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    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»Gli uomini? Ci hanno fatto crescere la barba
    Pari opportunità

    Gli uomini? Ci hanno fatto crescere la barba

    Rita CugolaBy Rita Cugola10/08/2012Updated:18/09/20144 commenti4 Mins Read
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    la-barbe
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    Le militanti del movimento francese “La Barbe” insorgono contro la forzata assenza di un’adeguata rappresentanza femminile nei centri nevralgici del comando.

    Le militanti del movimento francese “La Barbe” (termine che si riferisce non solo alla barba in senso lato ma anche all’esasperazione) insorgono contro la forzata assenza di un’adeguata rappresentanza femminile nei centri nevralgici del comando.

    E lo fanno prendendo d’assalto (legalmente) qualunque ente o istituzione che possa in qualche modo ricondurre al concetto di detenzione del potere.

     La scintilla di questa nuova (e al contempo antica) lotta di rivendicazione sociale e politica è scoccata nel 2007, in seguito ai ripetuti quanto gratuiti attacchi sessisti perpetrati ai danni dell’allora candidata all’Eliseo, Ségoléne Royal; da allora, le attiviste della Barbe – meglio note come les Barbues, cioè le barbute – non si sono più fermate.
    Non sono violente e nemmeno urlatrici. Truccate con barbe finte (da qui l’appellativo) e armate di cartelli inneggianti slogan canzonatori hanno fatto dell’ironia lo strumento principale della loro militanza. Il messaggio che intendono far giungere al mondo maschile (o fallologocentrico, come direbbe Luce Irigaray) è semplice e chiaro: siete ridicoli.
    L’obiettivo che, fondando il movimento, la transalpina Marie de Cernival e l’americana Harriet Hirshorn speravano di centrare era quello di riuscire a suscitare imbarazzo tra gli uomini, rendendoli coscienti della loro assoluta parzialità di veduta e di azione.

    Missione non ancora pienamente compiuta, naturalmente: del resto, non è facile sradicare i pregiudizi che secoli di storia repressiva hanno seminato nel terreno dell’immaginario collettivo. Tuttavia les Barbues (donne di ogni età, professione ed estrazione sociale) hanno largamente contribuito ad apportate una ventata di novità nell’ambito del femminismo, apparentemente rinnovato sia nella forma dell’attivismo in sè, sia nei suoi contenuti topici.
    Abbandonate le dissertazioni su tematiche caratteristiche come ad esempio la prostituzione o la pornografia e senza alcuna presa di posizione specifica, les Barbues si limitano a richiamare l’attenzione generale su una realtà quotidiana ideale che avrebbe dovuto essere ormai assodata per tutti e per la quale invece è ancora necessario combattere duramente.
    L’eco delle Barbues, sgorgata dal cuore pulsante della Ville Lumiére, ha già raggiunto varie parti del globo, tra cui il Messico e persino la remota Australia, ma non sembra aver incontrato vasta risonanza nella ben più prossima Italia. Almeno finora.

    Secondo alcune attiviste, la ragione di questa mancata assonanza con le sorelle francesi (ma non solo) è la diversa morfologia ideologica che caratterizza le donne nostrane.
    Ritenute tuttora troppo legate al classico “modello Barbie” – riflesso anacronistico di un contesto sociale che insiste nel rifiuto di tutto ciò che non è perfetto, normato, ricondotto alle giuste proporzioni – le italiane parrebbero nutrire anche un certo timore della sovraesposizione pubblica, che potrebbe renderle facilmente oggetto di provocazionio insulti. Un rimprovero bonario, questo, ma altamente indicativo (una sorta di spread sui generis) del basso grado di credibilità di cui gode circa la metà della popolazione nazionale.

    All’estero la militanza italiana (che pure non ha mai subito vere battute d’arresto nello svolgimento delo suo processo evolutivo) non è molto percepita. Anzi, talvolta sembra addirittura ignorata. Forse allora è arrivato il momento di fermarsi davvero per fare il punto della situazione e ripartire con maggiore energia.
    Basta, dunque, con sterili slogan fini a se stessi. Basta con l’immobilismo stanco che riecheggia dai tempi passati. Basta con quella leggera vena di autocommiserazione che di tanto in tanto emerge ancora da discorsi pronunciati apparentemente più per dovere morale che per convinzione sincera. Basta con le astrazioni mai tradotte in azioni concrete.
    E’ arrivato il momento tempo di focalizzare definitivamente la meta comune e di passare a un’azione seria e persistente, perchè in gioco c’è il nostro futuro comune.

    barba donne francesi femministe le barbeuse
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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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    4 commenti

    1. lia masi on 11/08/2012 06:38

      condivido.

      Reply
    2. paola on 11/08/2012 15:22

      Mah, quante sono le spiegazioni del perché le femministe italiane, i tutti i loro raggruppamenti, non compiono azioni platealmente visibili? Tante: quelle storiche, per es., potranno rifarsi alla lunga tradizione del femminismo di piazza, dalla seconda metà dell’800, in Inghilterra e negli Stati Uniti, piazza che in Italia è stata occupata dalle donne soltanto in un momento in cui le piazze erano già state riempite dalle manifestazioni politiche studentesche etc., qualche decennio fa. E’ vero, in Italia le femministe elaborano e discutono molto, ma poi sembrano invisibili; devo segnalare, però, che manifestazioni tipo flash mob sono state fatte, su varie tematiche, negli ultimi tempi, ma non hanno avuto copertura mediatica, per es. https://www.facebook.com/media/set/?set=a.293757594041083.69923.264970936919749&type=1 https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150797779547718.467839.756347717&type=1 http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/07/29/boycottmissitalia/

      Reply
    3. Rosanna Oliva on 11/08/2012 18:40

      siamo scese in piazza, abbiamo partecipato a flashmob, scritto a presidenti e ministre, ma gli uomini di potere italiani resistono e non hanno nessuna intenzione di fare largo a donne e giovani,aiutati dalla possibilitò di rndere invisibili le donne vere.Per saperne di più:
      http://www.reteperlaparita.org/wp/wp-content/uploads/2012/06/Notiziario-Rete-per-la-parit%C3%A0-numero-3.pdf

      Reply
    4. Giorgia Martino on 16/08/2012 07:16

      Ma cosa possiamo aspettarci in un Paese in cui le donne devono scendere in piazza contro i festini di Arcore??? Se i primi a non farci rispettare, e che ci offendono, sono coloro che dovrebbero tutelarci???

      Reply
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    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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