Ma che tempismo duchessa!

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La data del 25 novembre è celebrata come giornata di riflessione mondiale, di partecipazione e denuncia per l’eliminazione della violenza contro le donne, considerata non solo come efferatezza fisica ma come esplosione macroscopica di violazione di diritti umani e conseguenza di ogni forma di discriminazione tra uomo e donna.

Una giornata diversa dalla ricorrenza dell’8 marzo, ma che mette ugualmente in moto un protagonismo femminile da cui è impossibile prescindere.
Le donne che scendono nelle piazze (nonostante il Covid) e tutte le altre che comunque sono attivissime sul web, sui social e su tutte le piattaforme di riferimento a cui è possibile accedere lo considerano un momento in cui è importante esserci, ribadire la volontà di cambiamento e la forza che esprimono in ogni società.
Il 25 novembre purtroppo, come altre ricorrenze d’altronde, diventa anche un’ occasione per alcune personaggi “pubblici” per creare “interesse mediatico” attorno alla propria persona. In parte si è verificato anche in occasione del movimento “me too”. E puntualmente è arrivato l’appello personale, non proprio conforme alla celebrazione del 25 novembre, di Meghan Markle alla quale i riflettori non paiono mai abbastanza e che proprio in questi giorni ha fatto uscire la notizia che avrebbe avuto un aborto spontaneo : “Perdere un figlio è un dolore insopportabile, parlatene”, un opera di tempismo assoluta anche se controtempo visto che il fatto cui riferisce con abbondanza di particolari sarebbe avvenuto in luglio.
Ma siccome chiede di parlarne, ne parliamo.

Perché la duchessa del Sussex, nonché moglie di un principe inglese, non può lamentarsi di avere subito una qualsiasi forma di violenza fisica né che i suoi diritti siano stati calpestati, come dimostrano tutti gli atti della sua vita di cui vuole continuamente metterci al corrente.
Dobbiamo altresì osservare che se dovessimo parlare di tutte le donne che hanno perso uno o più figli, spontaneamente o per malattia, a causa di guerre, per fame, attraversando i mari ecc, non ci sarebbero spazi liberi sui giornali .
Sembrano anche inopportune le modalità del racconto quando sostiene “di voler condividere la sua storia per aiutare a rompere il silenzio intorno a una tragedia fin troppo comune” in quanto “ “perdere un figlio significa portare un dolore quasi insopportabile, vissuto da molti ma di cui parlano in pochi”.
Si, proprio così, signora Markle , dei terribili fatti privati che accadono alle donne, anche quello di perdere prematuramente un figlio (succede anche agli uomini) se ne parla pochissimo o non abbastanza ma dipende sempre dalle circostanze.

Questo l’incipit:
“Era una mattina di luglio che iniziava normalmente come qualsiasi altro giorno. Prepara la colazione. Dai da mangiare ai cani. Prendi le vitamine. Trova quel calzino mancante. Raccogli il pastello canaglia che è rotolato sotto il tavolo. Raccogli i capelli in una coda di cavallo prima di prendere tuo figlio dalla sua culla. Dopo aver cambiato il pannolino, ho sentito un forte crampo. Mi sono lasciata cadere a terra con lui tra le braccia, canticchiando una ninna nanna per tenerci calmi, la melodia allegra in netto contrasto con la mia sensazione che qualcosa non andasse bene. Sapevo, mentre stringevo il mio primogenito, che stavo perdendo il secondo. Ore dopo, giacevo in un letto d’ospedale, tenendo la mano di mio marito. Sentivo l’umidità del suo palmo e gli ho baciato le nocche, bagnate da entrambe le nostre lacrime. Mentre fissavo le fredde pareti bianche, i miei occhi erano vitrei. Ho provato a immaginare come saremmo guariti.
Ho ricordato un momento dell’anno scorso in cui Harry e io stavamo finendo un lungo tour in Sud Africa. Ero esausta. Stavo allattando nostro figlio e stavo cercando di mantenere un’immagine coraggiosa sotto gli occhi del pubblico. Non molte persone mi hanno chiesto se sto bene. Seduta in un letto d’ospedale, guardando il cuore di mio marito che si spezzava mentre cercava di trattenere i miei pezzi in frantumi, ho capito che l’unico modo per iniziare a guarire è prima chiedere: stai bene?”.

La vera “favola” in cui collocare questo tragico periodo storico mondo non si racconta in modo così idilliaco e edulcorato.
In particolare per le donne per le quali si confermano le difficoltà vissute sul proprio vissuto, su quelle che interrompono una gravidanza in seguito a violenze fisiche, a mancanza di cure, per il troppo o doppio lavoro, per l’ambiente spesso malsano in cui portano avanti la gravidanza, che non hanno tempo di cantare ninne nanne o che spesso non possono comprare i pannolini, tantomeno pensare ad un tour in Africa o altrove, che non hanno vicino un marito.

Signora Markle, il suo sostegno alla causa delle donne appare oggi un po’strumentale.
Dicono, fonti ben informate, che nei suoi sogni ci sia anche una cosuccia da niente “fare politica”e magari la Presidenza degli Stati Uniti e allora bisogna lavorare sul consenso. Oggi alle donne domani forse potrebbe raccontare altre storie, magari del tipo La capanna dello zio Tom, per dimostrare che le tensioni razziali in America hanno bisogno del suo contributo, che l’elezione di questo tal Biden, solo Presidente d’America, si è ottenuta anche grazie alla sua esposizione mediatica (di coppia) durante la campagna presidenziale.

Non vorremmo apparire senza rispetto per la sua vita infernale che: “Ci stiamo adattando a una nuova normalità in cui i volti sono nascosti da mascherine, ma questo ci costringe a guardarci negli occhi, a volte pieni di calore, altre di lacrime. Per la prima volta, da molto tempo, come esseri umani, ci stiamo davvero vedendo. Stiamo bene? Ci staremo?”.
No, duchessa, non stiamo tanto bene perché non tutti vivono negli ampi spazi di cui è munita la sua dimora, non tutti hanno possibilità di avere personale che li sollevi dalle fatiche e dalla quarantena, non tutti i giovani stanno bene senza poter socializzare e non hanno strumenti mediali che li favoriscono e sicuramente non staranno bene in futuro come il suo status le promette.
Agli altri esseri umani, che non hanno avuto il tempo di chiedersi i perché della vita, non resta che dispiacesi di non potere condividere i suoi problemi ma, se lei volesse condividere realmente quelli degli altri, di tutte quelle donne che sono simili a lei per genere, se riuscisse a trovare le parole giuste, quelle credibili, che ci facciano cambiare parere, ne saremmo veramente felici.

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Profilo Autore

Marta Ajò

Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

2 commenti

  1. Credo che questa donna abbia il diritto di parlare di sé quando e come vuole anche se io, al suo posto, manterrei per me l’aspetto intimo e personale.
    Piuttosto trovo abbastanza comico l’incipit in cui si descrive in maniera abbastanza poco credibile.
    Immaginarla gattoni, che cerca il calzino mancante come una qualsiasi casalinga francamente mi fa sorridere.
    Ad ogni modo questa donna che cerca comprensione e vicinanza nelle altre donne, anche se non sa trovare le parole giuste, mi sta simpatica e merita rispetto.

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