La baracca dei tristi piaceri” di Helga Schneider

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Un dramma particolare nel dramma generale: nel Giorno della Memoria è giusto ricordare una violenza purtroppo lungamente taciuta.

In dieci campi di concentramento nazisti, Heinrich Himmler, comandante delle forze di sicurezza del Terzo Reich, ordinò si costruissero dei bordelli. Li’ venivano avviate alla prostituzione e sadicamente abusate donne di varie nazionalità: polacche, bielorusse, ucraine e anche tedesche, ovviamente nessuna ebrea.
I “clienti” erano tra il personale di guardia dei lager e tra gli internati criminali comuni, esclusi categoricamente ebrei e prigionieri di guerra russi.
Queste donne che conobbero l’orrore delle violenze, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sopraffatte dall’umiliazione subita, invece di denunciare, restarono mute. Forse anche questo contribuì al silenzio calato su questa storia.
Tante di loro non riuscirono ad abituarsi alla normalità della vita e si suicidarono, altre cercarono rifugio nell’alcool diventandone dipendenti e quasi tutte soffrirono di disturbi nervosi.
Una testimonianza di questi fatti la troviamo nel romanzo “La baracca dei tristi piaceri” di Helga Schneider, che utilizzando la forma narrativa racconta fatti veramente avvenuti.
baracca-tristi-piaceriHelga nasce in Slesia nel 1937 e nel 1941, insieme al fratello Peter, verrà abbandonata a Berlino dalla madre che decide di arruolarsi come ausiliaria nelle SS diventando una guardia prima al campo femminile di Ravensbruck e poi ad Auschwitz.
La sua è un’infanzia tormentata che conosce anche istituti di correzione per bambini difficili e collegi per bambini indesiderati. Nel 1963, la scrittrice si stabilisce in Italia. Quando nel 1971 ha notizie di sua madre, decide di andarla a trovare. Si troverà di fronte una donna anziana, condannata dal Tribunale di Norimberga a sei anni di carcere come criminale di guerra.
Ma è una donna che non rinnega nulla del suo passato, conserva gelosamente la divisa di SS.

Helga è sconvolta da quell’incontro, constata amaramente la fede irriducibile di sua madre nell’ideologia nazista. Questo suo sgomento e questo suo dolore sfocerà nel romanzo “Lasciami andare madre” pubblicato in Italia nel 2001.
Nel 2009 dà alle stampe invece “La baracca dei tristi piaceri” dove racconta, appunto, la storia delle prostitute nei lager. Una sorta di risarcimento postumo per queste donne seppellite dalla solitudine in vita e dalla storia in morte.
Riportiamo una pagina del suo libro dove descrive le modalità di “arruolamento delle prostitute” e il ricordo disperato di una di esse, Herta :” Una mattina, prima del solito si sentì gridare dagli altoparlanti…le prigioniere dei numeri elencati non dovevano presentarsi all’appello del lavoro ma al Revier. Quando Herta si rese conto di essere tra le convocate si spaventò a morte.
In infermeria furono in decine a essere visitate per verificare se non avessero malattie veneree in corso; poi dovettero subire , nude, il mortificante esame di una commissione di uomini delle SS che si prodigavano in feroci battute “Questa andrebbe bene, questa no, è scheletrica. Quest’altra invece sembra uno spaventapasseri. E guardate quella : un manico di scopa è più eccitante, di quel mucchio di ossa”. Becere risate, manate sui sederi, apprezzamenti volgari. Si trattava della preselezione di una rosa di cinquanta candidate tra le quali sarebbero state scelte le prigioniere destinate a un uso particolare nel lager di Buchenwald.
Al termine dell’esame della commissione il comandante Kogel in persona spiegò che stavano cercando 18 detenute per essere assegnate ad un bordello. Le candidate avrebbero ricevuto ottimo cibo, un piccolo salario e dopo sei mesi sarebbero state congedate.
Le interessate dovevano fare cinque passi avanti.
All’improvviso Herta fu animata da un unico pensiero: avrebbe avuto cibo, un salario e dopo sei mesi sarebbe stata libera…mentre a Ravensbruck sarebbe crepata per fame, percosse , fatica, o perché l’avrebbero selezionata come cavia per gli esperimenti dei medici delle SS.
Fece cinque passi avanti”
Superfluo aggiungere che le promesse erano false e che quei cinque passi avanti diventarono migliaia di passi indietro per l’intera vita vissuta negli incubi di quanto accadde.

 

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Profilo Autore

Ester Rizzo

Ester Rizzo giornalista e scrittrice nata a Licata nel 1963. Socia fondatrice dell’Associazione Toponomastica femminile. Curatrice del volume “Le Mille: i primati delle donne” (2017) Autrice di “Camicette Bianche “ (2014) “Le ricamatrici “ (2018) “Donne disobbedienti “ ( 2019) e “Il labirinto delle perdute” (2021)

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