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    Home»Costume e società»Cultura»Film»L’amore che non muore
    Film

    L’amore che non muore

    Erica ArosioBy Erica Arosio03/06/2025Updated:03/06/2025Nessun commento3 Mins Read
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    di  Gilles Lellouche

    con  Adèle Exarchopoulos, François Civil, Malik Frikah, Mallroy Wanecque

    nelle sale dal   5 giugno

    Il titolo francese è proprio bello: L’amour ouf. Ouf è un termine gergale, significa qualcosa di folle, un’emozione intensa, disordinata, difficilmente definibile. Quindi stiamo parlando di un amore da pazzi, qualcosa di così forte e passionale che non può sottostare alle regole della ragione. Dite che tutti i veri amori sono così? Forse, ma quello raccontato nel film è un’intesa profonda e irrazionale, tutta di pancia o forse tutta aerea e sovrannaturale. In ogni caso un’attrazione talmente forte che non potrà morire mai.

    Il film è lungo (troppo: ben più di due ore) ma è anche coinvolgente. Facile in un certo senso. Girato come se fosse un film di un’ora e mezzo. Il tempo è dilatato perché strabordante è la storia che vuole raccontare e che attraversa tre decenni.

    Incontriamo i due protagonisti ragazzini, lei, Jackie (in realtà Jacqueline ma “lui” abbrevierà subito il nome dell’amata) ha la testa sulle spalle, è seria, studia, ha perso la madre e vive col padre, con cui va molto d’accordo. Lui, Clotaire, è uno sbandato. Un giovane perso fin da bambino, che non crede in niente, che si mette nei guai ogni giorno. Uno sbruffone, un provocatore che vive di scazzottate e piccole illegalità. Inevitabilmente destinate a trasformarsi in grandi illegalità.

    Fin dal primo sguardo, lei sul bus che la porta a scuola, lui sul marciapiede con la sua banda, il destino è segnato. Un amore di periferia, ma soprattutto un amore fra giovanissimi che ci si buttano con tutta l’incoscienza e la passionalità dei 15 anni.

    Certo, sono distanti, hanno progetti diversi per il futuro, lei crede nella scuola, in una vita di lavoro, lui non crede in niente. Ma forse queste differenze possono fermare un amore bruciante? Un desiderio travolgente che fa diventare tutto il resto del mondo irrilevante?

    Questa prima parte è solare, un tempo delle mele da banlieu che del tempo delle mele ha tutte le tenerezze, tutte le illusioni e la macchina da presa è leggera sui volti bellissimi dei due protagonisti, molto ben diretti.

    Se solo Clotaire avesse ascoltato di più Jackie, se solo Clotaire non si fosse lasciato sedurre dai soldi facili, se solo i delinquenti adulti non fossero così farabutti da approfittarsi di un ragazzino, se solo…

    Ma la vita non si fa con i se, si fa con i fatti. E i fatti sono tutti contro Clotaire che finisce in prigione con un’accusa gravissima. Ha un suo codice d’onore, vuole fare il grande, essere un eroe, ma in certi casi l’onore, se sta dalla parte sbagliata, non ripaga.

    Lui in carcere per anni, lei che diventa grande e lavora, perché è giusto, perché non vuole deludere il padre, ma nel suo cuore qualcosa è spezzato per sempre. Non vado avanti a raccontare. Se siete romantici, avete trovato il film che fa per voi. Se vi piacciono l’atmosfera e le musiche degli anni 80 e 90, il film non vi deluderà. E non vi annoierà, perché è girato benissimo, ha interpreti fantastici, mescola rabbia e tenerezza e alterna i generi: troverete la commedia adolescenziale, il romanticismo, il thriller, il musical tutto sotto il cappello di uno struggente mélo. Un inno alla vita e a tutti gli ostacoli sui quali si surfa per conquistare la felicità.

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    Erica Arosio

    Erica Arosio, milanese, una laurea in filosofia, giornalista, scrittrice, critico cinematografico, è mamma di due figli meravigliosi, Mimosa e Leono. è stata a lungo responsabile delle sezioni cultura e spettacolo del settimanale «Gioia» e ha curato per vari anni la rubrica cinema di «Radio Popolare». Autrice di una biografia su Marilyn (1989 Multiplo, poi 2013 Feltrinelli Real cinema, in cofanetto con il dvd «Love, Marilyn»), ha collaborato a varie testate, fra cui «la Repubblica» e «Il Giorno». Nel 2012 esce il suo primo romanzo, “L’uomo sbagliato” (La Tartaruga, poi Baldini & Castoldi, 2014). Con Giorgio Maimone scrive una serie di gialli ambientati nella Milano degli anni 50 e 60: “Vertigine” (Baldini & Castoldi, 2013), “Non mi dire chi sei”, “Cinemascope” , “Juke-box” e il racconto “Autarchia” nell’antologia “Ritratto dell’investigatore da piccolo” (tutti per Tea), “Macerie” (2022, Mursia), “Mannequin” (2023, Mursia) Sempre con Giorgio Maimone ha scritto “L’Amour Gourmet” (Mondadori, 2014), un romanzo sentimentale ambientato nella Milano degli anni Ottanta, il mémoire sul ’68 “A rincorrere il vento” (2018, Morellini) e i gialli ambientati in Liguria “Delitti all’ombra dell’ultimo sole” (2020, Frilli) e “La lista di Adele” (2021, Frilli). A gennaio 2024 è uscita l’audioserie originale Faccia d’angelo, storia di Felice Maniero e della mala del Brenta, disponibile sulle principali piattaforme. E’ autrice di ”Carne e nuvole” (Morellini, 2018) una raccolta di 101 racconti brevi e della favola ”La bambina che dipingeva le foglie” (Albe edizioni, 2019). Ha pubblicato diversi racconti in antologie collettive ed è fra gli autori in Delitti di lago 3, 4 e 5 (Morellini editore).

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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