Scuola Befree “Donne e potere”, scuola di benessere e futuro

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E’ inconsueto nel nostro Paese che un’insegnante venga premiata per il lavoro svolto a scuola e, ancor più inusuale, per un progetto di educazione alla differenza di genere.

di  Pina Arena

Una premessa su un’esperienza straordinaria: è inconsueto nel nostro Paese che un’insegnante venga premiata per il lavoro svolto a scuola e, ancor più inusuale, per un progetto di educazione alla differenza di genere. A me è successo, con la prima edizione del concorso“Sulle vie della parità”.

La Federazione Nazionale Insegnanti (FNISM) e la giuria composita del concorso hanno, infatti, premiato non solo la classe vincitrice, ma anche la docente referente che, nel mio caso, ha ricevuto in dono l’ammissione alla Scuola estiva di“Be free”. Solo partecipando, ho scoperto la grande portata di questo regalo.

Procediamo a ritroso. Bolsena, Convento francescano, 3 settembre 2014.

Dopo cinque giornate di lavoro, le partecipanti alla Scuola estiva Befree “Questioni di potere” si salutano: abbracci da amiche antiche, promesse di ritrovarsi ancora per continuare insieme un percorso di conoscenza e riflessione sull’identità e sulle relazioni di genere, progetti ancora sospesi ma già concepiti con desiderio di lavorare e stare insieme per costruire un mondo nuovo. La scuola Befree è stata, è evidente, una scuola di formazione che ha coinvolto le menti, le anime, i corpi delle partecipanti, quasi tutte giovani, in gran parte dell’Italia centrale, provenienti da mondi professionali diversi, tutte con un vissuto che le ha portate a interrogarsi sull’identità e sulle relazioni di genere.

Cinque giornate intense, ricche di proposte e storie raccontate da espert* autorevoli che hanno riflettuto sul proprio impegno-lavoro nella città e nel mondo, ripensato innanzitutto se stess* per suggerire strade nuove da seguire in un mondo chiaramente in crisi di modelli, riferimenti, guide.

Dalla storia, alla sociologia, alla didattica alla pedagogia, dalla filosofia alle arti marziali, dall’economia alla politica alla letteratura e all’arte, dal diritto all’impegno sociale fino alle esperienze di auto-mutuo aiuto delle donne che subiscono violenza: tutti i campi vengono attraversati per riflettere sul potere come “strumento maschile da declinare al femminile”, da ripensare a favobefree-are della relazione uomo-donna, contro la violenza, per un mondo di sviluppo e benessere.

Raccontare ciascuno dei contributi non è possibile. Ogni intervento, per la forza di sollecitare emozioni e aprire prospettive nuove, meriterebbe un racconto a sé.

Recupero allora – attraverso la mia prospettiva di donna di scuola e toponomasta che coltiva il progetto di fare della scuola il luogo centrale di educazione alle relazioni pari e al valore della differenza – alcuni centri di analisi che hanno attraversato il discorso delle donne della Scuola Befree: il ritorno a concetti chiave del femminismo- così lontano dalle giovani generazioni – come autorevolezza, forza, condivisione, sorellanza; la riflessione sulla necessità di rimettere in discussione, ovunque, strutture e paradigmi di potere consolidati; il silenzio sulla storia e sulle storie delle donne, e la necessità di percorsi di recupero memoriale che diano loro idee e strumenti per nuove direzioni; il potere discriminante dei linguaggi neutri che lasciano le donne nel limbo dell’invisibilità; il confronto tra un potere maschile in atto e un potere femminile come potenza; l’assimilazione di modelli maschili nei diversi luoghi gerarchici del potere degli uomini: istituzionale o mafioso, delle professioni “forti”; il ripensamento dell’idea e della percezione della forza femminile, intellettuale e psico-fisica, e il vuoto di cultura della relazione e della condivisione nei luoghi istituzionali; la necessità di una formazione diversa per docenti perché guidino le giovani generazioni nell’opera complessa di scardinamento di sistemi fondati sulla disparbefree-cità patriarcale e poi paternalista.

Commuove e fa riflettere l’esperienza del gruppo Aiuto-Mutuo Aiuto Befree: qui, nell’esperienza delle donne che hanno subito violenza e tradotto la loro storia di dolore in aiuto ad altre donne vittime di abusi, viene vissuto un modello sociale nuovo e viene colmato  il vuoto del disagio femminile nei luoghi del potere.

La scuola Befree è anche tanto altro: emoziona.

Francesca Romano nei panni di una borghese diventata barbona per sfuggire all’asfissia dei ruoli sociali e di genere; fa emergere energie dimenticate il “risveglio energetico” curato da Sara Pollice; nutrono il corpo ma anche l’anima, i cibi buoni e belli preparati da Aurora Ferina, che progetta per l’anno prossimo il percorso culinario “Cibo, amore e cultura”; ridestano altre prospettive nella percezione di sé e della propria forza i laboratori di Giusi Cicciò e di Alessandra Chiricosta che esplora la forza combattente che parte dal corpo femminile.

La Scuola va oltre e tesse condivisioni, secondo la bella tradizione del pragmatismo femminile: l’assessora alle P.O. della Regione Lazio, Concettina Ciminiello, s’impegna a sostenere un piano di attività condivise.

Ma Befree è soprattutto il gruppo di donne –Oria Gargano, vulcanica presidente di Befree, Antonella Petricone, Gaia Brunetti, Sara Pollice, Anna Verdolocco, Natasha  De Matteis, Francesca Esposito- che realizzano innanzitutto un modello di cooperazione orizzontale e condivisa, di segno femminile, che andrebbe studiato e diffuso, per il benessere e lo sviluppo di questo mondo.

Ora ritorno a scuola, al mio progetto di educazione permanente alla differenza di genere, con una consapevolezza nuova, più forte, con una prospettiva più ampia e ricca del percorso che mi/ci aspetta per una costruzione di una cultura differente, in un mondo asfissiato dall’emergenza, un mondo che necessita di un ripensamento dei vecchi modelli culturali, perché si aprano “strade nuove” di coesione, equità, giustizia.

Nel frattempo, Toponomastica femminile e FNISM, con il patrocinio del Senato, hanno indetto la seconda edizione del concorso Sulle vie della parità. Partecipate!

 

 

 

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