Viaggiatrice e combattente. What else?

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Una splendida sessantenne. Ce ne fossero come lei!

di Giovanna Roiatti

Che mestiere faccio? Difficile da definire, infatti tutte le volte che la burocrazia ha cercato di incasellarmi da qualche parte ha dovuto accontentarsi di un laconico “altro” . Faccio altro rispetto alle professioni catalogate dai nostri ministeri, dal nostro fisco, dai nostri centri per l’impiego che sono rimasti alle classificazioni ottocentesche…

Anche chi ha più di sessant’anni forse non capisce bene o magari capisce ma poi me lo richiede tante volte perchè non riesce a inquadrarmi in uno schema noto. Non son stata sempre così, infatti ho fatto l’insegnante per 17 anni. Ora di anni ne ho 58.

Le mie giornate lavorative, in genere molto lunghe, passano dallo scrivere una domanda di finanziamento per un ente locale alla Regione o allo Stato, alla formazione in aula per un gruppo di donne, dal facilitare un tavolo di lavoro alla progettazione di un’iniziativa transfrontaliera piuttosto che di dimensioni europee. Faccio anche consulenza alle associazioni di volontariato della mia regione su temi organizzativi e sul fund raising. Sono una buona progettista e una buona docente di progettazione, mi dicono, perchè ci credo profondamente, credo che la tecnica del progettare sia indispensabile se si vuole arrivare da qualche parte, se si vgliono ottenere risultati.
Amo molto la cultura anglosassone per il suo pragmatismo, ammiro i tedeschi per la loro capacità di tener fede agli orari, al rispetto per la natura e per ciò che li circonda, gioisco dei dolci paesaggi della Carinzia che ho qui a pochi kilometri. E poi adoro il mare ma non il mare del lettino al sole, mi piacciono le onde e il vento e spenderei volentieri più di qualche weekend in barca a vela. L’anno scorso ad agosto ho passato una settimana a vedere balene e delfini girovagando in una barca-scuola tra le Witsundayislands nel Nordest dell’ Australia. Perchè in Australia? Perchè ci vive uno dei miei adorati figli, ricercatore presso l’Università di Sydney. E’ sposato con una meravigliosa ragazza, gran lavoratrice, e prima di andare in ufficio ogni tanto va a fare un’ora di surf in spiaggia. Beato lui!

Ho un altro figlio che lavora felicemente a Roma, altrettanto felicemente convivente con una ragazza “in gamba”. Finiamo il quadretto familiare: mio marito lavora a Buenos Aires e ci vediamo ogni tre mesi in presenza, ogni sera o più volte al giorno via Skype. Ogni giorno benedico Internet e il computer che mi segue ovunque neanche fossi un’ adolescente videodipendente…. non potrei vivere senza di lui perchè mi permette non solo di lavorare bene ma anche di vedere, sentire, giocare con la mia famiglia lontana, al mattino sento e vedo uno che ha 10 fusi di distanza, la sera tardi l’altro che ha 5 ore in meno.
A casa son sola e il cane di famiglia è morto da quasi un anno, qualcuno mi guarda e pensa che sono molto sfortunata, qualcuno mi guarda con curiosità, qualcuno mi cerca, qualcuno mi trova troppo strana e non mi cerca….

Qualche rara volta piango pensando agli abbracci che non posso dare e ai pasti che non posso cucinare perchè non ho nessuno per cui cucinare ma una cosa che non mi succede mai è annoiarmi. Ho sempre qualcosa da fare anzi direi che il tempo non mi basta per le cose che vorrei fare: ora ho fondato con altre donne un gruppo di professioniste che vorrei si scambiassero servizi e si aiutassero a vicenda in questa realtà economica così difficile che stiamo vivendo, spesso litigo con qualche impiegato pubblico, telefono per ottenere appuntamenti, mando mail ai partner stranieri,… perchè dico stranieri? Non credo che un abitante del Kansas chiamerebbe straniero un abitante dell’Ohio, quindi dico Europei, di altre regioni europee. A giugno andrò in Lettonia e Lituania. A agosto forse in Argentina. A novembre di nuovo in Australia. Vedere gli altri, gli altri popoli, gli altri cibi, le altre piazze, gli altri paesaggi dona un occhio in più, l’occhio del vedere le cose a distanza e quindi più chiare, del vedere il quadro d’insieme e non il particolare e consente di relativizzare, cosa molto importante per seguire la strada della tolleranza.
Con questo non perdo la mia identità ma la verità è che ci siamo stufati, noi viaggiatori, di essere presi in giro per quello che succede in Italia, questo bellissimo, complicatissimo paese……

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Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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