La caffettiera è la metafora della vita

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di Daniela Accurso

Racconto di una giornata di ordinario dolore.

Che strano. Continuo a fissare la caffettiera che questa mattina non ha assolto al suo dovere: borbottare e deliziare il palato. E’ rimasta li’ sopra il piano della cucina, ma nessuno ha acceso il fornello. Che strano. Mio padre nella camera da letto, morto, ed io a contemplare l’elettrodomestico.

E’ una mattina di agosto. Fa un gran caldo.Mi sveglia mio marito di soprassalto :è morto tuo padre. Da quel momento fino all’arrivo nella casa dei mei io non ho ricordi. Solo urla che straziano le orecchie, le mie,sopraffatte dalle corde vocali impazzite di disperazione . Lo aspettavo con mia madre a pranzo,mio padre, ma quella domenica i programmi cambiano: lo trovo nel letto , disteso e sereno. E’ passato dal sonno alla morte, senza dire una parola, in silenzio come è silenziosa la notte, senza che mia madre si accorgesse di nulla. Adesso mi rivedo, ferma sull’uscio della cucina,immobile, a guardare. Come d’abitudine , il mio bravo papa’ – mi manca non potere pronunciare piu’ la parola papa’ -prepara la caffettierina da due tazze, di modo che la mattina dopo non deve fare altro che accendere il fornello.

E invece quella mattina la morte ha sfidato la vita. E ha vinto. Le parole non servono a rivivere lo strazio di quella giornata e di tante altre ancora. Il respiro si intreccia con il rantolo. Ed è un attimo. Puo’ interrompere il suo ritmo senza preavviso. Non si puo’ fare finta di superare il dolore. Quello vero resta, ma si trasforma in una insidiosa compagnia che si appiccica nella pelle, come una seconda pelle. E cresce, seppure in sordina, dentro il tuo cuore. Vivi e gioisci, poi vivi e soffri, e ancora vivi e poi un giorno non vivrai piu’,lasciando tutti nella incredulità e nella paura. Chi resta prova lo sgomento che diventa la certezza delle giornate. Ormai tutto sarà uguale e diverso, nello stesso tempo. Qualcuno, mi scuote da dietro. Mi sento imbambolata. Si capisce, sono sotto choc. Mi prendono con la forza, non mi voglio spostare di un millimetro, ma riescono a farmi sedere su un divano, in un’altra stanza. Il resto è uno strazio da routine. I parenti,gli amici, la chiesa, il cimitero. E i giorni, uno dopo l’altro. Come prima.I sorrisi e le liti, le arrabbiature e le strette di mano, gli abbracci e l’insonnia. Tutto come prima. Andiamo avanti con lo stesso copione da recitare. A proposito anche io preparavo la caffettiera, ogni sera, poi però, chissà perché, ho smesso.

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Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

7 commenti

  1. Dols

    Quest’articolo quando l’ho letto mi ha commosso. Sara’ anche ho perso anche io mio padre da poco. E anche lì c’era una caffettiera in attesa.

  2. Le abitudini che ci regalano gli altri, come quella della caffettiera, ci accompagneranno sempre anche se il tempo scorre! Io sono una di quelle!Una pagina molto toccante… grazie Daniela

  3. Alessandra Rossi

    Mio padre mi è stato molto vicino nel suo ultimo anno di vita. Mi invitava a casa sua, lui divorziato da tempo, io appena separata, dove aveva preparato per me ed i miei figli succulenti pranzetti. Adorava cucinare.
    Questo articolo me lo ha ricordato, grazie Daniela per questi pensieri cosi’ delicati ed importanti.

  4. Dols

    In realtà le persone morte se hanno vissuto bene e ti hanno regalato dei valori,non muoiono mai.

  5. annarita on

    Mio padre mi preparava la spigola al vapore. Quando se n’è andato, prematuramente, ho tardato molto a buttare via le parole crociate che gli servivano per tenere allenata la memoria. Così ho cominciato a comprarle per me, seguendo il suo esempio. Così come per tante altre cose. Racconto ciò che faceva a mio figlio, chè non lo ha mai conosciuto. A volte ritrovo alcune tendenze nel mio bambino che ricordano le abitudini di mio padre e sorrido.
    Daniela, torna a preparare quella caffettiera, sostituosci appena puoi il tuo dolore in una rassicurante abitudine! I nostri cari riemergono proprio nelle nostre piccole azioni quotidiane e questo porta conforto.

  6. Marilina on

    Accade,talvolta, che le nostre consuetudini ci sopravvivano.Che strana ironia!Tante sono le cose che sappiamo, ma di una non ci convinceremo mai: la morte giunge senza preavviso e neppure convenevoli e ride di noi. Ma anche noi ridiamo di lei quando la sfidiamo: non credo Daniela che tuo papà sia rimasto indietro rispetto alla sua consuetudine, eloquente assai; credo piuttosto che lui sia andato oltre, non curante…..e forse ridendo di lei, che è ancora li, e lo sapetta.

  7. Questa storia è bellissima piena di sentimenti e di dolore per una persona che in vita si è fatta amare ,non posso dire lo stesso di me io ho avuto un padre latittante di sentimenti,severo ,egoista ………..quindi quando è mancato il mio dolore era un misto fra dispiacere e sollievo .Perdonatemi se scrivo queste cose ma voglio essere sincera anche se a distanza di venti anni fa ancora male non avere un padre presente che si prendesse cura di me .

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