I cinque passi, III

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di Cristiana Iannotta

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 Terza puntata

“Che cosa dirò a Luca?”, furono le mie prime parole.
“Possibile che lui sia sempre al centro dei tuoi pensieri?”, mi redarguì Marisa, “questa è anche la tua vita. Pensa solo per un attimo a te, a cosa vuoi fare, è inutile che ti dica…”
“Si, si, non parlare. È inutile. So quello che vuoi dirmi.”
Ricordo di essere andata a casa pensando che, a quel punto, tutto era veramente inutile.
La vita che avevo costruito con Luca stava per crollare, in un modo o nell’altro. L’equilibrio trovato dopo tanti anni stava per essere spezzato con una facilità che aveva dello sconvolgente. Aspettai il rientro di Luca con un’ansia indefinibile. Invece lui, come al solito, ribaltò ogni mia aspettativa continuando ad essere il mio punto di riferimento come lo era stato a scuola quando diceva: “… il quotidiano sarà la prova più difficile per voi, ma l’importante è che sappiate chiedere aiuto, senza vergogna. Dagli altri prendete pure in considerazione i loro consigli perché vi illustreranno altri punti di vista, ma non perdete il vostro obiettivo: fare ciò che più vi rende felici, autonomi, indipendenti. Voi tutti siete in grado di prendere le vostre decisioni. Dovete solo avere un po’ più di coraggio…”
Luca è sempre stato molto razionale, ma in quel momento era senza dubbio alcuno anche molto felice e non me lo sarei mai aspettato. Sono solita fare sempre gli stessi errori: valuto male il prossimo, chiunque esso sia, ed erigo barriere solo per proteggermi da tutto ciò che penso di non saper affrontare. Mi tenne stretta a lui per un tempo infinito, continuando ad accarezzarmi dolcemente i capelli, il viso, le mani. Poi, con la consueta dolce fermezza che ben conoscevo, con il suo tono da professore mi illustrò l’altro aspetto della realtà: “Sai questo cosa potrà comportare per noi, vero? Soprattutto per te. Non siamo più dei bambini e l’entusiasmo deve essere necessariamente accompagnato dal vincolo della saggezza; l’età poi, fa anche la sua parte e la gravidanza per te non sarà una passeggiata. Soprattutto il dopo non lo sarà. Soltanto tu puoi capire cosa possa essere meglio per te. Io posso soltanto assicurarti che ogni tua decisione sarà anche la mia, senza rimpianti né rimproveri. Ho scelto te come mia compagna per la vita e ti appoggerò, qualsiasi strada tu voglia seguire. Non voglio influenzarti in alcun modo, ti chiedo solo di pensarci bene.”
Parole dolci. Vere. Belle parole ma, intanto, da quel momento, da quel giorno di calma apparente, mi sono sempre sentita sospesa tra il dovere e il volere.
Sospesa, fino a quando non sarò in grado di decidere e scegliere.
Cosa?
Mi sento di non avere scelta. L’unica possibile, per me, sarebbe il “non consentire”, l’unica maniera razionale di affrontare questo momento. Torno sempre allo stesso punto: non so decidermi.
Il ticchettio della pioggia sui vetri mi riporta ad oggi, all’imminente realtà, sono qui a casa, ancora seduta accanto alla finestra. Ora chiusa. Ascolto il cantilenare delle gocce che esplodono sul vetro. Ho pensato continuamente, senza sosta, a cosa sarà meglio fare quando arriverà il momento.
È arrivato, è oggi, e non so ancora cosa fare. Tra poco meno di un’ora Luca mi verrà a prendere e andremo a ritirare il risultato delle analisi. L’amniocentesi. La tua svolta.
Lo senti anche tu il rumore della pioggia? Riesci a sentire questo suono rilassante o sei più sballottato dalla mia ansia? Certo, non devi dormire sonni tranquilli in questo periodo, lo vorrei tanto ma anche io sono stanca, sai.
Vado a prendere il mio libro preferito per cercare di rilassarmi un po’, ma non riesco proprio a concentrarmi. Il mio corpo ha altro a cui pensare, si stanca facilmente e lo assecondo di buon grado, anche se non smette mai di sottolineare la sensazione che sta diventando la mia compagna di questi ultimi mesi: la certezza di non vivere più la mia vita di sempre. Tutto si sta modificando dentro e fuori di me: sono insicura, più del solito e affamata come non mai, specialmente di cose mai assaggiate prima. Il gusto del nuovo è elettrizzante per me: porta delle nuove sensazioni che vanno ad ampliare la gamma delle mie tante esperienze sensoriali. Uscire fuori dei confini è un bel traguardo per una che, come me, ha sempre seguito la sua strada su binari predefiniti, ma non per questo facili.

<<continua>>

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Dols

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