Jay Kelly è fondamentalmente un road movie che affronta la fragilità dell’identità e i compromessi dell’esistenza adulta.
I personaggi entrano ed escono dalla vita di Jay, tra cui la sua addetta stampa Liz (Laura Dern), che lo mette in viaggio, e il suo imponente padre (Stacy Keach), che lo incontra al festival in Toscana.
L’unica costante di Jay è il suo devoto e instancabile manager, Ron (Adam Sandler). I due sono inseparabili, soprattutto perché Jay ha bisogno che Ron non si allontani mai troppo.
Jay Kelly affronta questioni universali: il confronto con l’invecchiamento, l’ossessione per la celebrità, il senso di colpa per le scelte mancate e il desiderio di riscatto.
È un’opera che parla non solo al pubblico del cinema, ma anche al cinema stesso, riflettendo sul rapporto tra icona e persona, tra immagine pubblica e identità privata.
Jay Kelly, il film diretto da Noah Baumbach, segue la storia della celebre star del cinema Jay Kelly (interpretato da George Clooney) e del suo devoto manager Ron (interpretato da Adam Sandler) durante un viaggio lampo e sorprendentemente profondo attraverso l’Europa.
Lungo il percorso, i due uomini si trovano costretti ad affrontare le proprie scelte e a riflettere sui legami con le persone a loro più care e sull’eredità che stanno per lasciare.
A che prezzo si ottiene un successo da star del cinema?
Jay Kelly inizia e finisce come omaggio alla recitazione, alle vite vissute su un set e condivise su un grande schermo.
Alba Rohrwacher, è tra i volti del cast internazionale di Jay Kelly.
Il tutto costruito ossessivamente intorno alla figura di George Clooney, mai come in questo caso attore e divo si sovrappongono al personaggio.
Il film, scritto da Noah Baumbach ed Emily Mortimer, al suo esordio nella sceneggiatura di un lungometraggio, vede Clooney nei panni di una gigantesca star del cinema di 60 anni alle prese con una resa dei conti personale in cui vive un momento di profonda crisi personale e professionale.
Clooney ha visto Jay Kelly in termini più semplici: «Quando sei un attore nella mia posizione,-ha dichiarato,- alla mia età, trovare ruoli come questo non è così comune», dice, «Se non riesci a fare pace con gli anni che passano, allora devi uscire dal giro e sparire. Ebbene, io sono uno che, quando corre dietro a un cattivo, invece di creare suspense fa ridere. Va bene così. Lo accetto senza problemi».
L’incontro con un suo vecchio amico, con cui aveva studiato recitazione e a cui ha “rubato” il ruolo della svolta e la fidanzata, lo porta a riflettere, forse per la prima volta, in maniera seria e approfondita su quanto il successo gli ha tolto della sua vita.
Il viaggio verso l’evento provoca vari flashback, che Baumbach e il direttore della fotografia Linus Sandgren, vincitore di un Oscar per La La Land, hanno girato su set reali per fondere ricordo e realtà. Vediamo Clooney passare dalla promessa del presente al dolore del passato in un’unica ripresa.
Clooney torna a fare lo splendido attore commosso, è un simbolo assoluto, crea attesa, affascina e conclude in conciliata malinconia un film che sembra aver divertito autori e attori, e probabilmente anche il pubblico.
Clooney cita una battuta cruciale di Jay Kelly: «Hai mai provato a interpretare te stesso? Non è per niente facile».
Ho avuto il vantaggio di avere una carriera che non ha avuto un grandissimo successo in mille direzioni diverse», continua Clooney. «Non ho avuto davvero successo, nel senso del successo che può accecarti, fino ai 33 anni. A quel punto lavoravo già da 12 anni. Onestamente, avevo già capito bene quanto tutto questo sia fugace e quanto poco abbia a che fare con te».
La perla del film è Adam Sandler. Il suo agente, vero amico, unico “famiglio” che ricambia – almeno fino a quel momento – il suo affetto.
Nel film dedito fin troppo al suo ruolo, lascia così sole moglie (Greta Gerwig) e figli. Ma una cosa ci ha tenuto a ribadire Clooney, lui nella realtà va molto d’accordo con i suoi figli.
Clooney, per un attimo, sembra ridiventare semplicemente George.
Chissà se guadagnerà un Leone al Festival di Venezia 2025.!!!

Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.