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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Giordania: la libertà è figlia di Eva
    Costume e società

    Giordania: la libertà è figlia di Eva

    Rita CugolaBy Rita Cugola17/06/2012Updated:19/09/2014Nessun commento3 Mins Read
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    michelle-eva
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    La decisione era ormai presa: senza velo, non sarebbe più andata a scuola.

    Era un’adolescente, ma con una grande determinazione e idee molto chiare. L’improvviso incontro con la religione islamica l’aveva profondamente cambiata. Le aveva insomma fatto intuire che l’origine dell’oppressione femminile a cui assisteva costantemente non andava ricercata nell’Islam come credo discriminatorio ma derivava invece in maniera diretta da una politica sociale rigidamente. maschilista caratterizzata da un’eccessiva libertà d’azione che era necessario contrastare con ogni mezzo.
    Da quel lontano giorno risalente a più di 25 anni fa Eva Abu Halaweh non si è mai fermata. Oggi è uno stimato avvocato di Amman, in Giordania.
    L’eco della battaglia per il riconoscimento dei diritti femminili di cui si è fatta portavoce riecheggia ovunque, al punto che Michelle Obama e Hillary Clinton l’hanno recentemente – e non a caso – definita la donna di maggior coraggio del Medio Oriente.

    La sua è infatti una lotta quotidiana ( in un certo senso anche pericolosa) contro le ingiustizie perpetrate ai danni delle donne e testimoniate dai numerosi faldoni chiusi a chiave nella cassaforte del suo ufficio. Sono dossier che parlano di abusi familiari e di soprusi giuridici. Raccontano storie di sofferenza ed emarginazione e rimandano al calvario di molte donne che, con il pretesto di volerle difendere dalla violenza, il regime ha in realtà condannato al carcere sine die.
    In due anni Eva è riuscita a rendere la libertà a 36 di loro, ma non basta, ovviamente.
    Quello della carcerazione preventiva a scapito di mogli, sorelle, madri maltrattate dai rispettivi uomini è purtroppo una pratica assai diffusa in Giordania (oltre al danno, la beffa, come si suol dire..), un paese in cui le istituzioni – essendo il sesso severamente proibito in assenza di un comprovato vincolo matrimoniale – riconoscono agli omicidi il pieno diritto di discolparsi facendo appello al delitto d’onore e nei casi peggiori infliggono pene detentive non superiori ai sei mesi (anche se spesso i condannati non arrivano nemmeno a scorgere la prigione da lontano).

    Eppure, come tende a puntualizzare la stessa Eva, “I delitti d’onore non hanno niente a che vedere con l’Islam. Li abbiamo ereditati dai francesi”, prosegue. “Il loro antico codice penale permetteva ai soldati di rifarsi una vita: se una volta tornati a casa dal fronte scoprivano che la moglie li aveva traditi se ne liberavano senza problemi”.

    Tuttavia ciò non è sufficiente per restitiure dignità e vita alle vittime della giurisdizione attualemnte vigente in terra giordana, un groviglio di codici e cavilli ancora troppo pesantemente condizionati dalla sharìa, la flegge islamica: una legge che non è disposta a concedere alle donne nemmeno il beneficio della giustizia.

    Il fatto che chi ha il coraggio di denunciare i propri carnefici debba subire l’onta della punizione (talvolta anche solo simbolica, come avviene ad esempio in Italia nei casi di manifesta carenza di giustizia) è ormai luogo comune in molti luoghi del mondo. Questa tuttavia non è e non deve tradursi in un alibi per sottovalutare la gravità di simili situazioni che – sebbene riescano a imporsi all’attenzione generale soltanto saltuariamente – appartengono e purtroppo continuano a contraddistinguere la quotidianità femminile nella sua totalità..

    giordania tradimento velo
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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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