In memoria di una cittadina d’Europa

0

A un anno dalla strage del Bataclan, un ritratto di una delle vittime,Valeria Solesin, la giovane ricercatrice rappresentante la meglio gioventù, quella piena di interessi e di idee, quella che non ha paura di mettersi in gioco.

di Valeria Benedetto

Recentemente le è stato intitolato un premio dedicato a tesi di laurea sulle materie da lei studiate, occupazione femminile e ruolo delle donne: “Il talento femminile come fattore determinante per lo sviluppo dell’economia, dell’etica e della meritocrazia nel nostro Paese”. Per valorizzare le capacità dei giovani laureati, portatori di quella conoscenza che, se condivisa, è lo strumento principe per difenderci dall’odio. Per non dimenticare una ragazza che, per il presidente della Repubblica Mattarella, “rappresentava il futuro dell’Europa”, oggi così incerto. Non solo, Valeria resta viva come modello per ogni studentessa: si può coniugare studio e lavoro, dunque carriera, alla vita personale. È bene ricordarlo a chi, ancora oggi, discrimina le donne sul piano professionale, ostacolando la loro partecipazione sul mercato del lavoro come dimostra il gap del 20% del tasso di occupazione femminile rispetto al corrispettivo maschile.

“Domani ci sarà un domani. E dopo, ci sarà un dopo. E noi, resteremo in piedi: liberi, democratici, umani. Lei avrebbe voluto così? No, lei non pensava ad un dopo. Valeria voleva solo vivere.”
Già, Valeria Solesin vuole solo vivere. Ma quel solo appare riduttivo: la sua è una vita piena, fatta di progetti, studi, viaggi.

A 16 anni parte dalla sua Venezia, destinazione Quebec, per perfezionare il francese. A 19 si traferisce a Trento e poi a Nantes, ottenendo la doppia laurea in “Società, politica e istituzioni europee” con il massimo dei voti. Ma non le basta, il desiderio di esplorare e approfondire i suoi studi, unito alla sua natura dinamica, la spinge a spostarsi ancora. È disposta a farlo, come tanti giovani italiani che cercano di farsi spazio anche dove non sembra esserci, senza spaventarsi di fronte alle difficoltà e alla necessità di fare piccoli lavoretti, con lo slancio di chi è guidato dai propri sogni. Certo, a volte rimpiange l’Italia, l’essere “un cervello in fuga”, soprattutto quando, con il fidanzato Andrea, immaginano i figli e la loro vita insieme. Ma una delle caratteristiche che la contraddistingue è la caparbietà, la capacità di buttarsi a capofitto, di rimboccarsi le maniche e lavorare sodo.
Parte dunque alla volta di Parigi, iscrivendosi all’istituto di demografia della Sorbona. Qui incominciano a delinearsi i suoi interessi, tra i quali spiccano i modelli di organizzazione del lavoro e della società, ambiti in cui sono possibili forme di integrazione e di inclusione sociale. Argomenti importanti, Valeria lo sa bene, avendo alle spalle diversi anni di volontariato con Emergency. A Parigi, il suo spirito solidale ha modo di amplificarsi: lo dimostra la sua esperienza con i clochard, per “conoscere tutte le sfaccettature della realtà che studia e frequenta”. Sono parole della mamma, orgogliosa del percorso che la sua “studiosa meravigliosa” sta intraprendendo.
Con la sua determinazione, il lungo cammino che dalle aule del dottorato, attraverso convegni e pubblicazioni, porta ad entrare in università non la spaventa. Anzi, lo percorre a grandi passi. Dopo aver insegnato in diverse Università parigine Valeria diventa parte del personale docente dell’Institut de démographie de l’université Paris 1-Panthéon-Sorbonne, l’istituto di demografia della Sorbona, come assistente per la didattica e ricercatrice. Inizia a far parte dell’Associazione Francese di Sociologia (AFS), dell’Associazione internazionale dei demografi di lingua francese (Aidelf) e della Società Italiana di Statistica (SIS-AISP).

Il suo dinamismo colpisce tutti i colleghi, che la definiscono “solaire e tetue”. Ha sempre la battuta pronta, anche sul lavoro, e riesce perfino ad organizzare la squadra di corsa de l’Ined.
Precisa e perfezionista, non vuole far leggere i suoi lavori prima di esserne completamente soddisfatta, neanche ai suoi direttori di tesi, la sua seconda tesi: “Avere due figli in Italia? Vincoli e opportunità”, con cui spera di contribuire al dibattito sulla situazione del diritto di famiglia in Italia. “La tesi è uno spasso. Un piacere senza fine. Una volta che la finisco, non avró neanche voglia di scrivere la lista della spesa.” dice. Chiaramente le dà filo da torcere, la deve finire, “poutain de thèse”, le viene da esclamare.
Ma si, cavolo di tesi, Valeria vuole giustamente anche divertirsi, Parigi è una città magnifica, una “festa mobile” direbbe Hemingway. Proprio nel cuore della città, ad esempio, c’è uno storico locale, il Bataclan, che ospita concerti e spettacoli. Come quello della rock band californiana Eagles of Death Metal. Valeria non vuole neanche andarci, ma la sua amica Chiara e il suo fidanzato insistono, si spingono fin sotto il palco, mentre lei e Andrea rimangono indietro.

E intanto le chitarre incominciano a suonare, la musica diventa sempre più rumorosa, addirittura si sentono degli spari, ma deve essere sicuramente qualche effetto speciale. Jesse Hughes attacca Kiss the Devil, ed ecco che appare il diavolo, anzi, 3 diavoli con i mitra imbracciati. Incomincia l’inferno, i terroristi, affiliati all’isis, sparano e ridono, un kamikaze sale sul palco e si mette a suonare lo xilofono. È tutto così irreale e rapido che nessuno sa cosa fare. Chi riesce scappa, altri rimangono in ostaggio, altri ancora cercano di nascondersi e aspettano il blitz. Quando sembra che non porta più alcun colpo, quando cade il silenzio su un Bataclan che non è più lo stesso, qualcuno mormora” è finito” ma non si capisce se è riferito all’inferno o al mondo a noi familiare, quello del: “Domani, ci sarà un domani. E dopo, ci sarà un dopo. E noi, resteremo in piedi: liberi, democratici, umani.” A dire queste parole è un’amica di Valeria, in un post di Facebook. Un post di addio, perché Valeria è morta, quella sera, insieme ad altre 88 persone. “Lei avrebbe voluto così? – continua il messaggio – No, lei non pensava ad un dopo. Valeria voleva solo vivere.”
No, lei non pensava ad un dopo. Valeria pensava al presente, ed è per questo che ho raccontato la sua vita senza utilizzare verbi al passato. Non si può, non si deve parlare di lei al passato. Il passato, per sua natura e per quanti sforzi si faccia, si dimentica. E dimenticando, si cade vittime del gioco dei terroristi, che puntano alla cancellazione di quello che le persone come Valeria rappresentano: il cosmopolitismo, il dialogo, la convivenza, la bellezza. Già, la bellezza viene distrutta, è il caso di Palmira, perché è un eccezionale collante che unifica le persone al di là delle differenze, siano esse etniche o religiose.
Queste diversità trovano la naturale relazione nei luoghi di massa: ristoranti, teatri, aeroporti, stadi. Spazi che mantengono viva quella che la rivista patinata di propaganda dell’Is, Dabiq, definisce la “zona grigia” cioè l’area di dialogo fra mondo cristiano e mondo musulmano. Non è dunque un caso se questi spazi sono stati gli obiettivi di molti attacchi rivendicati dallo Stato Islamico. Dopo il Bataclan, Bruxelles, Istanbul, Dacca,Nizza. Prima, Charlie Hebdo.
Proprio l’ attacco al settimanale satirico avevano spinto Valeria a parlare a lungo con Chiara di terrorismo. Nonostante tutto, rimaneva contraria alla guerra e a qualsiasi tipo d’ intervento militare. “L’unico modo per rispondere alla guerra è la pace”, diceva.
E l’unico modo che abbiamo noi per rispondere all’Isis è continuare a parlare di Valeria, continuare a mantenere viva la zona grigia. A voler “solo vivere”, come lei.
Fonti:
http://www.forumdellameritocrazia.it/premio_solesin.aspx
http://www.geopolitica.info/incontro-di-civilta/
http://www.memrijttm.org/dabiq-vii-feature-article-there-is-no-longer-any-gray-zone-the-world-includes-only-two-camps-that-of-isis-and-that-of-its-enemies.html

CONDIVIDI

Profilo Autore

Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

Lascia un commento


− 5 = quattro