Io non ho fatto il tifo per la cometa, nonostante tutto. La riflessione più potente non può che partire dal titolo, “Don’t look up”, che è poi il tormentone della manipolazione: non guardare sopra, guarda solo nel tuo orticello, così sei controllabile…
Potere economico che controlla il potere politico, ridotto a ridicolo campionario di una mediocre classe dirigente di burattini al servizio degli sponsor, con sullo sfondo una forma di familismo amorale allargato. Media e distorsioni di una informazione votata alla spettacolarizzazione, mondo reale al servizio del mondo virtuale. Pro-scienza e no-scienza, in un gorgo che è poi vuoto manicheismo di comodo al servizio della distrazione di massa attuata dai poteri forti. Grandissimi Meryl Streep, rappresentazione plastica di un potere ignorante e ottuso, e Leonardo Di Caprio, icona del tipico parvenu, però uomo di scienza, che alla fine si riscatta, ma anche spietatissima -e disperatamente sola, alla fine dei conti- donna immagine, Cate Blanchett. L’unico personaggio pienamente positivo del film la giovane dottoranda scopritrice della cometa, interpretata da Jennifer Lawrence, simbolo forse di un’umanità non ancora corrotta, che appunto per questo è considerata pazza e invece rappresenta l’unico barlume di lucidità, perché è uno spirito libero. E forse sta proprio qui il nocciolo, tornando alla riflessione iniziale sul titolo del film, nel riferimento al personaggio dello spirito libero considerato pazzo ma anche a quello del capo di gabinetto e della sua preghiera sulle cose belle dell’esistenza umana a cui sarebbe triste rinunciare con la fine del pianeta, il bene e il male, il profondo e il superficiale, un richiamo nietzschiano a una visione al di là del bene e del male, in fin dei conti non sarebbe altro che un pregiudizio ancora “troppo umano” il fatto di credere che la cosiddetta verità valga più dell’apparenza superficiale, perché probabilmente togliendo all’esistenza umana tutto ciò che di apparente, superficiale e fasullo essa contiene, non rimane più nulla…
Il film è anche una messa alla berlina esplicita del genere catastrofico e di quello patriottico in un colpo solo, in un crescendo di sarcasmo e di etichette dal sapore grottesco che sconfinano nel comico.
A me ha divertito un mondo, mi ha fatto ridere di me, di noi, della nostra società, del nostro prenderci sempre troppo sul serio. Era dai tempi di Parasite che non mi divertivo così. Capolavoro? Non direi. Però regia all’altezza, cast di primo piano, montaggio interessante anche se a tratti manieristico e “all’americana”, ma è giusto così, fotografia -e anche outfit- da american movie anni ’80, forse per suscitare ilarità sul tema della società effimera dell’immagine. Sicuramente un film che mostra e dimostra che il cinema americano ha ancora qualcosa da dire e, di questi tempi, non è una cosa affatto scontata…
Autrice : Vasily Lotarioo