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    Home»Pari opportunità»Gravidanza : non sempre l’attesa è dolce
    Pari opportunità

    Gravidanza : non sempre l’attesa è dolce

    Francesca LemmiBy Francesca Lemmi11/02/2014Updated:16/07/20141 commento6 Mins Read
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    donna-mamma
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    Quando si parla di gravidanza, si è soliti definirla una “dolce attesa”, intendendo con questa espressione, il periodo gestazionale “in attesa” del lieto evento, ovvero dell’arrivo del pupo.

    Questa espressione rispecchia, infatti, la convinzione popolare che abbiamo della gravidanza: un periodo felice, bello, entusiasmante, carico di emozioni piacevoli, solitamente più facili ad emergere in virtù anche di una tempesta ormonale che ci rende più sensibili e reattive.
    In una società attenta all’aspetto fisico, forse il periodo gestazionale rappresenta anche l’unica occasione in cui si concede alla donna di essere più opulenta e morbida senza incorrere in critiche e osservazioni negative.
    Dovrebbe essere anche il periodo in cui alla donna sono riservate in famiglia, al lavoro e fuori casa attenzioni particolari, anche se poi non sempre è così. Basti pensare alle agevolazioni che una donna gravida dovrebbe avere nei posti pubblici (ad esempio, il diritto di precedenza negli uffici pubblici come al supermercato), anche se poi ai fatti non è detto che ciò trovi un risocntro reale.
    Comunque al di là di questi aspetti, di fatto ad oggi si pensa e si concepisce la gravidanza come un’esperienza inevitabilmente positiva.

    E non posso certo negare che lo sia, soprattutto laddove desiderata e cercata.
    Tuttavia per quanto creda fortemente nelle potenzialità della maternità sia per gli studi svolti nell’ambito sia per l’esperienza personale e indiretta delle tante donne che ho avuto modo di conoscere, prendo le distanze da posizioni assolute e rigide che vogliono etichettare e schematizzare, in modo semplicistico e riduttivo, la gravidanza come qualcosa di bello e basta. Perché non è solo bella.
    La gravidanza è anche impegnativa, complessa, lunga e non sempre facile e così entusiasmante come si vuol credere.

    E mentre scrivo penso a tutte quelle donne che per vari e diversi motivi si trovano a trascorrere gran parte della gravidanza a letto o comunque a riposo, a coloro che si trovano a vivere questo periodo da sole perché abbandonate dal compagno o marito, a coloro che vivono la gravidanza con l’estenuante apprensione data da vari e diversi problemi o difficoltà che si possono presentare in itinere, a coloro che per vari e diversi motivi incorrono nello sviluppo di uno stato depressivo, a coloro che si trovano a dover lavorare senza sosta fino al momento del parto… E non solo.

    Gravidanza significa prima di tutto stravolgimento. Fin dal primo momento in cui la donna scopre di essere incinta, si verifica uno sconvolgimento.
    Lo stravolgimento è prima di tutto ormonale. E questo, a cascata, comporta cambiamenti corporei e fisici: da quel momento non si è più padrone del proprio corpo, che subisce un inarrestabile e sconvolgente cambiamento che andrà a definirsi sempre più con il progredire dei mesi. Non solo. Fin dall’inizio può comparire una forte stanchezza, a causa del progesterone che si mantiene elevato per tutto il periodo della gravidanza e che determina giustappunto questa sensazione di spossatezza, oltre all’ormone Beta HCG (gonadotropina corionica umana) che nel primo trimestre, contribuisce a questi sintomi di astenia. Alla fine, la stanchezza è data anche dalla fatica negli spostamenti a causa dell’aumento ponderale.

    Ma il cambiamento non è solo fisico; anche la mente risente di questa tempesta ormonale: non raramente si possono sperimentare difficoltà di attenzione e di memoria.
    Un interessante ricerca condotta dalla Dr. Farrar del Bradford Institute for Health Research (UK), conforntando un campione di 23 donne gravide con altrettante non incinta, ha evidenziato come le prime riportassero maggiori difficoltà di attenzione e di memoria a causa degli ormoni sessuali, che inficiano sul funzionamento neuronale dell’ippocampo.
    Questa ricerca confermerebbe, quindi, quello che molte donne provano: una possibile riduzione di talune facoltà cognitive (in particolare, attenzione e memoria).
    Se è vero che tutto ciò è normale e fisiologico, è altresì vero che nella vita quotidiana e soprattutto lavorativa, in cui le richieste continuano comunque ad essere le solite, queste condizioni fisiche e cognitive non aiutano.

    Se a tutto ciò, aggiungiamo il fatto che essere incinta implica anche seguire un iter di controlli medici frequenti e ripetuti, che richiedono tempo e programmazione, determinate regole alimentari, assunzione di integratori e possibilmente l’evitamento di sforzi fisici eccessivi ma comunque l’opportunità di svolgere un po’ di movimento fisico, la questione non è banale. D’altronde come potrebbe esserlo, visto che se prima potevamo pensare a noi stesse in piena e totale libertà, dal primo momento in cui scopriamo di essere incinta, la responsabilità è e deve essere rivolta anche verso la persona che custodiamo dentro di noi, per cui i nostri comportamenti e la nostra condotta di vita non riguardano più e soltanto noi.

    Se poi ci soffermiamo ad analizzare la sfera emotiva, siamo così sicure che gravidanza significhi solo felicità? Lasciando da parte coloro che possono incorrere in una gravidanza inattesa e non desiderata (a cui voglio dedicare uno spazio ad hoc), scoprire di essere incinta e vivere e sostenere tutto il periodo della gestazione non implica e non porta solo serenità, ma una tempesta di emozioni anche meno piacevoli: ansia, preoccupazione e apprensione, irritabilità e rabbia, tristezza e sconforto… emozioni comuni a tutte le donne in attesa, che in taluni casi possono anche assumere manifestazioni intense o comunque condizionare il funzionamento psicoaffettivo e quotidiano tanto da sviluppare dei disturbi psichici (disturbi d’ansia, depressione…).
    Secondo recenti ricerche a soffrire di depressione in gravidanza e nel post-partum è un numero variabile compreso fra 55 mila e 80 mila donne italiane. In specifico, si stima che il 16% delle donne gravide soffra di disturbi dell’umore e che il 40% delle donne con depressione post-partum avesse già sintomi depressivi durante il periodo gestazionale.

    Non per ultimo, anche il rapporto di coppia subisce dei mutamenti: non si è più in due ma c’è una terza presenza che per vari e diversi motivi catalizza le attenzioni, già da fin da prima di nascere, come del resto condiziona la vita intima e affettiva della coppia modificando l’equilibrio a due, fino a situazioni estreme di destabilizzazione totale.

    Non è mia intenzione dipingere la gravidanza con tonalità negative, ma semmai richiamare l’attenzione sul fatto che gravidanza non implica solo emozioni ed esperienze belle ed entusiasmanti, ma anche anche un importante impegno psicofisico ed affettivo, che talora può determinare difficoltà, pesantezza, malessere e ansia.
    Infatti nella mia esperienza di supporto alla gravidanza, cerco sempre di avere una visione olistica in virtù della quale accogliere sia sentimenti e sensazioni piacevoli che meno belle e felici, al fine di rimandare un messaggio normalizzante rispetto al fatto che aspettare un figlio non è solo bello, ma anche pesante, faticoso, ansiogeno, preoccupante, talora anche fastidioso e senza che questo porti a sviluppare sentimenti di inadeguatezza o di colpa. Inoltre nella mia esperienza clinica, un’attenzione particolare e un aiuto specialistico è sempre rivolto alle donne e alle mamme che possono riscontrare difficoltà nella gestione della gravidanza e della maternità, proprio perché la gravidanza non sempre fa stare bene.

    gravidanza maternità
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    Francesca Lemmi
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    Dr. Francesca Lemmi, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Sessuologa. Dopo un’esperienza pluriennale nella realtà ospedaliera, svolge attività di psicologo e psicoterapeuta con bambini, adolescenti, adulti e coppie come libero professionista. Inoltre si dedica ad attività di formazione, in particolare nell’ambito della genitorialità, della coppia e della psicologia e pedagogia di genere. In virtù del grande interesse per la materia della famiglia, coppia e figli, da molti anni si dedica ed esercita anche nell’ambito della psicologia giuridica in situazioni di separazione/divorzio e affido minori.

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    1 commento

    1. roberto on 17/12/2015 06:27

      buongiorno
      mia moglie sta entrando nel 7 mese di gravidanza ed è da circa due mesi che dice di sentirsi inadeguata a tutto, di avere dubbi sul suo amore per me, di provare pochi sentimenti e di sentirsi cambiata.
      abbiamo io 32 e lei 33 anni e questa è la seconda gravidanza ( abbiamo gia una figlia di sei anni)
      con la prima è stata una cosa piacevolissima mentre questa in questa non capisco cosa stia succedendo
      mia moglie è arrivata ad avere il dubbio di non volermi più però poi a volte mi cerca
      cosa devo fare?
      lei non vuole andare da uno specialista pur dicendole che sarebbe un bene per lei e per la gravidanza/parto/bambine
      non so dove sbattere la testa vorrei capire perche questa situazione si è manifestata da un giorno con l’altro
      voglio salvare la mia famiglia per amore di mia moglie e delle mie figlie anche perché vedo una situazione complicata
      potrebbe essere dovuto tutto alla gravidanza ?
      già soffree di ansie e momenti depressivi
      aiuto
      grazie

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Appunti di viaggio.

Di Alfredo Centofanti

Bari. La città vecchia è un labirinto di vie che raccontano infinite storie. Inarrestabile è il vociare degli abitanti nel dialetto locale, dei tanti turisti stranieri, dei pellegrini che da secoli vengono qui per venerare San Nicola, amato tanto dai cattolici quanto dagli ortodossi.
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