciar passare tutto senza senso critico. Per fortuna si nota un nuovo senso di espressione e di opinione tra noi donne più giovani!

    Non sei all’inizio della tua attività lavorativa, ma nemmeno alla fine. Cosa ti aspetti dal futuro?
    Si sono nel bel mezzo ”di cammin di nostra vita” professionale. Cosa mi aspetto dal futuro? Mi aspetto meritocrazia, spero in una nuova progettualità. Sarebbe bello poter vivere aziende che puntano al capitale umano per far tornare i numeri finanziari. Da questo punto di vista ritengo che la diffusione di ‘imprese sociali’ possa aiutare il nostro sistema paese che al momento ha fatto fondo a tutto il senso di imprenditorialità’ che in passato invece ci ha caratterizzato. Ho ritrovato recentemente delle foto in bianco e nero del mio meraviglioso Papa’ durante delle riunioni confindustriali e ho ricollegato alcuni racconti ed alcuni nomi.. Un tempo azienda faceva rima con cultura e con sviluppo. E’ forse di nuovo tempo di puntare ai valori e ad un sano pragmatismo per evitare il peggio.

    Quanto è importante per te il lavoro e quanto la famiglia?
    Famiglia e lavoro, bel binomio. Importante la famiglia intesa come vita privata, come momento per dare spazio ad interessi e passioni da condividere con le persone più care e vicine ma anche come momenti da dedicare a me stessa. Senza togliere professionalizza’ anzi volendo fare al meglio il mio lavoro, ritengo fondamentale l’importanza e la qualità del mio privato. L’energia che ci viene dalle emozioni e dalle piccole cose quotidiane e’ fondamentale per essere equilibrate e costruttive nel lavoro.

    Le tue coetanee sono spesso già sposate, quanto credi che il matrimonio ”tagli le gambe’’ alla carriera di una donna?
    Essendo pro convivenza mi viene da esclamare che ‘Il matrimonio’ taglia le gambe non solo al lavoro! Battute a parte, il matrimonio dove la donna si fa carico delle principali responsabilità per forza di cose limita la vita professionale della donna. Schemi aziendali e carenza di servizi portano la donna a distrarsi dalla carriera almeno che non si decida di seguire il modello ”donna acrobata” che pero’ non privilegia lo stato di salute. Se non si ha una disponibilità economica, conciliare lavoro e famiglia può diventare oneroso. Per onesta’ intellettuale devo anche dire che le mie coetanee hanno un’organizzazione ben ripartita in casa e questo agevola nella gestione del tempo e nella ripartizione dello stesso tra famiglia e lavoro.

    Un tempo per una donna era importane sposarsi per accasarsi. E ora?
    Per alcune lo e’ ancora. Se non hai questo obiettivo o non sei stata cresciuta con il mito dell’abito bianco, viene spesso vista come un esserino a parte e subito tacciata come poco materna o romantica! I miei genitori mi hanno trasmesso dei valori molto solidi che mi hanno aiutano nei bei momenti come in quelli più impegnativi. Mi hanno trasmesso un sano senso di autonomia. Non ho voglia di accasarmi, ho voglia di condividere un progetto. Sono autosufficiente e per fortuna in quantità superiore alla media. Un uomo al mio fianco dovrebbe portare ad una crescita come persona e non in termini di modello unico. Molte donne la pensano oggi come me. Questo tipo di pensiero e’ anche all’origine di qualche misunderstanding con i nostri coetanei..e non solo. Se preferisci la donna cerbiatto, e’ più rassicurante.

    Qual è la cosa più importante per te e la meno?
    La più importante e’ la salute in senso olistico. Quando stai bene, tutto va per il verso giusto. Riesci ad essere costruttiva, progettuale, ben disposta. Riesci a lavorare sulle debolezze, riesci ad essere obiettiva. La meno importante e’ l’apparire. Da qualche anno non mi preoccupo di dover soddisfare le aspettative degli altri. Quando inizi a lavorare devi in qualche modo accreditarti, devi mostrare di saper fare ed in parte puo’ essere corretto. In realta’ agli inizi sembra quasi che devi pagare lo scotto dell’essere giovane. Io avevo anche adottato un look piuttosto severo per evitare che potesse prevalere nei miei referenti piu la mia immagine che in contenuti.Oggi sono preoccupata dal saper essere, dal saper stare al mondo.

    Quanto credi che per le donne d’oggi sia cambiata la vita rispetto alle donne del ‘68? E quanto hanno ereditato? Pro e contro?
    Certe conquiste sono consolidate, anche se non per questo possiamo permetterci di abbassare la guardia. Non credo non sia opportuno un approccio di revanscismo e di contrapposizione. Ritengo che da parte delle donne ci debba essere determinazione e focalizzazione. Come dicevo all’inizio stiamo vivendo un periodo di immanenza che potrebbe portare a trascurare o minimizzare certe istanze e scusare così dietro una crisi economica una serie di passi indietro che potrebbero portare la donna fuori da contesti economici, politici e culturali. I pro sono legati ad una certa libertà ed ad una certa consapevolezza che abbiamo nel privato e nel professionale. Siamo forse meno legate tra noi rispetto alle donne del ’68 accomunate da una lotta e da ideali da far valere. Noi siamo più ‘egoiste’.

    Ha senso che esistano rivendicazioni femministe oggi? O le porte sono già aperte?
    Le porte sono aperte sino ad un certo punto. Superati certi livelli sono fintamente aperte…anzi sono proprio chiuse! Le rivendicazioni hanno senso. Parlerei pero di rivendicazioni femminili. Le categorie femministe vanno rivisitate ed attualizzate. Certe lotte del ’68 andrebbero rivitalizzate anche in relazione alla tecnologia e a certe conquiste fatte propriomgrazie al movimento di quegli anni.

    Qual è il momento cruciale di cambiamento nella vita di una donna?
    I più dicono che il momento clou corrisponda con i 40. Secondo me la soglia si e’ abbassata. A mio parere un momento di vero cambiamento si ha a 35 anni.
    Non si e’ più delle ragazze, si inizia ad essere delle donne con la propria sicurezza, con un senso di autostima che deriva anche dall’essere riuscite in un percorso personale e professionale, con idee più chiare su cio’ che si vuole ma sopratutto su ciò che non si adatta alla propria persona.. A 25 ero determinata ma con un continuo lavoro di crescita e di confronto con le coetanee e con i modelli adulti. Oggi invece mi sento equilibrata e con un grado di sicurezza che mi porta ad essere disinvolta nelle situazioni più congeniali ma sopratutto in quelle nuove o a cui sono meno avvezza. Sicuramente essermi confrontata con una grave malattia come il tumore puo’ aver accelerato il processo….ma se non avessi fatto un buon lavoro negli precedenti forse non sarei riuscita ad affrontare quel momento come invece ho fatto.

    Donne Donne giovani
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Caterina Della Torre

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    Redattora del sito internet www dols.it

    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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