Indonesia a tappe

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Jakarta è un ammasso di gente in strada, in macchina o in scooter che suona il clacson e non ha nessuna regola: un vero caos.

di Marcella Saracco

Adoro viaggiare. Mi piace scoprire posti nuovi, culture diverse e confrontarmi con la gente del posto. Non mi piacciono i tour organizzati, sono uno spirito libero… amo seguire il mood del momento e scegliere in base all’istinto. Non mi interessano i percorsi standard, oggi con internet è possibile scoprire posti davvero unici frequentati dalla gente locale; quindi mi organizzo sempre per conto mio. Certo, costa impegno e fatica, ma è anche una grande soddisfazione.

Come faccio? Ogni viaggio inizia dal volo, e spesso la scelta è determinata dal prezzo. Perché si sa, anche il costo ha la sua importanza. Quindi, definito un budget di massima, si inizia con la ricerca e da qui in poi il viaggio prende vita.

Era una fredda domenica di febbraio, quando navigando tra i siti di offerte, il mio compagno ha trovato la nostra meta per l’estate: l’Indonesia, e nello specifico un volo su Jakarta. WOW, per me era giusto un luogo lontano, memoria di giochi in scatola, di cui non conoscevo nulla. Ci sono voluti diversi mesi per organizzare il tour, definire le mete da toccare, i mezzi da prendere e i giorni necessari per godersi la vacanza. Tra guide, forum e ricerche ho iniziato ad imbastire il viaggio. Ma arriviamo al dunque! Si parte, la data è arrivata, non con poche ansie e paure a causa della cronaca estiva di questi posti; ma sono fatalista e quindi: pronta!!!

Nella notte arriviamo a Jakarta e la mattina seguente, sveglia presto e giro del centro: monumento nazionale, moschea, chiesa cattolica e dopo km a piedi, la piazza principale. Pranzo indonesiano in un baretto all’aperto con festival musicale di sottofondo, condito dal rumore dei generatori…J. Questo luogo è l’unico che salvo della città.

marcella saracco(cosa ho nel piatto? Riso bianco, un cracker di spezie e arachidi, un’insalatina con sopra una salsa con arachidi piccanti e un’altra specie di frittatina indefinita. Molto buono, ma parecchio speziato)

Jakarta è un ammasso di gente in strada, in macchina o in scooter che suona il clacson e non ha nessuna regola: un vero caos. Le strade sono a carattere tematico: la via dei ricambisti d’auto, delle stoffe, delle cianfrusaglie…ma senza eleganza. Posso tranquillamente dichiarare che è la città più brutta che abbia mai visitato. Lo avrei dovuto capire subito, dal momento che nella ricerca delle attrazioni imperdibili da vedere in città mi indicavano i centri commerciali. Ad ogni modo era una tappa obbligata, quindi se vi dovesse capitare un volo su Jakarta, cercate di scappare il prima possibile!

Il giorno dopo si parte in treno verso Yogyakarta, considerata la città culturale di Giava. 6 ore di viaggio attraversando infinite risaie e paesini rurali. La città si anima la sera in un labirinto di vie e locali, e di risciò che sfrecciano ovunque carichi di turisti. Giungiamo all’inizio di Jalan Malioboro, una strada piena di negozi di bassissima qualità e di chioschi di cibo inquietante. A prima vista ci sembra poco tipica per i nostri gusti, quindi ci infiliamo nelle viuzze interne alla ricerca di un posto per mangiare, non abbiamo molto tempo, il fuso orario e la sveglia del giorno dopo ci consentono poche ore di svago.

La mattina seguente alle 3 ci vengono a prendere per dirigerci verso il sito dell’UNESCO Borobudur. E’ ancora buio quando arriviamo ai piedi di questa “piramide”. Saliamo i gradoni illuminando il cammino con una torcia e ci sediamo in cima alla costruzione in direzione est. Fa molto freddo, non si vedono le stelle perché è nuvoloso e in silenzio aspettiamo l’alba. Il sole inizia a creare giochi di luce e piano piano le statue prendono forma e il tempio si scopre in tutta la sua maestosità e bellezza. Toglie il fiato da quanto è bello!

Statue di Buddha intervallate da campane o stupa di pietra lavica e tutto intorno bassorilievi che rappresentano varie fasi della religione buddista, di cui questo è l’unico tempio dell’isola.

statue-budda

(Per chi avesse visto Pechino express lo scorso anno, era una delle mete in cui avevano fatto delle gare).

Iniziamo a camminare per il sito e in ogni angolo rimaniamo sorpresi dalla cura e dai particolari dei muri di cinta come anche dalla struttura stessa. L’edificio è strutturato in 10 terrazze, che rappresentano le fasi del cammino spirituale verso la perfezione, e sono divise in tre gruppi:

– il primo rappresenta il regno del desiderio, ossia la vita nelle spirali del desiderio;

– il secondo, è il regno della forma pura, formato da 5 livelli quadrati che rappresentano la progressiva emancipazione dai sensi;

– le ultime 3 terrazze circolari simboleggiano il cammino progressivo verso il nirvana.

Lo percorriamo in lungo e in largo, scambiamo commenti con gli altri turisti, foto e ci godiamo questa esperienza. Immaginatevi migliaia di bassorilievi e centinaia di Buddha lungo tutto il tempio…meraviglioso!

L’atmosfera è magica, e il sole comincia a scaldare anche noi, ed è ora di spostarci al secondo sito dell’UNESCO chiamato Prambanan, di religione induista.

Vi ricordate come si facevano da bambini i ricami dei castelli di sabbia, lasciando cadere gocce di sabbia “molle” dalle dita? …ecco, a me questo tempio ricorda molto questi “ricami”.

 

stupe2La trilogia in questa religione è molto importante ed in questo sito ci sono tre templi di pietra lavica a forma di cono dedicati rispettivamente a Brahma, Vishnu e Shiva che dominano su una moltitudine di altre costruzioni che si estendono per chilometri.

Un posto unico. Purtroppo a metà del 1600 il terremoto ha devastato la maggior parte delle strutture, che negli anni stanno cercando di ricostruire; pensate che ci sono voluti oltre 20 anni per riassestare le pietre alla forma originale di un solo tempio. (cit. alla Alberto Angela)

Dopo aver ascoltato la storia di tutti i simboli di questo posto magnifico, grazie ad una guida molto preparata, è ora di contemplare il panorama e respirare l’aria e l’atmosfera che avvolge Prambanan. Non c’è folla e quindi si può godere in tranquillità. Non lontano un altro sito raggiungibile a piedi e poco frequentato attira la nostra attenzione, e per arrivarci attraversiamo un giardino molto ben tenuto. Ci tengono molto al verde J.

Prima di ripartire, qualche foto e un ultimo sguardo alla costruzione nel suo insieme. E sì, perché in questi posti non ci si torna spesso J.

gamelanRitorniamo in centro per visitare il Kraton, che è il palazzo del sultano, attualmente in carica. Al suo interno vediamo giovani ragazze cimentarsi nella danza tipica di Giava. La coreografia racconta di drammi a sfondo storico-religioso e la mimica la fa da padrona, potremmo dire che sono ballerini-attori, che recitano con complicati e tortuosi gesti di mani e piedi, accompagnati da un’orchestra chiamata gamelan.

Il nostro tempo a Yogyakarta è finito, un treno ci aspetta per affrontare la parte avventurosa del viaggio.

Siete pronti a seguirmi!?!?! Vi aspetto, ma portatevi qualcosa di caldo perché dove andiamo, fa freddo! J

 

 

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