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      Sara, Chiara, Sophie e le altre: l’allarme atti persecutori

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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»La piazza, di nuovo
    Costume e società

    La piazza, di nuovo

    DolsBy Dols10/10/2011Updated:22/06/2014Nessun commento4 Mins Read
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    Di Cristina Obber

    Questa mattina guardo la video-intervista a Penati (da Report) che trovate sul sito del Corriere, e mi colpisce una frase. Penati, in merito a qualcosa che qui non ha importanza citare, dice “una scelta tutta politica” contrapponendo a questa scelta il dovere, l’efficienza della società, il bene del contribuente, il buon esempio.
    Metto in pausa e torno indietro, nel dubbio di non aver capito bene, di essermi confusa su una avverbio o una preposizione. Invece no, ha detto proprio così. Come se una scelta politica uno che segue l’etica non la dovesse fare.
    Fantastico! Mi sembra di sentirlo, il calore del magma dell’indecenza che anno dopo anno si riversa lento su questa entità, su questa parola: politica.

    Che non è vero che è sempre stata così, come dice qualcuno. Alle generazioni che si affacciano oggi alla politica (e all’informazione tra virgolette, come dice Travaglio) bisogna spiegare che un’altra politica c’è stata. E anche se sempre velata da un velo oscuro di connivenza tra interessi e poteri di ambigua natura, era comunque una politica che si occupava di economia, lavoro, istruzione, rapporti con l’estero, sanità, trasporti, ecc. Una politica che era istituzione. Fatta da persone che con tutti i loro limiti attitudinali e morali, comunque si erano preparate per fare politica, avevano lavorato nella società e nella politica prima di diventare non solo parlamentari ma soprattutto ministri. Perché fare il ministro è cosa seria, è difficile e molto impegnativo. Puoi farlo meglio o peggio, ma se non lo sai fare, il paese di ferma.
    E allora mi è venuto in mente quello che ha detto Zagrebelsky alla manifestazione Ricucire l’Italia, a Milano: “Questa non è una piazza antipolitica ma è una piazza pre-politica”, cioè è una piazza che “richiama i partiti quali che essi siano affinchè recuperino la loro funzione politica”, che “la smettano con le divisioni personali, di corrente, di interessi”, che possano “individuare quali sono i punti fondamentali della crisi del nostro paese, pochi, e su questi insistere, insistere, insistere”.

    Il problema non è dunque eliminare una persona dalla politica, perché farci governare da una “seconda fila” porterebbe solo ad altre delusioni, all’eclissarsi della democrazia, ad un avvenire dove ognuno smetterà di sperare e “si chiuderà in casa sui suoi piccoli interessi e delegherà le grandi decisioni a qualcun altro”.

    Perchè “non è questo l’avvenire che vogliamo”. Mentre Zegrebelsky parlava mi tornavano in mente le parole di Giacomo Ulivi, partigiano fucilato nel ’44, che in una lettera ai suoi amici scriveva:
    “Quanti di noi sperano nella fine di questi casi tremendi per iniziare una laboriosa e quieta vita dedicata alla famiglia e al lavoro? Benissimo! Ma in questo bisogno di quiete, nel tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica è il più tremendo, il più terribile risultato di un’opera di diseducazione ventennale che è riuscita a inchiodare molti di noi nei pregiudizi, fondamentale quello della sporcizia della politica. No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere, perché tutto è successo perché non ne avete voluto più sapere”.

    E qual è stato quell’avvenire lo sappiamo. E forse non è un caso che alla manifestazione sia intervenuto anche il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, e abbia parlato di un “cemento” di moralità e dignità, di un cemento di valori che ha unito per anni gli italiani, lui è uno che sa che non siamo sempre stati così.

    Cosa mi sono portata a casa dalla manifestazione? Qualcosa in più di una speranza, perché le persone erano tante, erano lì, strette strette sotto un sole luminoso. Siamo uniti, siamo usciti dalle nostre case, siamo arrivati all’agire; e questo governo lo sa, e ha paura. E allora ci prova con la legge bavaglio ma non lo permetteremo, scenderemo in piazza ancora, e come ha detto Sandra Bonsanti nel suo intervento, “in occasione delle prossime elezioni non daremo il voto a chi voterà in parlamento la legge bavaglio”. Perché è di questo governo-baraccone che non ne vogliamo più sapere. Della politica vogliamo saperne, eccome. Di nuovo.

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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    https://www.dols.it/2025/05/09/sara-chiara-sophie- https://www.dols.it/2025/05/09/sara-chiara-sophie-e-le-altre-lallarme-atti-persecutori/

Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
    https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello- https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello-2025-e-femmina/

A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
    Post su Instagram 18054001580213162 Post su Instagram 18054001580213162
    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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    Cherasco Cherasco
    CHERASCO PIEMONTE CHERASCO PIEMONTE
    Tra pregiudizi di genere e grande determinazione Tra pregiudizi di genere e grande determinazione

Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
ma realtà per pochi. Lo conferma l’analisi di Hays Italia in collaborazione con Serenis, il 40% degli
intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

https://www.dols.it/2025/04/16/francesca-rizzo-imprenditrice-di-successo-a-bali/
    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

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