Regia di Mike Flanagan
Con Tom Hiddleston, Chiwetel Ejiofor e Mark Hamill
Tratto da un racconto di Stephen King
Al cinema dal 18 settembre
Ci sono dei film che arrivano subito, come uno schiaffo in faccia. E ce ne sono altri che, come quei medicinali a rilascio lento, li assorbi un po’ alla volta.
Per me, questo rientra nella seconda categoria.

In primo luogo, è una pellicola “destrutturata”. Si articola in tre atti, che però vengono presentati agli spettatori in ordine inverso.
Il terzo, che vediamo all’inizio, ci mostra un mondo impazzito, in preda a sconvolgimenti tecnologici e naturali. Internet smette di funzionare, catastrofi come terremoti ed eruzioni vulcaniche seminano morte e terrore nel mondo (in Italia, si vede Livorno completamente allagata). Gli ospedali restano deserti, ma i macchinari accanto ai letti vuoti continuano a trasmettere segnali di vita. E intanto appaiono annunci misteriosi che ringraziano il contabile Chuck Krunz per i suoi 39 anni di contributo all’umanità.
Dopo questo spiazzante esordio, torniamo indietro nel tempo: vita adulta (secondo atto) e infanzia e adolescenza (terzo) di Chuck. A lui la sorte assegna dure prove: perde da giovane i genitori e non è destinato a una vita lunga. Però ha dalla sua dei nonni amorevoli, una passione per il ballo, una bella famiglia e una rettitudine morale che gli permette di essere fiero di sé e di ogni scelta compiuta nella vita.
Il tocco horror del maestro del brivido Stephen King non poteva mancare. Nella casa dei nonni di Chuck c’è una stanza tenuta chiusa. Il nonno, quando ci è entrato, ha visto cose spaventose. Perciò ne conserva gelosamente la chiave e ha fatto esplicito divieto al nipote di entrare. Ma quando lui muore, la curiosità del ragazzo è troppo forte. Entra e assiste a… Non ve lo posso dire, per non rovinarvi la sorpresa.

Basti dire che il messaggio è quello di vivere la propria vita con pienezza. Nessuno sa che cosa succederà domani. E, tutto sommato, è meglio così.
Chuck è una persona solo in apparenza come tante. In realtà, come sosteneva il poeta Walt Whitman, anche lui come tutti “contiene moltitudini”.
Un film originale e tenero, feroce e ironico, sentimentale e drammatico che entra sottopelle. E ci resta.
