Le discariche non son di cristallo

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Un due tre ..stella! Le discariche non son di cristallo, peccato.
Immaginiamo enormi vasche trasparenti, grandi come campi di calcio collocate qua e là, dove ognuno può osservare il “frutto” del proprio modo di vivere. 

di Marina Borghetti

Le discariche non son di cristallo, peccato.
Immaginiamo enormi vasche trasparenti, grandi come campi di calcio collocate qua e là, dove ognuno può osservare il “frutto” del proprio modo di vivere. In questo modo, e non nascoste, capiremmo il problema.
Le discariche non si fermano mai, da moltissimi anni si riempiono senza sosta. Soltanto la crisi ne ha leggermente, ma di poco, ridotto il contenuto. Quando una è piena, ci si sposta un po’ più in là e se ne apre un’altra. Gli abitanti lì accanto protestano un po’, poi tutto torna come prima.

I rifiuti si vendono e si acquistano, come una comune merce, viaggiano, si spostano da uno Stato all’altro, addirittura da un continente all’altro.
Ma costa molto farli viaggiare e così a volte si seppelliscono qua e là, in fondo la terra è grande c’è spazio.. Anche in fondo al mare, così nessuno li vede, cosa vuoi che sia…
Si polverizzano vendendoli come concime ad ignari contadini.

Poi si possono bruciare in altissime torri colorate, sigari che svettano fumando nel cielo sempre meno blu. I rifiuti si possono anche dividere: carta, plastica, organico, vetro. Ci son aziende che raccolgono, lavorano la materia e producono altri prodotti della stessa sostanza.
In alcuni paesi ci son persone, soprattutto bambini che vivono tra i rifiuti, i rifiuti dei ricchi. In modo preciso e certosino li dividono, per poi rivenderne una parte, soprattutto metalli. Magro compenso in cambio di gravi malattie, analfabetismo e una vita disperata.

Ma perché produciamo così tanti rifiuti? Come mai non siamo stati capaci in tutti questi anni, con le grandi conoscenze in ogni campo, a ridurli sensibilmente o eliminarli?
Una volta c’erano i pozzi da butto (la gioia dell’archeologo che riesce a trovarli, ma rarissimi) dove si gettavano rifiuti, composti quasi unicamente da ceramica e terracotta e pochissimi vetri (costosi, pochi li usavano). I metalli si rifondevano, legno e carta finivano nel fuoco, stoffe e indumenti si giravano all’infinito fino a diventare stracci e gli alimenti avevano un circuito ben preciso, neanche le ossa restavano, ci si faceva il sapone.

Oggi con una modesta spesa di alimenti, si ottiene un metro cubo di confezioni da gettare, a cui seguirà lo scarto alimentare. Negli ultimi 3 anni son stati scartati milioni di televisori, ancora perfettamente funzionanti, causa passaggio a decoder. La lattina di pelati nuova, si mette accanto ad alimenti (anche semiaperti) perché non la consideriamo “sporca” (eppure dalla fabbrica alla dispensa, ha viaggiato molto raccogliendo microbi di ogni tipo) ma basta svuotarla del contenuto che diventa rifiuto, la si tocca con due dita, quasi infastiditi e mai si riporrebbe tra gli alimenti.
Eppure non è cambiato nulla, se non il peso.
E la lista nera dei rifiuti può proseguire all’infinito…
Un due tre..stella!

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Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

1 commento

  1. Io sono sgomenta e attonita nel vedere che, nonostante da anni, decenni, si faccia presente il problema dei rifiuti riciclabili e non, continua a imperversare un utilizzo esasperato degli involucri: dal prosciutto al formaggio, dalla carne alle uova, tutto è super confezionato. Capisco che ci siano ragioni di mercato (la fretta nel fare la spesa!) per giustificare tutto questo, ma quello che mi stupisce è il non vedere nemmeno un piccolo sforzo per ridurre l’enorme varietà di “contenitori”. Siamo vicini al Natale, e mi viene in mente un esempio banalissimo: perchè le aziende non propongono una confezione semplice ed essenziale per gli acquisti domestici e un’altra più rappresentativa per i regali? Se compro una scatola di cioccolatini da offrire, facilmente, appena a casa, la riverserò in un piatto o una ciotola … e dovrò buttare la bellissima scatola in cartone, con magari qualche dubbio sulla giusta collocazione per il riciclo: cartone solo o un po’ plastificato? si recupera o si butta e basta? …

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