La percezione del mio io virtuale

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Quando navighiamo in rete forniamo una serie di informazioni su di noi.Ne siamo consci? Volete controllare?

Le impronte digitali che lasciamo toccando gli innumerevoli elementi virtuali con cui veniamo a contatto tutti i giorni sono numerose; ogni volta che accettiamo i termini di un servizio, ogni volta che permettiamo ad un App di accedere alle nostre info, ogni volta che clicchiamo un “mi piace” su Facebook  non facciamo altro che lasciare dietro di noi brandelli virtuali della nostra identità che possono essere raccolti ed elaborati per creare il nostro identikit virtuale.

Questo identikit sarà ovviamente un  profilo predittivo che definirà  quali sono o potranno essere le nostre scelte: preferenze religiose, politiche e sessuali e persino il grado di soddisfazione della nostra vita.

Essendo ovviamente un profilo basato su una predizione statistica avrà un margine di errore che sarà tanto più elevato quanto minore è il numero di informazioni che quotidianamente immettiamo nel mondo virtuale.

Con lo scopo di valutare quanto a rete sa di noi ,  l’Università di Cambridge ha sviluppato un’ applicazione, Apply Magic Sauce http://applymagicsauce.com/you.html che offre la possibilità ad ogni internauta di  capire quanto un sito, un app o un social network conosca di lui.

Basta accedere ad esempio con il proprio account Facebook per capire come siamo visti dagli  occhi virtuali di Mark Zuckerberg & C.

Qual è il vantaggio dal punto di vista della sicurezza della creazione di questo identikit virtuale?

Conoscere a priori eventuali comportamenti violenti, tendenze omicide e/o suicide.

Ma quale scenario può aprirsi dal punto di vista della manipolazione delle scelte del singolo tramite la creazione di messaggi pubblicitari creati ad personam?

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Profilo Autore

Anna Diuccio

Ingegnere elettronico, Anna Diuccio,romana d’adozione,sposata con una bimba di 4 anni si è lanciata dul web,tralasciando parzialmente gli studi fatti,per iniziare un’attività che la soddisfa e le rende possibile conciliare la sua vita famigliare con il lavoro. “Gestisco con una collega un sito (www.schadula.it) di un’associazione culturale che si occupa di formazione in cui spesso contribuiamo con articoli redatti da noi su argomenti di attualità (e non) che ci colpiscono in maniera particolare”.

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