App-roposito di privacy

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L’era dello smartphone e dei tablet ha fatto nascere una nuova entità informatica: l’App, uno strumento ideato per facilitare la gestione degli impegni quotidiani e che ben presto ha assunto anche caratteristiche ludiche.

Il numero di App che quotidianamente vengono immesse sul mercato è in continuo aumento così come è in continuo aumento il loro download dagli store. I dati ufficiali (quindi fanno riferimento ad app non piratate) parlano di 224 milioni di download nel 2016 ed il trend è in continuo aumento.

Quindi quando si scarica e si installa una qualsiasi utilità applicativa spesso viene richiesta l’autorizzazione ad accedere alle immagini, ai file, alle fotocamere, al microfono del proprio dispositivo. Il primo consiglio è di evitare a-priori di installare sistemi che richiedono tale autorizzazioni e soprattutto non farlo per app le cui richieste di accesso non siano funzionali allo scopo per cui essa è nata.
Perché accedere al microfono se si deve solo giocare?

Si ricorda che tante applicazioni presenti negli store non sono conformi alle normative: lo confermano i dati del Garante della Privacy italiano che in occasione del Privacy Sweep Day (iniziativa promossa da Global Privacy Enforcement Network) ha scandagliato, nel 2014 numerosissime app di medicina e salute, e nel 2015 app e siti dedicati ai minori riscontrando gravissime rischi per la tutela dei dati personali.

In materia legislativa l’entrata in vigore nel mese di maggio 2016 del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati sensibili ha disciplinato il trattamento dei dati personali ossia di tutte quelle informazioni che identificano univocamente la persona fisica, ma il consiglio solito è: leggere sempre le condizioni di utilizzo e verificare l’esistenza della privacy policy.

Ricordarsi che il primo tutore dei dati sensibili siamo noi stessi.

https://www.dols.it/2016/04/13/e-lapp-e-servita/

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Profilo Autore

Anna Diuccio

Ingegnere elettronico, Anna Diuccio,romana d’adozione,sposata con una bimba di 4 anni si è lanciata dul web,tralasciando parzialmente gli studi fatti,per iniziare un’attività che la soddisfa e le rende possibile conciliare la sua vita famigliare con il lavoro. “Gestisco con una collega un sito (www.schadula.it) di un’associazione culturale che si occupa di formazione in cui spesso contribuiamo con articoli redatti da noi su argomenti di attualità (e non) che ci colpiscono in maniera particolare”.

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