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    Home»Costume e società»Whats app, facebook e…questioni di trascendenza
    Costume e società

    Whats app, facebook e…questioni di trascendenza

    ANTONIA CHIARA SCARDICCHIOBy ANTONIA CHIARA SCARDICCHIO02/04/2016Nessun commento4 Mins Read
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    questioni-di-trascendenza
    Photo credit: Brooke Shaden
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    La trascendenza è una questione materiale e su whats app assume forme sensibili.

    Le effimere e la fortezza

    Ricevo messaggi che mi tirano fuori da me quotidianamente.
    Per l’esattezza: sono messaggi d’amore.
    (Confesso però in partenza che è talmente abusata questa parola che… in quasi venti anni che scrivo e pubblico, questa è solo la prima volta che la utilizzo.
    Me ne sono sempre guardata bene: la considero pericolosa, sovente solo retorica fino a darmi la nausea sulla bocca di taluni, quelli dell’amore universale. E no, che l’amore non è universale: è sempre particolare. Di recente ho letto un libro folgorante di Recalcati dove lui lo ripete ogni due pagine, riconoscendone senza sosta la natura incarnata, dove l’amore è malato se non sa guardare il singolo.
    E vabbè, chiusa parentesi. Col fiato sospeso ora riprendo la mia condivisione su questa parola affilata).
    donna-che-volaRicevo messaggi d’amore particolare: ogni mattina alle 7.00 la mia amica di quando eravamo bambine mi sveglia augurandomi buon giorno. E si è abituata al mio risponderle talvolta anche solo la sera. Nonostante tutto, nonostante i miei silenzi, non si stanca.
    Ostinatamente perdura.
    Durante il giorno, mentre corrono, mi scrivono su whats app la mia amica che sta a Roma e quella delicata e fortissima che abita a 4 isolati, la mia amica coi capelli riccissimi, quella che ha 73 anni e però è più giovane di me, quella che scopre ovunque tenerezza e quella che ha nel cuore le mie stesse ombre, quella che sta a Milano che è la donna delle meraviglie, quella che ora sta a Canterbury e quella che secondo me è un po’ fata che sta pure lei a Roma. Da Lecce, Terlizzi, Milano, Vigodarzere e da certi vicoli della mia città, fisicamente irraggiungibili, mi raggiungono in molte forme i messaggi d’amore elettronico eppure reale. Anche da quella mia amica che sta a Foligno e non sa usare whats app…: lei mi scrive solo su facebook.
    Sicchè inaspettatamente, ostinatamente, arriva l’amore particolare ed è fatto di elettronica.
    Ed è reale.
    Questo mese la mia rubrica effimera vorrebbe allora provare a raccontare che, a mio insindacabile dogmatico giudizio, penso che Dio stesso non disdegni whats app: a volte mi giunge una tale tenerezza ad ammutolirmi che è la più potente e veritiera esperienza di trascendenza che conosco.
    Non è una questione di fede, perché non c’è nulla che non sia visibile o tangibile: la trascendenza su whats app assume forme sensibili.
    Che esista una forma che trascende il visibile è così che per me smette di essere un fatto fideistico e diventa un fatto carnale: la mistica è fatta di elettronica particolare.
    Due settimane fa è arrivato inaspettato un messaggio che mi diceva così: “se vuoi, vengo a stirare per te”.
    E non arrivava da dietro casa, ma da Caserta.
    Chi me lo ha scritto è una creatura mistica e di carne: mente e cuore fuori dal comune, scrittrice di letteratura e teatro, ora conduce un corso di scrittura creativa in carcere… ma no, non per “fare del bene”, lei lo fa per imparare: affascinata da chi ramingo cerca il nostro stesso sollievo al tormento, ma lo ha cercato in modo diverso.
    Lei è una intellettuale, eppure mi ha sfondato il cuore chiedendomi di fare per me questa cosa, mio Dio, così talmente …materiale eppure così vigorosamente…trascendente.
    “Stirare per te”: ecco l’amore particolare di cui leggevo leggendo Recalcati.
    Io non ti consentirò mai, amica mia mistica e di carne, di stirare per me: ma per tutta la vita potrò dire che sì, io l’amore l’ho conosciuto. Effimero e forte, è fatto di quotidiana ostinata tenerezza.
    Sì, si incarna l’amore, e persino elettronicamente.
    E la trascendenza è tutta qua: le parole uccidono, le parole salvano. E questo luogo virtuale può essere un patibolo. Oppure un altare.

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    ANTONIA CHIARA SCARDICCHIO

    Antonia Chiara Scardicchio, dal 1998 è formatrice e studiosa di educazione degli adulti, resilienza e connessioni tra arte e scienza. Dal 2005 ricercatrice presso l’Università di Foggia dove insegna presso il c.d.l. specialistica. Nel marzo 2014 è stata insignita della prima edizione del Premio Italiano di Pedagogia. Dalla primavera 2013 è coordinatore del Festival della Complessità per l’AIEMS (Ass. It. di Epistemologia e Metodologia Sistemica) a Bari. E’ autrice di pubblicazioni scientifiche internazionali e nazionali. Appassionata di neuroscienze, Zavattini, patatine fritte, Erri De Luca, Jovanotti, filosofia, arte contemporanea, Italo Calvino, Roberto Benigni e Gregory Bateson. Con le Edizioni La Meridiana ha fondato, nel gennaio 2015, la prima HOPE SCHOOL italiana: www.hopeschool.edizionilameridiana.it

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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