Reality che disgrazia

0

Di martedì!  Sul web fioriscono i gruppi d’ascolto sui reality per vedere e commentare e Twitter è preso d’assalto dai fan che fanno scommesse, ipotizzano scenari, abbandoni e corna.

La spettatrice

Ricordo che qualche anno fa  il direttore di un noto tg nazionale chiese agli spettatori – tramite sondaggio – se volessero vedere inserite nelle notizie del giorno pure quelle riguardanti il Grande Fratello (ignoro di che edizione si trattasse) come da sempre era stato fatto. Ebbene, il risultato fu stupefacente: si votò in massa per il no, quindi quei fatui filmati di bagni in piscina e tradimenti non fecero più parte dell’informazione giornaliera della rete televisiva. Devono essere di diverso avviso i maggiori quotidiani che on line e in versione cartacea hanno dato un rilievo abnorme (secondo me) alla messa in onda di Temptation Island, un reality estivo importato da noi nientemeno che dalla lungimirante Maria De Filippi più di dieci anni fa e passato inosservato nella sua prima edizione. Riproposto in anni recenti ha visto un crescente successo, addirittura divenendo un piccolo cult, tanto che si è giunti alla quarta edizione quest’anno.

La conduzione è stata ceduta a un uomo, anch’egli reduce da un reality, e la base del programma è di una semplicità disarmante: sei coppie non sposate e senza figli che si separano, vivono in splendidi villaggi in luoghi di vacanza e nel frattempo vengono tentate da aitanti single ambosessi. Sì, sia i maschi che le femmine vengono presi d’assalto da questi tizi e queste tipe mezzi nudi che vogliono far capire loro quanto sia poco solida la loro unione e in quanti nanosecondi uno/a dimentica di essere in una coppia da mesi o anni.

Ad avvisare i malcapitati (ma spesso le malcapitate) di avere in atto un tradimento sono velenosi video da sorbirsi davanti ad un falò, cioè esposti al pubblico ludibrio degli altri concorrenti che sorridono per averla scampata bella e cominciano però a temere che la volta successiva tocchi a loro.

Addirittura sul web fioriscono i gruppi d’ascolto per vedere e commentare e Twitter è preso d’assalto dai fan che fanno scommesse, ipotizzano scenari, abbandoni e corna.

Io posso dire di aver voluto provare a guardarne una mezz’ora e di essere rimasta turbata per una serie di motivi concatenati. In primis, l’immagine cafona e sguaiata che viene data dei napoletani  Gomorra style (ce ne sono parecchi), in seconda battuta, la fissità dei ruoli per maschi e femmine. Mi sono sentita soffocare da varie versioni di piccoli angeli del focolare che attendevano fiduciose notizie dai loro partner belli, bravi, espansivi ed eroici rivelatisi poi strenui massaggiatori di sederi altrui e sdolcinati osservatori di stelle con la single seminuda accanto. Lacrime a fiumi per le donzelle di turno le quali, tuttavia,  ben decise, meditano vendette da vere femministe: sfregarsi contro il palestrato di turno e far arrivare il video al fidanzato.

Degradante, ma tanto! Poi, ecco l’unica ragazza che rema contro: dopo aver raccontato della sua triste infanzia, dice senza mezzi termini che salterebbe addosso al single che la accompagna  perché il suo fidanzato non la tratta come dovrebbe e, pur facendo la casta, continua a stare sola con lui e a sospirare a favore di telecamera. Non posso trascrivere i commenti che ho letto in rete su di lei, ma anticipo che sono nel solco della dualità anni ’50 del maschio italico: quindi, sì agli uomini che fanno i cacciatori, no alle donne che cambiano idea perché sono troie. Mai che qualcuno dica semplicemente che la libertà di scelta è condivisa da entrambi i sessi. Credo che il pubblico di tale “gioiello” non sappia nemmeno dove sta di casa, la suddetta libertà. Le espressioni e gli occhi lucidi dello scadente conduttore danno il tocco finale a un prodotto che definire trash sarebbe un complimento. Ne esce fuori un quadro dei giovani tra venti e trentacinque anni che è desolante; io continuo a sperare che siano storie finte con una trama già scritta (da pessimi autori) da interpretare. E ci tengo a dirlo: non condivido l’idea che d’estate la tv debba diventare un contenitore per la differenziata! Le idee che si veicolano sono offensive, pure se ci sono quaranta gradi all’ombra.

Per farmi ulteriormente del male, ho sbirciato la contro-programmazione della Rai e ci ho trovato un altro strambo programma, in netta opposizione a questo succitato: Coppie in attesa 2 (sempre di importazione, l’anno scorso era andato in onda senza conduttore) che narra le nascite di figli da coppie di ogni tipologia. Intendo: benestanti, in là con l’età, provate dalla malattia, sposate, conviventi. Su tutte, le chiose di Ambra Angiolini, della quale fatico a comprendere la funzione. Appare fuori luogo e fuori ruolo, credo che anche un telespettatore ingenuo lo noterebbe. Il tutto si svolge con una enfasi esagerata, arrivando con le telecamere fin dentro le gambe aperte delle partorienti e con una bella presenza di prodotti dei quali fare pubblicità con nonchalance. Elogio delle famiglie e della figliolanza a oltranza, quindi anche con inseminazione artificiale ed adozioni. Il guaio, secondo me, è che non si spiega nulla, puntando sulla facile lacrimuccia e sull’edulcorare i problemi (fisici e psicologici, nonché pratici) che una nascita comporta. Insomma, si vuole il lieto fine e il vissero felici e contenti e non c’è realtà che tenga. E, nemmeno a dirlo, i ruoli sono i soliti e i comportamenti forzati e senza fantasia: uomo dolce, donna forte; donna isterica per gli ormoni, maschio assertivo; lui che non aiuta in casa, lei che sembra Wonder Woman ma un po’ lo critica; lei che fa da madre pure al marito, lui che si crogiola nel ruolo di Peter Pan.

Più che stupirmi del rifacimento di tali reality diffusi in Usa e un po’ ovunque, penso sempre a quanto esibizionismo alberghi nei cuori dei miei compatrioti. Se non c’è remora alcuna nel mostrarsi cornuti, nudi, con la placenta attaccata etc etc, penso sia sempre per la smania di apparire in tv. Non vedo intenti pedagogici o culturali di fondo.

E lancio un invito: disertiamo sempre di più il piccolo schermo, così avaro di programmi di qualità e leggiamo, non importa se libri cartacei o e-book. Arriveremo in autunno ritemprate, almeno nello spirito!

CONDIVIDI

Profilo Autore

Daniela Astrea

Daniela Astrea - laureata in Filosofia con un tesi in Studi di genere, si occupa da anni di studi femministi in vari campi: cinema, letteratura, arte. Ha organizzato eventi, fatto parte di collettivi, lavorato in un’agenzia pubblicitaria come copywriter, pubblicato saggi e articoli sulla storia delle donne.

Lascia un commento


nove + 3 =