La scrittura è femmina

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La mitologia fa risalire l’origine della scrittura al dio egiziano Thoth. Donata agli uomini per aiutarli a ricordare, essa diventa un indispensabile mezzo per testimoniare la storia. Nata quindi ad opera di un maschio viene fatta crescere dall’intervento femminile, un femminile inteso sia come categoria dell’essere che come identità di genere. In che senso?

di Maria Giovanna Farina
La fecondità è una peculiare manifestazione della categoria femminile, essa si manifesta anche quando il femminile si-fa-scrittura, il si-fa-scrittura implica un movimento verso l’oggettivazione, la creazione di qualcosa di concreto, che è produzione simbolica. Questo si-fa-scrittura indica non solo un movimento dall’astratto al concreto, ma una dinamica che è anche ascolto; nel si-fa è racchiusa la fatica della creazione letteraria che come un “parto” sa dare concretezza al simbolo. La scrittura è formata da segni significanti, essi uniti e regolamentati formano il racconto che rappresenta, oggettiva e caratterizza il suo creatore.

La scrittura è figlia di una mente che sa rappresentare sotto forma di codice i propri contenuti simbolici, che sa ascoltare se stessa nell’atto di decodificarsi. La scrittura, nel suo prestarsi all’interpretazione, pensiamo all’ermeneutica del testo, sa diventare altro da sé, in un continuum trasformativo mette al mondo il frutto della propria fecondità. La scrittura diventa in tal modo simbolo del femminile, del femminile produttivo e creativo che vuole affermare la propria esistenza.
Il romanzo moderno, come si apprende ne “La civiltà della conversazione” di Benedetta Craveri ed. Adelphi, è una testimonianza di piena e realizzata concretizzazione di questo si-fa. I salotti del ‘700 francese hanno contribuito alla nascita del romanzo moderno, possiamo affermare che il femminile nel-suo-essere-fecondità genera e quindi si fonde/con-fonde col materno. Nella società mondana dell’Ancient Regime sono così le donne a stabilire le regole. Le signore dei salotti interpretano ognuna un modello ideale di femminilità adattandolo alle proprie ambizioni: mostrano vari aspetti di oggettivazione del femminile quasi come in una rappresentazione teatrale. Lì venivano organizzate delle vere e proprie rappresentazioni teatrali. Il femminile come categoria dell’essere, trova dimora nella femmina, ma senza pregiudizio può anche collocarsi in un maschio. Nei salotti sono ammessi anche gli uomini perché in quel contesto ciò che ha davvero rilievo è “il saper produrre” nato dall’ascolto. Un aspetto di fondamentale importanza in quel ambito è una conversazione che sa rispettare le regole e favorire la ri-cerca di sé, la riflessione filosofica e scientifica. Possiamo dire che la conversazione nei salotti è un tipo di conversazione che si sviluppa attraverso il vero confronto senza timore di perdere qualcosa di sé, senza paura di essere surclassati. È lo stile socratico che si impone e fa nascere le idee, è fecondo come il vero confronto che poi si fa scrittura. Il romanzo moderno nasce così con un background fatto di condivisione e di profonda elaborazione di idee.

Nel XVII sec. Madame de Ramboillet inaugura la vita di società in Francia. Il romanzo moderno nasce qui, in questo periodo storico, ad opera delle signore dei salotti. Il romanzo rappresenta, come afferma la Craveri un ideale di socievolezza sotto il segno dell’eleganza.
Il filosofo Renè Descartes pubblicò il Discorso sul Metodo in francese per permetterne una maggior divulgazione, egli è un testimone della categoria femminile psichica non solo per aver intuito il valore culturale dell’abbandono del latino, ma per i contenuti delle sue riflessioni filosofiche attorno all’esistenza. Muovendosi tra il corposo carteggio del filosofo francese si scopre un uomo capace di difendere il proprio spazio, ma anche una persona che non teme il mostrare una categoria dell’essere femminile ben integrata e scevra da pregiudizi nonché schemi sociali preconfezionati, in modo particolare quando ammette con orgoglio a proposito della morte dell’unica figlia Francine di cinque anni: “Io non sono uno di quelli che credono che le lacrime e la tristezza appartengano solo alle donne e che per mostrarsi uomini forti bisogna sforzarsi di mostrare sempre un viso tranquillo”. In questa matura consapevolezza di Descartes si mostra un femminile orgoglioso di esistere.
SCRITTURA – FEMMINILE – MEMORIA hanno un legame? E se ce l’hanno quale tipo di legame è?
Definiamoli:
– Scrittura è il luogo della permanenza
– Femminile è il luogo di un’esistenza trasformativa
– Memoria è il luogo del non-c’è-più
La scrittura rende possibile la vita della memoria nel luogo di un femminile in evoluzione, la scrittura nella sua funzione terapeutica può favorire la realizzazione di un femminile compiuto. Ribadendo che il femminile è presente in entrambi i sessi, esso non è solo una connotazione dell’identità di genere ma una categoria dell’essere, possiamo approfondire la riflessione. Leggendo La Civiltà della conversazione della Craveri, dove si celebra il femminile che si fa scrittura ad opera di femmine alla presenza di qualche maschio, ho realizzato senza rendermene conto l’esperienza del testo nel testo. Credo di aver realizzato l’incontro di femminile – memoria – scrittura. Come? Leggendo questo libro ho avvertito la necessità di scrivere le mie considerazioni negli spazi bianchi, sono così entrata nel testo stesso attuando una sorta di partecipazione alla scrittura/stesura. Sono entrata nei salotti ed è come se avessi percepito la vicinanza di persone con le quali avviare un proficuo e reale scambio. Mi son chiesta: “Sono entrata nel femminile?”, la risposta è sì. Mi sono sentita accolta, là dove c’è il femminile c’è accoglienza produttiva: i maschi che posseggono, per esperienza e per natura, una buona dose di femminile evoluto sono molto amati e ricercati dalle donne, oltre ad essere degli scrittori produttivi.
Allora femminile, memoria e scrittura hanno un legame?
La risposta è affermativa, sono tre indispensabili condizioni per il continuum della storia dell’umanità.

 

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Profilo Autore

Maria Giovanna Farina

Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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