AFRICA. LA MANNAIA DI TRUMP SULLA SALUTE FEMMINILE

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Non avendo accesso alla contraccezione, le donne che non volevano figli cercavano di abortire con metodi rudimentali e spesso letali (con un tasso di mortalità del 13%, in base alle stime effettuare dalla World Health Organization

Fedele allo slogan scandito in campagna elettorale (“America Fist“) e determinato a salvaguardare la sicurezza di una nazione insidiata (al pari di molte altre) dal radicalismo islamico, il presidente Donald Trump ha preferito “ridurre o sospendere l’elargizione di fondi a favore di organizzazioni globali (Us Agency for International Development inclusa, n.d.r.) la cui missione non risulta strettamente funzionale agli interessi statunitensi” (i circa 54 miliardi di dollari risparmiati confluiranno presumibilmente nelle casse del Dipartimento della Difesa, teso al potenziamento delle strutture militari).

Escluse dai finanziamenti statali persino le varie associazioni da tempo dedite alla propaganda assistenziale e informativa per il controllo delle nascite, già ampiamente penalizzate dall’ultratrentennale ordine esecutivo (il cosiddetto Mexico city policy, alis global gag rule) ripristinato il 24 gennaio scorso dalla Casa Bianca a tutela del diritto individuale all’esistenza.

Emanato infatti nel 1984 dall’allora presidente Ronald Reagan, revocato nove anni dopo dal successore Bill Clinton e successivamente reintrodotto da George W. Bush nel 2001, il controverso decreto era rimasto in vigore fino all’ascesa al potere di Barack Obama, con ripercussioni non indifferenti sulla salute femminile. “Non avendo accesso alla contraccezione, le donne che non volevano figli cercavano di abortire con metodi rudimentali e spesso letali (con un tasso di mortalità del 13%, in base alle stime effettuare dalla World Health Organization, n.d.r. )”, ha ricordato il ginecologo keniota John Nyamu.

Uno scenario che la recente alternanza ai vertici di Washington ha soltanto contribuito a riproporre, forse con maggior incidenza rispetto al passato. E infatti altamente probabile che oltre alla sfera meramente riproduttiva le restrizioni imposte dal tycoon possano impattare negativamente anche sugli organismi umanitari costantemente impegnati a contrastare le emergenze sanitarie su scala internazionale. “Con meno risorse a disposizione dovremo sospendere il programma di vaccinazione contro malaria e malattie infantili quali il morbillo.Non riusciremo nemmeno a circoscrivere la diffusione dell’Hiv, tuttora tra le principali cause di decesso“, hanno ammonito gli operatori di Medecins Sans Frontières.

“In assenza di aiuti il numero delle gravidanze indesiderate aumenterà vertiginosamente a un milione e 800mila solo nel triennio 2017-2020“, ha puntualizzato Effiom Effiom, responsabile di Marie Stopes Internatinal, organizzazione nigeriana non profit. “Prevedo almeno 660mila aborti, ameno 10mila dei quali destinati a concludersi tragicamente“.

Perplessi e sconcertati anche gli attivisti africani dell’International Parenthood Federation (estesa a trenta paesi del continente) indotti dalla carenza di denaro (i tagli contemplati a loro carico ammontano a cento milioni di dollari) a un netto ridimensionamento dei servizi finora erogati: “Con il consueto budget di 600milioni di dollari annui Usaid ha sempre svolto un ruolo primario nella pianificazione familiare. Ma ora tutto è cambiato. Da questo momento non saremo più in grado di garantire alcunché alla popolazione femminile disagiata: tra l’altro cinque delle dodici cliniche del Kenya con cui lavoravamo hanno già cessato l’attività“.

 

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Profilo Autore

Rita Cugola

Rita Cugola, milanese del ’59. Giornalista. Attualmente ha collaborato con il quotidiano “Il Fatto” e ha lavorato per il mensile “SpHera” (ora chiuso), occupandosi, rispettivamente, di mondo islamico (immigrazione, problematiche politiche e sociali) e di egittologia, ermetismo, filosofia. Collabora al momento attuale anche con Panorama e Alganews . Il suo blog http://ritacugola.blogspot.it/

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