Figli come handicap

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Vi racconto la storia di Anna.
Anna oggi ha 34 anni, è sposata ed ha 2 figli. Rimane senza lavoro con l’handicap di 2 figli

di Nunzia Bernardini – Giornalista
Ha lavorato come commessa in una catena di negozi di abbigliamento per 13 anni.
In questo stesso periodo ha realizzato anche il suo progetto di vita senza mai assentarsi dal suo lavoro se non per i periodi consentiti dalle norme.
Da quando si è chiuso il punto vendita, dopo essere stata licenziata, Anna ha diligentemente cercato un nuovo lavoro.
Si è attivata presentando il suo curriculum ad una grossa società di lavoro interinale ed ha sostenuto anche qualche colloquio di selezione.
Ovviamente, nonostante la sua esperienza e la “bella presenza” lei possiede l’handicap dei due figli…!
Chi può credere che lei non si assenta dal lavoro perché per sua fortuna ha una madre ed una suocera che le danno una mano nelle gestione dei due bambini di 7, che va a scuola, e la piccola di 1 anno, che va al nido?
È molto più semplice cedere al luogo comune della mamma ”assenteista” e scartarla nella selezione.
Fin qui la storia che, ovviamente è simile a quella di tante , troppe Anna che come lei cercano di rientrare nel mercato del lavoro.
Provo in ogni caso a formulare qualche domanda.
Alla Ministra Beatrice Lorenzin chiedo come si possa coniugare lo spirito del recente “Fertility Day” con il tema della capacità lavorativa delle donne che quei figli già li hanno? Come si concilia la produttività lavorativa e la capacità riproduttiva?
Alla Ministra alle Pari Opportunità, Maria Elena Boschi, chiedo di esprimere un suo giudizio sullo “stato dell’arte” delle politiche di genere in atto nel nostro Paese e sulla loro idoneità ad incidere concretamente nella vita di Anna e di tante altre concittadine.
Anche al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ed alla Vice Ministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, che conosce bene il contesto lavorativo della Puglia, chiedo un riscontro all’appello di Anna che chiede “solo” di ritrovare il suo lavoro di commessa.
Dalle Consigliere Nazionale e Regionale di Parità attendo qualche “consiglio” basato sulle loro esperienze a contatto con le lavoratrici.
Questo racconto è come un messaggio inserito nella bottiglia lanciata in mare dal naufrago, e contiene una speranza di attenzione che spero non vada delusa.

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Dols

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