Coraggio e codardia

0

LA PROVERBIALE CODARDIA JIHADISTA E IL CORAGGIO DI UNA RAGAZZA

Si chiamava Dilar Gencxemis. Per tutti però era Arin Mirkal: il suo nome di battaglia. Aveva 24 anni e da cinque militava nelle file del YPG (Unità di Difesa del Popolo Curdo).
E’ morta lo scorso 5 ottobre in combattimento, ma non sotto i colpi del nemico.
Arin infatti faceva parte di un gruppo di 15 donne guerrigliere impegnate sul campo contro i jihadisti dell’Isis appostati a Mistenur, nei pressi della città siriana di Kobane.

Non conosceva la paura; per lei la guerra a favore della sua gente era diventato un dovere morale, una causa a cui aveva deciso di votarsi totalmente.
Per questo, quando si è trovata isolata dalle compagne, sprovvista di munizioni, in balia dei guerriglieri del califfato non ha avuto esitazioni e ha scelto di farsi esplodere. Rinunciando alla vita, al futuro, a tutto ciò che una ragazza della sua età poteva ancora permettersi di sognare.

Il suo sacrificio ha causato molte vittime tra i jihadisti ma anche molto timore e sconcerto.
Già, perché per un integralista nulla è più infamante dell’uccisione in battaglia per mano di una donna, che in tal caso da “oggetto” si imporrebbe allora come “soggetto” vero e proprio, ossia causa primaria della degradazione del maschio al ruolo di vittima impotente.
Senza contare il fatto che chi viene trascinato nel tunnel della morte da un essere potenzialmente ritenuto inferiore (quindi la donna) non potrà godere della bellezza e delle delizie riservate ai martiri nel fantomatico paradiso di Allah. Inoltre dovrà rinunciare alla compagnia perenne delle 75 vergini promesse dal Corano, che per lui non saranno mai disponibili. L’astinenza eterna sarà insomma la sua condanna (cosa che per un integralista è peggiore di qualsiasi altro castigo).

Arin sapeva tutto ciò. E decidendo di improvvisarsi kamikaze ha inteso lanciare il suo ultimo estremo affronto ai quei fanatici dell’Isis che tanto detestava.
Qualche mese prima dell’attacco suicida lo aveva detto chiaramente al mondo: i jihadisti non sono così coraggiosi come vorrebbero far credere. E neppure così forti. Ne era assolutamente convinta e ha cercato in qualche modo dimostrarlo. E magari, chissà, con il suo gesto ha forse voluto lanciare anche a tutti noi un messaggio di speranza.

CONDIVIDI

Profilo Autore

Rita Cugola

Rita Cugola, milanese del ’59. Giornalista. Attualmente ha collaborato con il quotidiano “Il Fatto” e ha lavorato per il mensile “SpHera” (ora chiuso), occupandosi, rispettivamente, di mondo islamico (immigrazione, problematiche politiche e sociali) e di egittologia, ermetismo, filosofia. Collabora al momento attuale anche con Panorama e Alganews . Il suo blog http://ritacugola.blogspot.it/

Lascia un commento


+ 5 = dieci