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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Gli stupri consegnati all’oblio
    Costume e società

    Gli stupri consegnati all’oblio

    DolsBy Dols03/04/2012Updated:24/06/2014Nessun commento5 Mins Read
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    di Rita Cugola

    Nel 1995 gli accordi di Dayton fecero definitivamente tacere le armi nella ex Jugoslavia. A quasi diciassette anni di distanza il mondo sembra aver volutamente dimenticato le conseguenze di quel conflitto scatenato su basi etnico-religiose. Da allora, infatti, nessuno ha più osato riaprire il libro dei ricordi e sfogliare le pagine dedicate alle atrocità commesse dai serbi sui bosniaci.

    Donne, vecchi, bambini indifesi trucidati brutalmente per soddisfare un’antica sete di sangue e vendetta. Fu un genocidio di proporzioni davvero enormi, quello che insanguinò la Bosnia-Erzegovina e che forse per la prima volta lasciò intravvedere un elemento del tutto inedito: l’odio per il genere femminile nel suo complesso. L’accanimento ossessivo dei serbi contro le donne di ogni ceto ed età, – alimentato da una forma di odio crudele imbevuto di sadismo – pose in risalto il fatto che fu proprio la diversità fisica a determinare il bersaglio da colpire.

    Migliaia di stupri andarono ad aggiungersi agli orrori che ogni guerra porta inevitabilmente con sé. Se però la memoria dell’umanità preferì in seguito seppellirne gli echi nefasti (estremo tentativo di esorcizzare il senso di colpa collettivo, generato da una complicità costruita attorno al silenzio omertoso), le donne bosniache continuano tuttora a convivere con i fantasmi generati dalle atrocità subite. Senza trovare pace.
    “Ricordo ogni cosa, e vorrei non ricordarla”, racconta una di loro al suo rientro nella natìa Zvornik, nella Republika Srpska sorta dopo Dayton. “Ricordo le torture. Mi picchiavano fino a quando non riuscivo più a stare in piedi. Venivano a prendermi e mi lasciavano sola in una stanza con un uomo. Sono stata in prigione per tre mesi, senza avere la minima idea di dove fossero i miei figli. Passavo le notti a immaginare cosa gli fosse successo. Adesso, anche se prendo delle pillole prima di addormentarmi, faccio sempre quei sogni…”

    “Tutto cominciò quando i serbi entrarono nel paese”, è la testimonianza di Sevla Avdic, originaria di Ciorakovo, nei pressi della roccaforte serba di Prijedor. “Nessuno aveva fatto resistenza ma loro sono venuti ad arrestare i miei tre fratelli e molti altri uomini musulmani…. ho visto il nostro prete con le mani legate spinto dentro la moschea con altri dieci uomini… ho visto i cetnici mettere della legna e appiccare il fuoco. Tutto e’ bruciato fra le grida dei presenti”.
    Sevla continua a parlare e ripercorre anche il calvario di una sorella paraplegica: “Loro sono arrivati alla sera con dei cappucci in testa. Ma alcuni li ho riconosciuti dagli occhi, erano i miei vicini serbi: ‘Dacci i soldi, dacci l’ oro altrimenti ti ammazziamo’, gridavano. Io volevo dare quel poco che c’ era ma loro erano rabbiosi” Si interrompe un attimo, prigioniera di un passato sempre vivo nella sua mente: “Mia sorella piangeva”, prosegue poi. “Cercava di scappare con la sedia a rotelle e allora un cetnico le ha puntato contro il fucile e ha sparato. E rimasta ferma con gli occhi spalancati e una grande macchia rossa sulla camicetta. L’ ho seppellita nell’ orto perche’ ormai era la sola cosa che potevo fare per lei. Adesso non ho piu’ niente al mondo, non riesco neanche a capire chi sono e cosa faccio qui e continuo a chiedermi come puo’ essere successo tutto questo, sento che la mia mente se ne va e sto perdendo la ragione”.
    Molte donne rimasero incinte in seguito allo stupro ma non fecero in tempo ad ad abortire poiché furono internate nei campi di concentramento. Alcune di loro partorirono i figli indesiderati nel reparto maternità dell’ospedale Koshevo, a Sarajevo, sotto l’ala protettrice della dottoressa Zuhra Dizdarovic, che ricorda perfettamente le tragedie disegnate su quei visi smunti, pallidi e sofferti.

    Le vittime degli stupri non avevano età: tra loro c’erano adulte, ragazze, bambine.“Ce n’era anche una di dieci anni”, dice. “Una vecchietta, violentata, morì, in molte tentarono il suicidio”. Il suo racconto dell’orrore non si ferma: “ Bimbe di età compresa tra i dieci e i quindici anno vennero condotte a Foca dai serbi: lì c’era un bordello per i miliziani” .
    La maggior parte delle donne abbandonò i neonati in ospedale. Molte vennero allontanate dalle rispettive famiglie e furono costrette a vagabondare in cerca di aiuto. Nessuna disponeva di mezzi idonei alla sopravvivenza in un contesto ancora contaminato dall’inferno. Tutte però dovettero fare i conti con i pesanti disagi – soprattutto di ordine psicologico – da cui non si sarebbero mai liberate ma con i quali avrebbero dovuto cominciare a convivere, per quanto possibile.

    Le continue pressioni da parte di organizzazioni bosniache indusse il governo di Sarajevo all’avvio, nel 2010 del “Programma nazionale per le donne vittime di violenza sessuale nel conflitto e successivamente al conflitto”.
    Finora, l’iniziativa non ha avuto seguito. Le donne continuano a combattere la loro solitaria battaglia contro lo stress post-traumatico, l’ansia, la depressione, l’ipertensione, il diabete, le afflizioni veneree contratte a causa delle violenze sessuali. Poche possono contare su un’assistenza sanitaria; la maggioranza non ha la possibilità di pagarsi cure adeguate.
    Per le donne bosniache, tuttavia , l’aspetto peggiore della vicenda è offerto dalla consapevolezza dell‘impunità di cui godono i loro carnefici. Giorni e giorni trascorsi nell’incertezza, nello smarrimento per un futuro carico di angoscia.
    In realtà, decine di migliaia di crimini di violenza sessuale sono stati ampiamente documentati, ma soltanto poco meno di 40 hanno sono stati esaminati dai giudici del Tribunale penale della ex- Jugoslavia o dalle corti bosniache.

    I soprusi perpetrati contro le donne in Bosnia-Erzegovina non appartengono al passato e non sono da ritenere episodi circoscritti a un territorio di guerra. Essi fanno parte del bagaglio esperienziale di ciascuna di noi, poiché hanno leso la dignità femminile dell’intera umanità. Non è possibile continuare a far finta di nulla, anche se probabilmente la rimozione sarebbe una soluzione meno dolorosa del ricordo.

    bosnia-erzegovina guerra stupri
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Caterina Della Torre

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    È il tempo delle rose È il tempo delle rose
    Bolle all'arcibmboldi Bolle all'arcibmboldi
    https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia A https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia

Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
    Rose rosse per me Rose rosse per me
    Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbi Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Nasce dall’incontro tra Valeria Zanoni e Cheikh Diattara Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo.

https://www.dols.it/2025/05/09/amici-di-ago-e-filo/
    di Eugenio Alberti Schatz L’8 maggio si è inau di Eugenio Alberti Schatz

L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

https://www.dols.it/2025/05/11/punti-di-attrazione-di-anna-golubovskaja/
    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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    Rose di maggio Rose di maggio
    https://www.dols.it/2025/05/09/sara-chiara-sophie- https://www.dols.it/2025/05/09/sara-chiara-sophie-e-le-altre-lallarme-atti-persecutori/

Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
    https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello- https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello-2025-e-femmina/

A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
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