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    Home»Costume e società»LO STALKER È PREGATO DI ACCOMODARSI
    Costume e società

    LO STALKER È PREGATO DI ACCOMODARSI

    Rita CugolaBy Rita Cugola18/12/2014Updated:30/06/2015Nessun commento3 Mins Read
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    stalking
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    La depenalizzazione prevista dalla legge delega 28 aprile 2014 n. 67 (inerente “pene detentive non carcerarie) riguarda anche i reati legati a percosse, lesioni personali non gravi, stalking.

    La recente attuazione della legge delega 28 aprile 2014 n. 67 (inerente “pene detentive non carcerarie“e “riforma del sistema sanzionatorio”) da parte dell’attuale esecutivo lascia a dir poco perplessi. Anzi, è profondamente offensiva. Per l’intera società.

    Non solo in quanto i crimini di lieve entità (cioè passibili di pene inferiori ai cinque anni) non verranno più puniti, ma soprattutto perché la decisione del governo rappresenta uno schiaffo morale intollerabile soprattutto per le donne.
    La depenalizzazione prevista riguarda infatti anche i reati legati a percosse, lesioni personali non gravi, stalking. E poco importa se da quest’ultimo al femminicidio vero e proprio il passo è talvolta molto breve, come l’esperienza collettiva insegna.
    Le tragiche vicende di cronaca di cui siamo stati tutti testimoni impotenti nel corso degli ultimi anni avrebbero dovuto far scattare un allarme sociale. Invece da oggi in poi i molestatori potranno continuare ad agire indisturbati, con la certezza che i loro gesti non verranno ritenuti penalmente rilevabili.

    A cosa è servito allora esortare le donne maltrattate, picchiate, perseguitate da stalkers (e quindi vittime potenziali di omicidio) a vincere remore e paure accettando di denunciare i propri persecutori?

    Che senso ha, oggi, segnalare gli abusi alle autorità sapendo a priori che quanto esposto non avrà seguito e verrà archiviato?
    Nessuno nega che in alcuni casi le pene inflitte ai colpevoli si sono effettivamente rivelate sproporzionate rispetto alla vera entità dei fatti contestati e che in altri invece i reati sono rimasti impuniti (per errore o prescrizione).
    Sbagliare è umano, si sa: ma la depenalizzazione appena stabilita nelle aule del potere varca ogni limite di comprensibilità e non è certamente indice di un semplice errore di valutazione.

    La legge non può considerare “inoffensivo” chi si ostina a pedinare, controllare, perseguitare, minacciare qualcuno per ragioni impensabili, ammesso che ce ne siano.
    Non è plausibile che le donne si ritrovino ancora una volta imprigionate in un maglio di crudeltà costituito ora di decreti legge e buonismo di facciata che appellandosi a una sorta di clemenza generalizzata è pronto a sacrificare le libertà individuali per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario.

    Il silenzio con cui il mondo femminile stesso, le associazioni antiviolenza, i gruppi femministi hanno accompagnato la notizia è semplicemente inammissibile. Nessuna reazione, nessuna protesta, nessun segno di indignazione. Nemmeno tra le parlamentari.

    In un modo o nell’altro pare che la violenza di genere debba continuare a restare confinata nell’ambito del privato: una faccenda circoscritta ai singoli insomma, quindi non meritevole di attenzione generale nè tantomeno di monitoraggio costante da parte di istituzioni preposte a compiti di ben altra entità.

    Solo qualche decennio fa le reazioni popolari non si sarebbero fatte attendere troppo. Adesso domina l’indifferenza dettata dall’imperativo individualista.
    Si tratta di un’ennesima retrocessione nel contesto del rispetto umano ma soprattutto nel cammino verso l’uguaglianza degli individui. Tutti indistintamente. Donne comprese.

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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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