Fenomenologia del pensiero Maschilista e del pensiero Maschile.

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di Antonio Turi


Vinta la guerra, adesso bisogna vincere la pace
, mai questo aforisma è stato più vero che per il lungo percorso che ha portato le donne dalla condizione subalterna di vittime designate e non tutelate di una società chiaramente maschilista, società che addirittura nel quadro legislativo sorrideva del reato di adulterio se commesso dall’uomo ma puniva duramente quello commesso da una donna, a uno stato di fatto che almeno dal punto di vista della legge ha realizzato la parità.

Intendiamoci, c’è ancora moltissimo da fare. Perché dopo aver cambiato la legge, bisogna cambiare la mentalità. Però a mio avviso proprio in questa direzione molto aiuterebbe riuscire a comprendere che esiste il pensiero maschilista e il pensiero maschile e che non tutte le forme del pensiero maschile sono, appunto, maschilista, per quanto diverse possano essere da un modo di vedere le cose che potremmo definire femminile.

Capire che un uomo e una donna vedranno sempre le cose in modo molto diverso e che questa diversità va non solo accettata, ma può perfino diventare uno strumento di crescita, significa magari liberarsi di questa idea di voler educare gli uomini a una forma di pensiero che è e gli sarà per forza di cose sempre estranea.
Molto del fastidio epidermico che il mondo maschile prova nei riguardi del movimento femminista, oggi, non dipende da un maschilismo più o meno nascosto o consapevole, ma dall’incapacità del movimento femminista o di molte femministe di accettare l’esistenza di un pensiero maschile e dal fatto che troppe espressioni di questo modo di vedere vengono bollate come maschiliste.

Forse è venuto il momento per il movimento di femminista di capire che bisogna smettere di pretendere di decidere come deve essere o deve comportarsi un uomo ma di cominciare ad occuparsi di educare la donne ad approfittare della parità e della libertà conquistata.

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Profilo Autore

Antonio Turi

Antonio Turi è nato il 6/7/1960 a Barletta. Giornalista scrittore, ha collaborato con la gazzetta del mezzogiorno e con le principali testate teatrali italiane e prodotto testi teatrali ottenendo numerosi riconoscimenti, i fra i quali il flaiano, il riccione, il fondi la pastora e l'anticoli corrado. Svolge anche attività come formatore e addetto stampa.

15 commenti

  1. Dols

    Beh, mi sa che stavolta tocca a me aprire le danze. Ho sempre pensato che un uomo la pensa per forza differentemente da una donna, perchè è geneticamente diverso, però talvolta mi ricredo perchè conosco molti uomini con un pensiero femminile molto radicato. Ma qui il discorso è diverso: Antonio cosa vuoi dire per maschilista e machile? Spegacelo con qualche esempio..

  2. A proposito di quello che scrivevo poco fa su Fb: educare, educare, educare.
    Sono in linea di massima d’accordo con Antonio, ma occorrerebbe definire un po’ meglio il confine tra pensiero maschile e pensiero maschilista: non diamolo per scontato..
    Mi sembra di poter dire che l’autore non è affatto maschilista: è già un buon punto di partenza..! 😉

  3. maschilista vuol dire che alla base c’è una concezione che vuole le donne inferiori, maschile che vediamo le cose in modo diverso da voi, a volte anche opposto e questo modo di vedere quando si concretizza nel modo di gestire il rapporto, la relazione, le cose, crea frizioni. ma frizioni da pari a pari, non da superiore a inferiore 🙂

  4. Pingback: Essenzialismo da bar « femminile plurale

  5. Io ritengo che dovremmo tutti, uomini e donne , imparare a crescere insieme rispettando le differenze e senza prevaricazioni di genere .

  6. alice tafuri on

    ho letto l’articolo di Antonio Turi e ho letto l’articolo di Laura Capuzzo. Ho interpretato l’articolo di Turi in un modo diverso rispetto a Laura Capuzzo. l’uomo e la donna sono diversi. è inevitabile che la diversità biologica si rispecchi sulla mente. è diverso il modo di rapportarsi della donna rispetto al proprio corpo, è diverso il modo in cui il corpo ci comunica. è diverso lo sviluppo. Inevitabilmente il pensiero segue la percezione che cogliamo di noi. La nostra capacità, possibilità di poter procreare mai potrà renderci uguali all’uomo e per chi è madre l’esperienza di avere una vita dentro di sé è una esperienza che per quanto l’uomo possa “condividere” vivere accanto alla propria compagna non lo renderà mai donna. L’uomo e la donna sono diversi. Nell’articolo di Turi è enorme la responsabilità e la capacità che l’autore attribuisce alle donne. “Capire che un uomo e una donna vedranno sempre le cose in modo molto diverso e che questa diversità va non solo accettata, ma può perfino diventare uno strumento di crescita, significa magari liberarsi di questa idea di voler educare gli uomini a una forma di pensiero che è e gli sarà per forza di cose sempre estranea.” Se si riuscisse a cogliere la sottigliezza dell’articolo vedremmo che nella costatazione della diversità tra donna e uomo se ne coglie la ricchezza di questo incontro. “bisogna smettere di pretendere di decidere come deve essere o deve comportarsi un uomo ma di cominciare ad occuparsi di educare la donne ad approfittare della parità e della libertà conquistata.” “educare le donne” non perché abbiamo bisogno di essere educate ma “educare” come comunicare, presentare alle donne l’alternativa della ricchezza nell’incontro donna/uomo. “Molto del fastidio epidermico che il mondo maschile prova nei riguardi del movimento femminista, oggi, non dipende da un maschilismo più o meno nascosto o consapevole, ma dall’incapacità del movimento femminista o di molte femministe di accettare l’esistenza di un pensiero maschile e dal fatto che troppe espressioni di questo modo di vedere vengono bollate come maschiliste.” Vedere lo spettro del pensiero maschilista ovunque e comunque non potrà mai renderci del tutto libere “costruire la pace” è un percorso, un lavoro fatto di esplorazione, volontà e intelligenza. Noi donne che possiamo “creare” una vita possiamo creare la pace. ricordiamoci l’uomo nasce da noi.

  7. Che fastidio le parole di Dols che dicono che ci sono uomini con pensieri FEMMINILI… come se ci fossero donne che hanno pensieri maschili… Cosa vuol dire scusami? Non esistono pensieri genderizzati, esistono pensieri e basta, cattivi o buoni che siano. Che si dicano femminili o maschili è perché storicamente sono stati interpretati più da una parte o dall’altra, ma non è una regola di fatto. Credo sia un sessismo bello e buono anche solo definire femminili/maschili certi pensieri. E poi, Dols, maschi e femmine la pensano in modo diverso perché sono geneticamente diversi.. ma tu credi davvero che l’intelligenza e le capacità di pensiero dipendano da X o da Y? Ma non vi è venuto mai il sospetto che forse siamo più uguali di quello che crediamo, e che forse se siamo così diversi è solo ed esclusivamente dovuto a cause socio/culturali?

    Inoltre, la femministe dovrebbero smetterla con la cultura della colpevolizzazione, specialmente nei confronti delle generazioni maschili più giovani, che di colpe, francamente, non ne hanno nessuna.

  8. replica all’articolo della Capuzzo sopra postato

    Questo pomeriggio, mentre me ne stavo al bar a chiacchierare di calcio e autovetture, in attesa di poter poi finalmente tornarmene a rotolarmi nel fango e a dedicarmi con i miei simili a ritualità di tipo apotropaico, la curatrice di Dol’s mi ha chiamato per invitarmi a leggere il contributo della illustre signora Laura Capuzzo, un contributo che alla base ha ore e ore di studio dei sacri testi di ogni materia dello scibile umano, solo passaporto valido per poter esprimere opinioni o pareri diversi da quelli che la Capuzzo ha deciso essere veri.
    Detto fatto, mi sono immerso nella lettura. E mi scuserete se dal basso della mia ignoranza (o dal fango nel quale mi rotolo, che dir si voglia) faccio qualche puntualizzazione senza aver troppo studiato i citati sacri testi. Si tratta di bazzeccole, sciocchezze che perfino io riesco a vedere ma che purtroppo sono sfuggite alla Capuzzo, troppo compiaciuta di una prosopopea che andrebbe curata prontamente onde evitare altre figuracce come quella odierna.
    Una figuraccia che comincia con una gaffe al limite della querela, visto che la signora mi attribuisce parole da me mai scritte, cioè da lei inventate. Per esempio sostiene che secondo me “l’unico trofeo che viene mostrato come grande conquista delle donne è la legge relativa all’adulterio (sigh!), legge modificata tra il 1968 e il 1969”, laddove io scrivevo “… ha portato le donne dalla condizione subalterna di vittime designate e non tutelate di una società chiaramente maschilista, società che addirittura nel quadro legislativo sorrideva del reato di adulterio se commesso dall’uomo ma puniva duramente quello commesso da una donna, a uno stato di fatto che almeno dal punto di vista della legge ha realizzato la parità”. Per non parlare del giochetto sul cambio di mentalità, anche questo da me mai riferito alle donne.
    Il fatto è che convinta di avere una superiore verve polemica la Capuzzo dimentica invece la prima regola di ogni dibattito se affidato alla scrittura, quella di non inventarsi le parole della controparte, altrimenti si fa solo la figura di chi non capisce l’italiano, o di una bugiarda.
    Presa dal sacro fuoco del suo autocompiacimento la Capuzzo fa confusione fra forma del pensiero e cose o azioni alle quali questa forma viene applicata, perché non è questione di chi gioca al calcio e chi con le bambole ma del fatto che se mettiamo un uomo e una donna a giocare al calcio o con le bambole lo faranno con una forma del pensiero diversa, forma che potrà anche incarnarsi in comportamenti frutto di una costruzione sociale dell’identità ma poi, gratta gratta, alla fine sempre la differenza biologica trovi, prosegue ingarbugliando problematiche relative alla costruzione sociale dell’identità di genere, alla biologia, alle varie teorie del comportamento e dio solo sa cos’altro ancora, e infine imbocca una strada solipsistica che la porta a porre una domanda che nulla ha a che vedere con il mio intervento (“insomma, femministe, voi pensavate sul serio che il maschilismo fosse un prodotto culturale della società patriarcale, che potesse essere modificato con dialogo, ascolto, lavoro culturale? Illuse”) e che soprattutto lo travisa definitivamente e completamente con buona pace dei vantati anni di studio e di riflessione visto che io, come tutti, mai mi sognerei di negare che il maschilismo è frutto della società patriarcale. E infatti non lo nego. Anzi, non solo non lo nego, ma lo combatto anche, il maschilismo, e faccio di tutto per favorire la sua scomparsa, per quello che mi è possibile.
    Solo, e qui c’è il succo del mio intervento, ritengo che fra uomini e donne ci siano delle differenze biologiche e che queste differenze biologiche danno vita a forme del pensiero diverse e non so quanto complementari ma che non per questo devono necessariamente sfociare nella prevaricazione dell’uno o dell’altro. Sostengo (e potrò sbagliare, ovvio, ma non avendo molto studiato non ho le pretese oracolari della Capuzzo) che comprendere l’esistenza del maschile come cosa diversa dal maschilismo rappresenterebbe per le donne un bel passo avanti.
    Certo, capisco che si tratta di un passaggio complicato, almeno finquando la Capuzzo o altre come lei saranno convinte che maschile significhi “rotolarsi nel fango e dedicarsi con i propri simili a ritualità di tipo apotropaico”.
    Il maschilismo va combattuto sempre e ovunque, ma ormai esistono luoghi in cui non c’è maschilismo ma solo un pensiero maschile. Affrontare questo pensiero maschile utilizzando il Capuzzo Style blocca il progresso dei rapporti uomo donna e, di conseguenza, della società più in generale.
    Ah, dimenticavo. La curatrice di Dol’s mi ha chiesto tempo fa di proporre degli spunti utili ad aprire dibattiti (dibattiti, non polemiche) contenendo il pensiero in una ventina scarse di righe. Sì, in una misura da intervento al bar Sport. Solo che a volte anche Einstein parlava di teoria della relatività al bar Sport. E se lo faceva lui con la teoria della relatività, potrà ben farlo un maschietto come me non altrettanto dotato e su problematiche meno complesse e specialistiche.
    Un saluto a tutte.

  9. Dols

    Luca ciò che ho detto è generalizzato. Un uomo ed una donna hanno per cultura, educazione (soprattutto) una collocazione diversa nella società. Se poi intervengono fattori diversi (emozionali , familiari) l’uomo e la donna si comportano diversamente. Ma dimmi un po’, ti verrebbe mai in mente di depilarti o truccarti o metterti e gonne ? Forse si, ma non è questa la norma,non è questo che ci sia aspetta dai sue sessi. Forse ora le cose stanno cambiando..ma ogni cambiamento ha il suo tempo..

  10. Paolo1984 on

    essenzialmente mi spaventa sia chi descrive mascolinità e femminilità come qualcosa di fisso, immutabile e radicalmente contrapposto come chi nega del tutto che esistano maschile e femminile. e mi spaventa anche chi aprioristicamete parla di modi di vivere la sessualità assolutamente e necessaramente più “autentici” e “liberi” di altri

  11. Francesca Lemmi on

    Concordo con Antonio nel sostenere fermamente che la svolta definitiva si ha quando tutti quanti (non solo le donne, però) riescono ad accettare che uomini e donne hanno due cervelli diversi e quindi quando si parlerà di due cervelli (e non di uno) e di due generi e quindi due modi di essere diversi. accettare questo e quindi partire da un presupposto di diversità, aiuterebbe tantissimo in ogni ambito, anche in quello più ristretto e privato della coppia (ve lo assicuro!). dal riconoscimento di due diversità, dovrebbe poi partire la valorizzazione delle differenze e quindi la presa di coscienza che anche le donne, anche perché il loro cervello femminile ha una struttura e quindi delle funzionalità diverse, hanno delle capacità e abilità peculiari che potrebbero fare la differenza, se integrate con quelle maschili… sia in ambito politico, economico, lavorativo.
    nonostante la scienza abbia fatto passi da gigante nell’ambito della differenza di genere e siano stati scritti una serie di libri anche divulgativi al riguardo, si continua a fare orecchie da mercante e in questo anche i maschietti! d’altronde non ci dimentichiamo che certi movimenti, come anche il femminismo (in tutte le sue sfaccettature), nascono come contro-reazione ad una cultura maschilista e se il femminismo tuttora esiste e sussiste, forse qualcosa vorrà pur dire… basti vedere la politica in che mani continua ad essere (età e genere di appartenenza? soliti scenari già visti!).

  12. Dols

    Però come si fa a dire che uomo e donna sono diversi? Certo lo sono per i ruoli loro imposti nella società. Ma c’è un po’ di mascolinità o femminilità in oguno di noi. Poi la società, l’educazione, la cultura ti colloca al posto giusto. IUna spescie di razionalizzazione dell’essere umano. La donna può procreare e l’uomo no. L’uomo è fisicamente ”più” forte e la donna più debole. Le sole certezze.

    • pier luigi on

      Mi piacerebbe che ogni tanto si ricordasse che la donna procrea attraverso un “atto comune” chiamato fecondazione. E che senza fecondazione non vi è procreazione.
      Forse è da qui che bisognerebbe prendere le mosse. Non è un mero fatto meccanico.
      Mi piacerebbe che si disquisisse anche di cosa rappresenta psicologicamente la fecondazione per un uomo al di la degli stereotipi.

  13. francesca, concordo con te in tutto. anche e soprattutto nella seconda parte. quello che cerco da sempre di dire è: non sottovalutiamo le sacche di arretratezza del mondo maschile, ma ce ne sono anche in quelle femminile. soprattutto guardiamo al nuovo e valorizziamolo. 🙂

  14. Francesca Lemmi on

    sicuramente la cultura gioca un ruolo importante nel definire i ruoli di genere (anche se purtroppo negli ultimi tempi neanche troppo e ne sanno qualcosa i ragazzi e i bambini che si trovano a confrontarsi e quindi a identificarsi con modelli meno definiti e chiari di prima…ma questo è un capitolo a sé!) ma è altresì vero che donne e uomini nascono (biologicamente) con due cervelli diversi, ovvero con due cervelli strutturati in modo diverso e quindi da cui derivano funzionamento e funzionalità in parte diversi. è chiaro che tutto ciò vale in generale e che la biologia si va sempre ad intrecciare con l’educazione e il condizionamento ambientale, ma è importante sempre tenere ben presente che alla base il cervello non è uno e univoco. mi ripeterò ma sono fermamente convinta che se tenessimo più di conto di questa diversità, allora riusciremmo a comprendere meglio tante differenze comportamentali e valorizzando le differenze, riusciremmo a dare spazio sia agli uomini che alle donne, ciascuno con capacità diverse non solo perché individui diversi ma anche per generi di appartenenza differenti… e forse a quel punto verrebbero meno i presupposti per parlare di “maschilismo” e “femminismo”, quanto meno in forma strict.

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