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    Home»Pari opportunità»Donne politica»USA. E’ LA DICOTOMIA SESSISTA A VIZIARE LA CAMPAGNA PRESIDENZIALE
    Donne politica

    USA. E’ LA DICOTOMIA SESSISTA A VIZIARE LA CAMPAGNA PRESIDENZIALE

    Rita CugolaBy Rita Cugola19/09/2016Nessun commento4 Mins Read
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    presidenziali-usa
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    L’aspetto più eclatante della prestigiosa competizione USA in atto è la persistente incapacità, da parte della collettività globale, di assimilare la diversità di genere nel contesto politico.

    Specialmente alla luce di un’inedita nomination femminile al vertice degli Stati Uniti, che sfatando il controverso mito (avvalorato da 227 lunghi anni di storia) della virilità quale prerequisito alla leadership nazionale ha letteramente polverizzato le granitiche certezze ereditate dalla tradizione. Eppure la reale valenza di una simile svolta non sembra essere stata percepita a dovere: né dall’elettorato, né tantomeno dagli organi mediatici e relativi esperti del settore.

    La conferma si evince dai consensi finora raccolti da colui che stanco della solita routine imprenditoriale ha improvvisamente deciso di soddisfare un incongruo desiderio di potere. L’outsider repubblicano Donald Trump ha spesso insistito sulla “inconsistenza complessiva” della rivale democratica, che priva di un “look presidenziale” consono all’ingresso nello Studio Ovale e inevitabilente distante da quegli standard misogini sopravvissuti al tempo, non sarebbe in grado di rivestire la massima carica dello stato.

    Forse è davvero convinto cha la mera appartenenza al sesso maschile sia l’unico presupposto al trionfo; o magari sta solo cercando di sminuire (e possibilmente offuscare) la consolidata esperienza avversaria per distogliere l’attenzione dalla propria (altrettanto comprovata) inadeguatezza.

    presidents-of-the-united-states-768x591La senatrice Hillary Clinton, infatti, non è affatto una candidata qualunque. E’ una donna abituata alle grandi sfide esistenziali, perfettamente conscia degli sforzi che dovrà affrontare per convincere gli statunitensi ad abdicare ai pregiudizi sessisti a favore della razionalità.

    A lei, dopotutto, nulla viene perdonato. A partire dalla proverbiale riluttanza (ispirata dallo scetticismo nutrito nei confronti di reporter sempre in cerca di scandali e gossip) a indire quella conferenza stampa che l’opinione pubblica attende invano da almeno 25o giorni.

    “L”insistenza ossessiva dei media è senza dubbio discriminatoria“, ha recentemente osservato il suo ex consigliere Peter Daou. Indubbiamente la riservatezza di un uomo sarebbe stata più tollerata e presumibilmente meno colpevolizzata. Del resto, persino il malessere di cui si è ritrovata vittima l’11 settembre scorso è stato oggetto di biasimo da parte dei detrattori, che nella carenza di adeguate informazioni al riguardo avevano subito individuato un pretesto per rivendicare una maggior trasparenza comunicativa (a scapito di qualsiasi appello alla privacy).

    “Ognuna di noi ha il diritto di ammalarsi per qualche giorno“, ha commentato dai microfoni della Cnn la giornalista Christiane Amanpour. “Ma lasciamo perdere: sappiamo come funziona. Le donne eccezionali sono costrette a lottare il triplo ripetto ai colleghi ignoranti. anche solo per poter beneficiare di una pausa provvidenziale“.

    Per le editorialiste Emily Crockett (del sito news Vox) e Amanda Marcotte (ingaggiata dal magazine online Salon) l’interesse morboso che ha scandito il periodo di riposo forzato dell’ex Segretario di Stato sarebbe essenzialmente riconducibile alla (in realtà non tanto) “sottile vena di sessismo” da cui è pervasa l’intera propaganda elettorale.

    D’altro canto purtroppo, al contrario di ciò che avviene per mascolinità (sinonimo di forza e autorevolezza), gli stereotipi sessuali vigenti tendono tuttora ad associare femminilità e vulnerabilità, creando in tal modo le condizioni ottimali per l’attecchimento di un’ideologia tesa ad attribuire al cosiddetto sesso debole un’inguaribile quanto opinabile esigenza di protezione (con la conseguente inclinazione alla subordinazione, piuttosto che al comando).

    “Esiste una ragione precisa per cui non abbiamo ancora assistito all’insediamento di una presidentessa alla Casa Bianca”, ha precisato il leader uscente Barack Obama, la cui esistenza è stata scandita dall’autorevolezza femminile (madre, nonna, moglie e figlie). “La nostra società continua a sentirsi a disagio al cospetto di donne potenti. Lo possiamo constatare quotidianamente negli ambiti più svariati. Queste elezioni non dovrebbero essere viziate, ma finiranno per diventarlo. E non a causa dei difetti di Hillary, bensì perchè il paese si sta inesorabilmente polarizzando“.

    Resta il fatto che il retaggio patriarcale è duro da estirpare: negli Usa e altrove. Soprattutto a fronte della mentalità conservatrice che purtroppo seguita a prevalere indistintamente in quasi ogni angolo del pianeta.

     

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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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