Cristina Fernandez Kirchner “primiera dama” per la seconda volta

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Cristina Fernandez Kirchner è diventata la “primiera dama” per la seconda volta

Come tutte le previsioni ormai segnalavano da quando è iniziata la campagna elettorale in Argentina, Cristina Fernandez Kirchner ha vinto le elezioni presidenziali per la seconda volta consecutiva.

Era già stata eletta, infatti nel 2007, ottenendo allora un consenso popolare del 43,5% dei voti. Alla sua elezione, allora, contribuì certamente l’imprimatur del marito, allora presidente uscente.
Il sostegno di Nestor Kirchner alla sua elezione, non fu mai considerato negativamente ma andò, anzi, ad alimentare un ricordo molto caro agli argentini.
Quello del rapporto di leadership di coppia interpretato dall’allora presidente Juan Domingo Peron e da sua moglie Evita prima ed Isabelita dopo, succedutagli dopo la morte.
La “primiera dama”, la seconda Presidenta nella storia del Paese, fu votata, allora, come unica via per non interrompere la continuità del modello avviato dal presidente uscente. La sua rielezione oggi premia dunque questa scelta.

Ma chi è la donna che rappresenta per l’Argentina il massimo riconoscimento sul piano nazionale ed internazionale?
Diversamente delle pur famose donne che la precedettero, Evita Peron, ed Isabelita (subentrata per successione e non per volere popolare), Cristina Kirchner è una donna moderna, i cui non estimatori hanno definito come troppo simpatizzante a sinistra, ribelle e femminista.

E bella lo è. Ambiziosa? anche.
Avvocatessa, senatrice, moglie di un ex presidente, dicono più brava e più forte di quanto lo fosse lui.
Non è certo una novizia e la sua trafila l’ha fatta esattamente come la politica richiede: consigliere provinciale, consigliere regionale, senatrice e sicuramente la collaboratrice più fidata del marito.
Se allora questa posizione l’aveva anche favorita durante la campagna elettorale del 2007, questa volta ha potuto fronteggiare le critiche con i risultati del lavoro svolto nell’affrontare la già difficile politica dei prezzi e della spesa pubblica , la crescita strutturale di investimenti e i rapporti di politica internazionale.

“Sono la prima presidenta rieletta d’Argentina”, ha detto Cristina Fernandez de Kirchner rispondendo all’ovazione di una folla che riempiva la Plaza de Mayo di Buenos Aires per festeggiare il suo trionfo. Ma sicuramente su di lei e sulla piazza aleggiava anche il fantasma del marito Nestor Kirchner, scomparso l’anno scorso e da cui Cristina ha ereditato la guida del paese ma del quale non si può più dire che fosse il suo Pigmalione come dimostra questa rielezione-acclamazione.
Durante la sua presidenza, la Kirchner ha aumentato la spesa pubblica, nazionalizzando i fondi pensionistici e l’industria aeronautica, rinnovato il sistema ferroviario e avviato una campagna di diffusione e potenziamento della rete internet. Ha creato il Ministero della Scienza, Tecnologia ed Innovazione Produttiva e attivato un programma per il rientro in patria dei ricercatori che si trovano all’estero. Parallelamente la politica fiscale perseguita ha favorito gli investimenti privati e l’andamento economico del paese ha ridotto il livello della disoccupazione.

Il motivo per cui Cristina Kirchner ha vinto con il 53.8%, è perché ha saputo far diventare positivo l’andamento economico dell’Argentina raccogliendo anche i consensi di chi l’aveva criticata dimostrando di aver dato seguito alle parole che aveva pronunciato, e alle promesse fatte di voler interpretare i bisogni di tutti.
Il suo successo è frutto di un impegno faticoso che era richiesto per affrontare una politica dei prezzi e della spesa pubblica che pesava e pesa pesantemente fra le classi meno abbienti, la crescita strutturale di investimenti nonché i temi politica internazionale, per portare il Paese a contare ed affrontare le sfide della globalizzazione. Ha dovuto allontanare dal suo cammino i fantasmi della corruzione ed i pericoli di derive autoritaristiche che hanno caratterizzato il mandato precedente e accorciare le distanze con la gente.

Cristina Kirchner ha vinto è perché ha potuto avere il consenso di tutte le classi sociali, da quelle popolari a quelle più ricche. E’ stata votata anche fra le sacche di miseria che rappresentano il 35% del paese, e dove ancora oggi si muore di fame: le classi più povere hanno contribuito a consegnarle la vittoria.
Dal 10 dicembre potrà governare senza pericoli stante che il divario con il suo avversario va oltre 37 punti in percentuale.

“Sono la prima presidenta rieletta d’Argentina”, un grido e una promessa. Perché Cristina Kirchner rischia di divenire, malgrado lei, malgrado la storia diversa, un nuovo mito per un paese che da sempre è stata legato alle suggestioni del passato.
Gli elettori non le hanno offerto cambiali ma un assegno in bianco consegnandole i loro sogni e le loro difficoltà.

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Profilo Autore

Marta Ajò

Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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