Stupri di casta

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Donne, per lo più ragazze, coinvolte in stupri di casta.

“Porci, schifosi, bastardi. Dovrebbero evirarli tutti, gettarli in cella e lasciarveli a vita”.
Quali altre parole si adatterebbero meglio agli orrendi crimini perpetrati in India con agghiacciante sistematicità e metodicità? Identico il rituale: aggressione-stupro-omicidio. Analoghi gli obiettivi: donne, per lo più ragazze se non (come negli ultimi casi) addirittura quasi bambine. Le violenze di genere avrebbero una frequenza costante: una ogni 22 minuti circa, in base ai dati ufficiali forniti dal paese; decisamente molte di più per le associazioni umanitarie.
Qualunque sia la verità, certo non sarà facile cancellare l’immagine delle due ragazzine impiccate a un albero dopo essere seviziate e uccise.
Corpicini esili, che lasciano non solo intendere  la fragilità costituzionale di quelle che da vive erano adolescenti come tante altre, con i loro sogni e le loro aspettative, ma che paradossalmente evidenziano anche e soprattutto l’assurda facilità con cui gli aguzzini hanno potuto portare a compimento quello scempio indicibile.

Non è affatto raro, purtroppo, che specie nelle zone rurali dell’India le donne vengano violentate. Soprattutto se dalit, cioè paria. In tal caso gli uomini delle caste superiori si sentono autorizzati a trattarle come oggetti
da rubare e rompere a loro piacimento. E nessuno osa mai protestare o reagire, perchè i paria, gli intoccabili non hanno né diritti né voce in capitolo. “In questo c’è la volontà di non mettere in questione il sistema delle caste e presentare il fatto come un mero atto criminale”, ha commentato la scrittrice e attivista indiana Arundhati Roy. “Ma quando lo stupro è usato
come mezzo di oppressione di una casta sull’altra diventa uno strumento politico”.
Solo che adesso una nuova dicotomia sta lacerando il paese. Da un lato il cambiamento veloce delle donne cittadine, sempre più emancipate, protagoniste della vita sociale (scuola, lavoro, politica) e quindi ritenute meritevoli di punizione da parte degli uomini; dall’altro la povertà e l’analfabetismo che ancora opprime la vita nei villaggi e nelle province, dove il mondo femminile
scompare tra le pieghe dell’indifferenza generale.

Nel primo caso la violenza sessuale rappresenta un castigo inferto da mani maschili per carenza di controllo; nel secondo per mancanza di debita protezione da parte di chicchessia.
Nonostante una parvenza modernizzatrice, il sistema indiano della suddivisione sociale in caste non consente alla nazione di uscire da una sorta di letargia medievale. Non sarà facile estrapolare la scottante problematica femminile dal contesto rigido in cui è incastrata da millenni.
Anche se alcuni importanti passi sono stati faticosamente compiuti dalle più intraprendenti, le donne indiane sono senz’altro da annoverare tra le maggiormente oppresse del mondo. Condannate spesso ai matrimoni forzati in tenerissima età, private di ogni dignità sociale e umana, relegate nei recessi  della vita pubblica, non possiedono gli strumenti sufficienti per condurre una vera lotta di liberazione. Subiscono in silenzio, come hanno sempre fatto anche le loro progenitrici nel corso del tempo.

Noi non possiamo far nulla di concreto per aiutarle direttamente, è ovvio. Ma abbiamo la tecnologia dalla nostra parte. Usiamola per dar voce a questi fantasmi che fluttuano evanescenti e silenziosi avvolti nelle tradizionali vesti dai mille colori attraverso un territorio immenso del pianeta.  Perchè l’equità e la giustizia sociale non devono prescindere da alcun appartenenza di casta, tanto in oriente quanto in occidente. L’importanza di un individuo è identica ovunque. Il rispetto del valore umano non va mai sottovalutato.

Ciò che accade oggi in India, in pieno XXI secolo, è semplicemente intollerabile. Chi lo nega o se ne  mostra disinteressato è solo un maledetto ipocrita al servizio di Madama Ignoranza.

di Rita Cugola

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Profilo Autore

Rita Cugola

Rita Cugola, milanese del ’59. Giornalista. Attualmente ha collaborato con il quotidiano “Il Fatto” e ha lavorato per il mensile “SpHera” (ora chiuso), occupandosi, rispettivamente, di mondo islamico (immigrazione, problematiche politiche e sociali) e di egittologia, ermetismo, filosofia. Collabora al momento attuale anche con Panorama e Alganews . Il suo blog http://ritacugola.blogspot.it/

1 commento

  1. agnese onnis on

    Ho provato così orrore e dolore quando ho sentito la sera a casa la notizia per radio, ma questa foto annichilisce chiunque!. Come si fa, come può essere possibile cogliere la fragilità di due ragazzine in fiore? così piccole che addirittura vanno alla ricerca di intimità tra i cespugli per ‘far pipì’, piccole e inermi, sprovvedute nel trovare una soluzione in fondo banale come tante volte si fa per ovvi motivi, come quei bambini piccolissimi che giocando ‘a nascondino’ si mettono dietro una tenda trasparente oppure nascondono soltanto la loro faccina sul muro e lasciano fuori il corpo… Si. così per innocente fiducia, ma in contrasto c’è chi ‘quella banalità’ del male la trova , c’è chi intravvede in tutto ciò una possibile concreta libertà di uccidere, di torturare, di violentare con tutto il male possibile corpi inermi, piccoli e indifesi.
    Sta alla base dell’aggressività, della tenacia e della volontà di coloro che vogliono danneggiare con intenzione l’avversario’ debole: le donne e i bambini. Questo mi spaventa, questa possibilità che in qualunque parte del mondo ogni minuto esiste si perpetua quella dose di accanimento dell’uccisione e dello stupro su corpi che nn possono difendersi…
    Quanto si fa per mettere sull’avviso da questi pericoli! , eppure anche dentro le mura di luoghi amici, sicuri, affidabili avviene tutto ciò, in forme più o meno simili. Certamente imprevedibile la conclusione di queste efferatezze, avvengono anche attraverso le persone conosciute -cui per varie ragioni si affidano spesso i propri figli – che utilizzano la subdola persuasione delle parole, del regalo e della fiducia che conquisterà le piccole vittime; oppure gli sconosciuti che vivendo sempre con l’intenzionalità del segugio che aspetta la preda sotto casa, nelle strade o nei luoghi appartati.
    L’elenco delle possibilità è infinito, ma che cosa si può fare davvero in tutto questo malessere che ci disarma???

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