Close Menu
    Facebook X (Twitter) Instagram
    Trending
    • Tre amiche
    • Spirit World – La Festa delle Lanterne
    • Anche la logistica ottiene la Certificazione per la Parità di Genere
    • Luana Sciamanna
    • DIAMANTI IN CANTINA  
    • Tutto l’amore che serve
    • Fino alle Montagne
    • Musica con vista 2025
    Facebook Instagram
    Dol's Magazine
    • Pari opportunità
      • DIRITTO
      • DONNE E POLITICA
      • DONNE E SPORT
      • PARITA’ DI GENERE
      • DONNE E FILOSOFIA
    • Lavoro
      • BANDI, CONCORSI E PREMI
      • DONNE E ARTE
      • DONNE E ARCHITETTURA
      • DONNE E DENARO
      • MAMME E LAVORO
      • IMPRENDITORIA FEMMINILE
      • RISORSE UMANE
    • Donne digitali
      • ARTE DIGITALE
      • INNOVAZIONE
      • TECNOLOGIA
    • Salute e benessere
      • FOOD
      • GINECOLOGIA
      • NUTRIZIONE
      • MENTAL TRAINER
      • PSICOLOGIA
      • SESSUOLOGIA
    • Costume e società
      1. AMBIENTE
      2. ATTUALITA’
        • Good news
        • Think positive
        • Bad news
      3. CULTURA
        • Libri
        • Film
        • I racconti di dols
        • Mostre
      4. LIFE STYLE
      5. SOLIDARIETA’
      6. VIAGGI
      7. FACILITIES
      Featured

      Tre amiche

      By Erica Arosio18/06/20250
      Recent

      Tre amiche

      18/06/2025

      Spirit World – La Festa delle Lanterne

      17/06/2025

      DIAMANTI IN CANTINA  

      16/06/2025
    • INIZIATIVE
      • CONDIVIDI CON DOL’S
      • EVENTI
        • Calendario eventi
      • TEST
      • LE DONNE ITALIANE
      • SCRIVILO SU DOL’S
        • Scritti su dol’s
    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Mobbing ad una straniera
    Costume e società

    Mobbing ad una straniera

    DolsBy Dols07/11/2011Updated:24/06/2014Nessun commento11 Mins Read
    Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Share
    Facebook Twitter LinkedIn Pinterest Email

    di Cinzia Ficco

    Solo perchè diversa. Intervista a Anat Hila Levi, ebrea israeliana

    Guarda ai fatti di Rosarno, in Calabria, con tristezza. Perché lei ci è passata, pur non avendo la pelle nera. Aveva solo la colpa di non mangiare carne di maiale, non mescolare latte e carne, prepararsi allo shabbat, riposarsi il sabato e venire da Tel Aviv.
    “Da qualche anno – racconta- le cose sono cambiate. E la piccola comunità di italiani in provincia di Pordenone che mi ospita da tredici anni, si è fatta più accogliente. Ma agli inizi ho dovuto sopportare maltrattamenti, umiliazioni, mobbing, che mi hanno costretta a dimettermi. Poi Dio mi ha trasmesso una forza indescrivibile per affrontare persino il dolore dell’allontanamento della mia famiglia d’origine”.

    Sono le parole di Anat Hila Levi, 45 anni, israeliana, madre di due gemelline di dodici anni, presidente dell’Associazione Pordenonese Italia-Israele, sorta nel 2002, e che oggi studia al collegio rabbinico di Roma per conseguire la laurea italiana. Insegnante di lingua ebraica ha vinto un concorso del ministero della Difesa per insegnare la lingua ad un ufficiale che assumerà un incarico diplomatico.

    L’abbiamo intervistata.
    Sono venuta in Italia il 27 febbraio del ‘97 Per amore di mio marito. Vivo in un piccolo comune del Friuli Venezia Giulia, di ventimila abitanti. In Israele ero “Atudait”.

    Cioè?
    Dopo aver studiato chimica e un anno di Astronomia all’Istituto Weitzman, a diciott’anni, con altri studenti delle superiori, ho avuto il permesso del ZHL, esercito israeliano, di continuare a studiare per conseguire il diploma di perito chimico. Poi avrei svolto il servizio militare obbligatorio. Sono stata in Mezpe Ramon nel deserto del Neghev, aeronautica per due anni. Dopo ho lavorato nella ricerca in una ditta di medicinali in Israele. Mi sono occupata di un farmaco per il cuore. Poi ho lavorato come assistente finanziaria, avendo anche il diploma in ragioneria. La sera studiavo giornalismo.
    Successivamente mi sono iscritta all’Università, alla facoltà di economia e commercio.
    Ora studio al collegio rabbinico di Roma, per la laurea italiana.

    Mi parla della sua famiglia?
    Mia madre ha fatto la guerra del 1948. Era un’eroina e mio padre un diplomatico, ma i miei genitori hanno divorziato e non ho mai avuto rapporti con mio padre, se non per tre volte in questi ultimi anni. Dopo il matrimonio mi sono occupata delle mie figlie. Quando le bambine hanno raggiunto i tre anni, per meglio integrarmi in Italia, ho cercato e trovato lavoro nel commercio.

    Poi?
    La nuova direttrice dell’ufficio in cui lavoravo ha cominciato a farmi mobbing. Mi insultava ed umiliava di fronte a colleghi e clienti, che talvolta rifiutavano di parlare con me, perché straniera. Una volta in direzione, ho sentito alle mie spalle una collega che diceva: “Sporca ebrea”. Al lavoro mi hanno detto che provocavo ansia. Ho sentito dire al lavoro: Ti facciamo rimanere, basta che non fai terrorismo qui. Il direttore generale mi diceva che loro non mi avrebbero mai accettata e che mi conveniva cercare un altro lavoro. Così mi sono dimessa dopo cinque anni di lavoro e due di mobbing pesante.

    All’inizio dunque, ha avuto molte difficoltà!
    C’era c’è molta curiosità intorno a me. Ho sentito dire che ero venuta in Italia, perché in Israele c’è guerra, per lavoro e per avere la cittadinanza italiana da matrimonio. Ho sentito dire che sarei scappata con le bambine, perché ero straniera.
    Gli amici si sono allontanati, perché ero diversa, espansiva, forte di altri pensieri. Quando facevo dei regali ai loro bambini, mi guardavano male. Era strano per loro. Avevano paura di dover ricambiare in qualche modo.
    Ho sentito dire che io potevo solo pulire mensole, perché non conoscevo la lingua italiana.

    Ma perché secondo lei?
    Penso che avessero paura, ero diversa e qui, tredici anni fa non c’erano tanti stranieri come ora. Per loro uno straniero è un povero, uno che non ha studiato. E non è sempre cosi. Nei negozi dove entravo per possibili acquisti, capitava mi dicessero che l’articolo costava tanto, come se sapessero quanto potevo spendere. Questi sono pregiudizi che come dice Martin Buber derivano dalla mancanza di esperienza. Certo, mangio in modo diverso, mi occupo della casa, vivo la vita di coppia e di famiglia, in modo diverso. Educo le bimbe a valori differenti. Ma il rispetto deve esserci sempre.

    Da chi veniva il disprezzo nei suoi confronti?
    Da gente di sinistra e destra. Anzi, più dalle persone di sinistra. Io vengo dalla sinistra di Israele e facevo parte del partito “Meretz” . Ma penso che qui l’informazione su Israele non sia corretta.
    Però, non ho trovato solo male. Ho conosciuto molte persone care. che amano Israele e gli ebrei, che conoscono molti aspetti poco noti dell’ebraismo. Il rifiuto deriva spesso da stereotipi come l’accusa di deicidio nei confronti di Gesù e altri pregiudizi. Ognuno vive come e secondo la sua cultura e la sua religione. Se dico che non mangio maiale per la mia religione non va bene. Le cose cambiano, se adduco motivi di salute. Ma perché succede questo e non si è liberi?

    E lei cosa dice?
    Spesso mi dicevano che vivendo in Italia, dovevo vivere come italiana cristiana, e che dovevo trattare mio marito e le mie figlie con i principi cristiano-cattolici. Eppure avevo cambiato usi e costumi, al punto che in Israele notavano un mio cambiamento ed io ero a disagio in certi loro comportamenti che erano una volta a me comuni.

    Cosa dovrebbero imparare gli italiani?
    Ho trovato in Italia anche persone che mi hanno parlato male dei musulmani solo perché li ritengono nostri avversari. Ma Israele non vuole essere amata, perché si odiano i suoi nemici, vuole essere amata per quanto ha di buono e apprezzabile. Gli israeliani come me, quelli che sono nati in Israele, sono detti “Sabre”, fico d’India. Con le spine fuori, ma con una grande dolcezza interiore.
    Noi ebrei in Israele siamo finalmente liberi di vivere senza persecuzioni e pogrom. Siamo tornati nella terra dei nostri padri, che Dio ha dato a Mosè per il nostro popolo prescelto come popolo sacerdotale. Ora in quelle terre possiamo difenderci da coloro che vogliono distruggerci oggi come in passato. Noi vogliamo solo vivere in pace con tutti e secondo le nostre millenarie tradizioni. Ma c’è stato sempre qualcuno che ci ha voluto distruggere.

    Dalla sua famiglia ora non riceve amore?
    E’ vero che la maggior parte della mia famiglia ha raffreddato i rapporti con me, forse per il fatto che ho sposato un non ebreo e per aver lasciato Israele. Ma sono molto sionisti (ricordo che il termine indica un sentimento nazionalistico e patriottistico finalizzato a dare uno stato libero agli ebrei della diaspora nella loro terra biblica) e anche religiosi osservanti. Mio nonno era il rabbino capo della comunità ebraica dell’Azerbaijan. E’ difficile però condividere un tale atteggiamento.

    Gli Israeliani spesso si atteggiano a vittime
    Gli israeliani non fanno le vittime, a volte sono vittime: di attentati, missili, false accuse, antisemitismo spesso mascherato da antisionismo, ignoranza e disinformazione. Per capire un popolo bisogna conoscerlo. Io stessa mi sono informata, ho ricercato e studiato la popolazione locale con la quale dovevo convivere. Tra l’altro ho avuto la possibilità di scrivere alcuni brani dell’Agenda friulana del 2007 e del 2008: luoghi ebraici in Friuli. E facendo queste ricerche negli archivi, ho trovato molte similitudini tra friulani ed ebrei. Entrambi migranti, entrambi vessati ed invasi.

    Quanto pesa essere figlia di un’eroina?
    La mia mamma è entrata giovanissima nelle formazioni del Palmach per patriottismo, lasciando la sua famiglia che ignorava la sua nuova vita. Lei durante la guerra del 1948 prestava soccorso in prima linea ai combattenti ed è stata protagonista di molti atti eroici per aiutare i feriti, lei stessa fu ferita.
    Figlia di una gran donna, sono cresciuta in un ambiente impregnato di valori e ricordi, tra personaggi di primo piano della storia d’Israele. La mia mamma mi ha trasmesso nobili sentimenti, ma ho imparato che dalla guerra non escono vincitori e vinti, bensì dolore, lutti e vittime. La mia missione è far conoscere la realtà israeliana e la cultura ebraica. Di qui l’idea dell’Associazione.

    Lei ha visto morire Yitzhak Rabin?
    Era la sera del sabato sera 4 novembre del ‘95, stavamo preparando la manifestazione per la pace in Kikar Malchi Israel a Tel Aviv. Passai a prendere un mio collega. In piazza avevamo disposto un banchetto. Cominciammo a distribuire magliette con la scritta: “la strada per la pace. Nell’aria c’erano amore, pace, serenità. Che bella sensazione! Era bello, tante persone, palloncini, musica, voci e canti. Il mio Ytzach salì sul palco e alla fine tutti cantarono la canzone della pace. Era tardi e io dovevo finire alcuni lavori per l’Università, ma volevo salutarlo e camminavo verso il palco per poi proseguire verso casa. All’improvviso, spari. Urla, Vidi Rabin crollare. Gli avevano sparato.

    Conflitto israelo-palestinese!
    Questo è un lungo conflitto di torti e ragioni. Io, ebrea nata e cresciuta in Israele, sono sempre stata educata al rispetto del prossimo e anche del nemico, mai ad odiare. Ai nostri bambini viene insegnato il valore della vita di tutti che va difesa e vissuta. Dall’altra parte quotidianamente i messaggi di odio, terrore e disprezzo della vita passano sui mezzi di comunicazione e persino sui libri scolastici. I bambini palestinesi vengono educati all’odio contro gli ebrei, definiti scimmie e maiali da massacrare anche sacrificando la propria vita. Sui loro libri, lo stato di Israele non esiste, tutte le città israeliane sono indicate come arabe (persino Tel Aviv che è stata fondata sulle dune sabbiose cento anni orsono da famiglie ebree), Gerusalemme viene indicata come araba. Questo piccolo stato, Israele, la cui nascita è stata votata dall’Onu nel 1948, doveva dividere con un nuovo stato arabo a ovest del Giordano ciò che rimaneva della Palestina mandataria inglese, dopo che dalle ceneri dell’impero ottomano (non da stati palestinesi mai esistiti) si erano già costituiti: la Giordania (quindi stato arabo palestinese già esistente) e l’Iraq, per non dire nella zona francese della Siria e del Libano.

    Diceva del piccolo Stato…
    Voleva essere il focolare del popolo ebraico perseguitato da duemila anni, cioè da quando era stato scacciato da quelle terre dai Romani che ne distrussero il Tempio, Gerusalemme e massacrarono gran parte della popolazione.
    Gli arabi, che in fondo sono un unico popolo (la nazione araba) hanno molti stati, dal Marocco all’Iraq, che si estendono su territori vastissimi, non vogliono un piccolo stato ebraico tra loro, bensì eventualmente un altro stato arabo.
    Israele invece sin dalla proclamazione di indipendenza ha accettato una piccola porzione di territorio su cui vivere in pace accanto ai vicini arabi e ha chiesto agli arabi che risiedevano dentro i suoi confini di rimanere e costruire il futuro a fianco degli ebrei. In cambio ha avuto guerra e terrorismo.
    Oggi su sette milioni di abitanti, vivono in Israele un milione e mezzo di arabi che sono cittadini e godono di pieni diritti civili e religiosi come tutti gli altri (tranne l’onere e l’onore di far parte delle forze di difesa per motivi di sicurezza).
    Negli stati arabi invece dopo i vari conflitti, gli ebrei sono stati quasi o interamente espulsi e discriminati.
    Ora la situazione sul terreno a sessant’anni dalla rinascita di Israele è complicata, ma per un reciproco riconoscimento al diritto di esistere, di vivere in pace all’interno di confini concordati e riconosciuti è necessaria una separazione tra vicini che porti a una coesistenza se non ancora a una collaborazione.
    Pensiamo per un momento se gli arabi avessero accettato nel 1948 la nascita di uno stato palestinese a fianco di quello ebraico. Avremmo due stati prosperi e avanzati, invece di guerre, lutti e dolore.
    Io stessa e il mio partito politico abbiamo sempre cercato il dialogo con gli arabi e Arafat, ma quest’ultimi hanno continuato a perdere tutte le occasioni storiche per avere uno stato.

    E gli errori di Israele?
    Anche Israele ha fatto degli errori, ma sempre per la difesa della sua sopravvivenza e mai nel tentativo di distruggere gli altri. Quindi bisogna educare i bambini alla vita e alla pace e non all’odio. Solo così avremo delle generazioni che potranno sostituire quelle rovinate da tenebrose propagande, da anni di odio inculcato sin dalla culla.

    ebrea Mobbing. straniera
    Share. Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Avatar photo
    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

    Related Posts

    Tre amiche

    18/06/2025

    Spirit World – La Festa delle Lanterne

    17/06/2025

    DIAMANTI IN CANTINA  

    16/06/2025
    Leave A Reply Cancel Reply

    Captcha in caricamento...

    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Le protagoniste di questo bel film sono tre attric Le protagoniste di questo bel film sono tre attrici francesi deliziose, tre donne vere, che non hanno bisogno di chissà quali artifici per essere belle, attraenti e soprattutto insuperabili nel mettersi nei guai.

https://www.dols.it/2025/06/18/tre-amiche/
    Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Genzano di Roma nel 1978 e vive ad Ariccia. È esperta di violenza di genere e relazioni abusive, e collabora con i centri antiviolenza dei Castelli Romani, fornendo consulenza e assistenza legale alle donne vittime di violenza. È anche docente per la Regione Lazio nella formazione degli operatori della rete antiviolenza territoriale, e fondatrice e Presidente dell’associazione di promozione sociale “Crisalide Donne per le Donne”, che si occupa di consapevolezza ed empowerment femminile.

https://www.dols.it/2025/06/17/luana-sciamanna/
    Amanti in cantina recensione di Elena Guerrini Amanti in cantina recensione di Elena Guerrini
    Post su Instagram 17888416860161530 Post su Instagram 17888416860161530
    https://www.dols.it/2025/06/13/tutto-lamore-che-se https://www.dols.it/2025/06/13/tutto-lamore-che-serve/
    Stamattina mi sono svegliato con gli uccellini ch Stamattina  mi sono svegliato con gli uccellini che gorgheggiavano
    https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-20 https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-2025/
    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
    Post su Instagram 18090652831721010 Post su Instagram 18090652831721010
    Post su Instagram 18048668675601778 Post su Instagram 18048668675601778
    Post su Instagram 17876335017241317 Post su Instagram 17876335017241317
    Post su Instagram 18063607010115356 Post su Instagram 18063607010115356
    De bello a Gresart De bello a Gresart
    Post su Instagram 18117014455479037 Post su Instagram 18117014455479037
    Post su Instagram 18227739895291385 Post su Instagram 18227739895291385
    Recensione di Adriana Moltedo Recensione di Adriana Moltedo
    Recensione di Erica Arosio Recensione di Erica Arosio
    Post su Instagram 17959636775930644 Post su Instagram 17959636775930644
    Ho visitato di recente la bellissima mostra Un alt Ho visitato di recente la bellissima mostra Un altro sguardo Opere dalla Collezione Gemma De Angelis Testa a Villa Panza, (Varese). aperta al pubblico dall’11 aprile al 12 ottobre 2025 che rappresenta l’inaugurazione di un ciclo espositivo dedicato al tema del collezionismo come espressione di un pensiero e strumento di indagine del presen

https://www.dols.it/2025/05/26/un-altro-sguardo-e-gemma-de-angelis-testa/
    Carica altro Segui su Instagram
    Quando verrà la fin di vita

    non fu l’amore

    Non fu l'amore
    non fu l'amore

    Di cibo e di amore

    Di cibo e di amore - Marta Ajò - copertina

    CHI SIAMO
    • La Redazione
    • La storia di Dol’s
    • Le sinergie di dol’s
    • INFORMATIVA PRIVACY
    • Pubblicizza su Dol’s Magazine
    • Iscriviti a dol’s

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.

    Questo sito utilizza cookie, eventualmente anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
    Per saperne di più clicca qui, procedendo nella navigazione o cliccando su OK acconsenti all’uso di tutti i cookie.
    OK