La mia famiglia a Taipei di Shih-Ching Tsou nel suo debutto dopo una lunga esperienza come produttrice al fianco di Sean Baker.
Alla Cannes Critics’ Week del 2025, ha ricevuto il Gan Foundation Award for Distribution e ha conquistato il Prix du Rail d’Or.
E’ il Miglior film dell’edizione numero 20 della Festa del Cinema di Roma.
Left‑Handed Girl della regista taiwanese Shih‑Ching Tsou, a testimonianza di una sensibilità nuova che esplora fragilità familiari e tensioni identitarie.
Il film nasce da un bisogno intimo, da ricordi d’infanzia vissuti a Taiwan e da dinamiche familiari che si sedimentano nella memoria molto prima di prendere forma. Tsou racconta che realizzare questo film è stato, per lei, “un atto di memoria e di guarigione”.
E’ ambientato nel cuore pulsante di Taipei, tra i colori e i rumori del mercato notturno. Racconta la storia di Shu-fen (Janel Tsai), una madre single che lotta ogni giorno per mantenere il fragile equilibrio familiare.
Ha due figlie, la ventenne ribelle I-Ann (Shi-Yuan Ma) e la piccola e curiosa I-Jing (Nina Ye), di appena cinque anni.
Girato in condizioni di produzione estreme, dentro i mercati notturni di Taipei, il film conserva la vitalità e la frenesia di quegli spazi reali.
L’imprevedibilità delle riprese ha finito per contaminare l’estetica del film, che mescola energia documentaria e tensione drammatica. Il caos del set riflette l’urgenza dei personaggi, immersi in un quotidiano faticoso, ma vibrante.
Dopo la fine del matrimonio e anni vissuti fuori città, Shu-fen è tornata a Taipei con un sogno semplice, quello di aprire un piccolo chiosco dove servire zuppe e noodles.
Abbandonata anni prima dal marito, scopre che ora è in fin di vita in ospedale e, spinta da un senso di dovere e umanità, sceglie di assisterlo nei suoi ultimi giorni, sostenendo persino le spese del funerale.
Un gesto che la lascia sommersa dai debiti, alimentando il disprezzo silenzioso della madre e delle sorelle, che la considerano da sempre una causa persa.
Nel frattempo, la figlia maggiore attraversa una fase turbolenta. Disillusa e ribelle, si allontana dalla madre, rifiutandosi di aiutarla con il chiosco e rifugiandosi in una relazione con il suo capo, un uomo che scoprirà essere sposato con figli.
La piccola I-Jing, invece, osserva il mondo degli adulti con occhi ingenui ma penetranti, vagando tra i vicoli della città e cercando, a modo suo, un senso nel caos che la circonda. A fare da sfondo a questa vicenda è una Taipei spietata e indifferente, in cui ogni gesto d’amore sembra una piccola resistenza contro l’apatia del quotidiano.
Nina Ye, la giovanissima attrice che interpreta I-Jing, ha del prodigioso per le sfumature che riesce a cogliere, tanto nei momenti di entusiasmo infantile che in quelli di confronto con una realtà ostile e inafferrabile.
Tornano a collaborare Shih-Ching Tsou e Sean Baker, l’affiatata alleanza che ha contribuito alla nascita di quasi tutti i film del regista americano. Fresco di quattro premi Oscar, Baker torna alle sue radici per firmare coproduzione, sceneggiatura e montaggio di Left-Handed Girl, un progetto che è in cantiere da ben dodici anni.
Questa volta è la regista taiwanese a prendere le redini, e lo fa con la stessa sensibilità per le più impercettibili sfaccettature emotive che ci si aspetterebbe da chi ha lavorato a stretto contatto per anni.
E’ evidente una connessione con la produzione artistica di Sean Baker, Left-Handed Girl ricorda molto i suoi film per il modo in cui cattura la realtà, con un senso di stupore o un desiderio per il fiabesco.
Left-Handed Girl, è la celebrazione definitiva del loro sodalizio, un emozionante esercizio che riassume le loro passate collaborazioni e ne esalta i punti di forza.
Al centro delle vicende una famiglia di sole donne in cerca di riscatto, che dopo essere stata abbandonata dal padre fa ritorno in città capitanata dalla madre, Shu-Fen. Il piano è semplice: le due figlie l’aiuteranno a gestire un noodle shop all’interno del frenetico mercato notturno, e con un po’ di fortuna guadagneranno abbastanza per vivere.
”Questo posto sembra magico”, esclama la figlia più piccola, I-Jing, mentre osserva incantata il panorama urbano di Taipei in avvicinamento. La cinepresa cattura il paesaggio fuori dal finestrino, un mondo fatto di grattacieli e opportunità che ci arriva filtrato attraverso il caleidoscopio con cui sta giocando la bambina.
Nel frattempo il rumore del traffico è rimpiazzato dalla splendida colonna sonora, completando un sognante quadro che ci fa sperare nella possibilità che la magia farà davvero capolino in questa storia.
La macchina da presa di Tsou sposa quasi sempre il suo punto di vista e si pone ad altezza di bambino.
Tra sacrifici, silenzi, piccoli tradimenti e inattese complicità, madre e figlie dovranno imparare a ricostruire il loro legame nonostante la precarietà e il dolore.
Le riprese si sono svolte a Taipei e sono state effettuate con un iPhone, una scelta stilistica per rendere autenticità e immediatezza visiva al racconto.
Il tocco di Baker in fase di sceneggiatura si percepisce nel ritmo indiavolato e nell’attenzione a dialoghi credibili.
Left-Handed Girl è un’odissea familiare che si rovescia come un puzzle sul tavolo, dispensando con parsimonia i tasselli necessari alla sua comprensione.
Quando la famiglia si riunirà per riordinare i pezzi, in occasione del banchetto per il sessantesimo compleanno della nonna, prenderà finalmente forma il quadro completo.
E’ a questo punto che lo spettatore sarà chiamato a ripercorrere retroattivamente le vicende, trovandosi costretto a dare un nuovo significato a tutti gli elementi del film.
Il risultato è sorprendente.

Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.
