Nasce poetessa ma poi diventa tecnico – Silvia Rossini

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Se devo parlare di me, mi viene in mente Pereira. Quello di “Sostiene Pereira”; naturalmente.

 

Giornalista della pagina culturale di un giornale del pomeriggio che, abituato a considerarsi un introverso classicista, con nessuna attitudine alla politica e all’impegno sociale, si ritrova a dare aiuto a un oppositore del regime di Salazar e a dover scappare dal suo paese in cui non si trova più bene.
Il dottore cui si rivolge per capire meglio cosa gli sta succedendo, gli spiega la sua bizzarra teoria della confederazione di anime e dell’io egemone, secondo la quale ognuno di noi ha una personalità molto sfaccettata in cui prevale una o l’altra sfaccettatura, a seconda degli input che riceviamo e dalla profondità dell’impatto che tali input hanno su di noi.
Ebbene, io nasco poeta, classicista e introversa, incline all’analisi e non all’azione.
Passo infanzia, adolescenza e prima giovinezza convinta che il mio modo di essere sia contemplativo e non attivo e che la sfera pubblica non faccia per me.
E poi improvvisamente un nuovo “io egemone” si fa largo tra le sfaccettature della mia personalità. Innanzitutto, scopro che mi piace e sono capace di lavorare in un settore “tecnico”. E cresco in responsabilità e capacità. Sono una laureata in lingue che progetta e vende impianti industriali, responsabile del mio settore.
Forse è proprio questo essermi scoperta così diversa da come pensavo di essere, che mi rende permeabile e attenta al mondo che mi circonda, che mi rende capace di relazioni con persone diverse. Io che ero timida e riservata, mi scopro bravissima a tessere relazioni con tantissime persone diverse. E questo aiuta. Aiuta a vedere la realtà che va oltre la propria sfera privata. E aiuta a essere libera, libera da convenzioni, da costrizioni. Perché chi vede chiaro, chi capisce, chi conosce, è libero. Ha la forza di capirsi e di proporsi per come è. Forte delle mie competenze e delle mie conoscenze, io sono libera.
Non ho mai smesso di amare libri e narrativa, non ho mai smesso di leggere. Ho smesso solo di scrivere, delusa da un’esperienza andata male, ma leggo ancora, sempre, ovunque. E così leggo di donne ancora vittime del patriarcato. Di donne e ragazze e bambine (bambine!!! Come le mie!) che tuttora vengono limitate nella loro libertà che tanto è a me cara e a cui non rinuncerei mai. Si sveglia in me una nuova sfumatura di io egemone e sento che, avendo io sperimentato la libertà, sia mio preciso dovere non tenermela stretta, ma allargarla. Se io ho un diritto che altri non hanno, prima o poi lo posso perdere anche io. I diritti o sono di tutti, o sono privilegi.

Di diritto in diritto, l’interesse si allarga. Dai diritti delle donne, ai diritti delle persone, partendo da quelle più fragili, in una complessa architettura dove conoscenza diventa comprensione, comprensione diventa empatia, empatia diventa solidarietà e soprattutto…. Scopro che il grande Gaber aveva ragione: La libertà non è star sopra un albero / Non è neanche il volo di un moscone / La libertà non è uno spazio libero / Libertà è partecipazione.

Sento forte dentro di me l’impulso a partecipare: spazzo via l’ultimo residuo della vecchia Silvia e scendo in piazza. Riprendo il mio antico amore, perché non ripudio nulla di me e della mia vita, avendo io quelle radici e scrivo. Adesso non scrivo più solo per me, per guardarmi dentro, o per la mia ristretta cerchia familiare. Scrivo per cambiare, un pochino, lo sguardo di chi mi legge. Scrivo perché i diritti si allarghino e l’essere umano sia rispettato sempre e ovunque, proprio perché tale.
Proprio come Pereira, che, prima di lasciare il suo paese, scrive un articolo/denuncia che sancisce la sua definitiva presa di posizione.
Libertà è partecipazione.

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Profilo Autore

Silvia Rossini

Che dire di me? Ho la scrittura nel sangue, da sempre. Ho iniziato a inventare storie e poesie quando ero in seconda elementare e non ho mai smesso. La vita non mi ha portata a fare della mia passione la mia professione, ma scrivo. Scrivo per protestare, scrivo per convincere, scrivo per raccontare, scrivo per esprimere la parte di me che nel mio lavoro non emerge (faccio un lavoro "tecnico" e anche piuttosto arido). Sono una lettrice compulsiva perchè credo nel potere arricchente della narrativa e della letteratura.

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