Voglio capire se ne è valsa la pena

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 Paladina della cultura di genere, Sabrina Sasso pubblica oggi, con le Edizioni Nulla Die, Voglio capire se ne è valsa la pena, un romanzo sulle relazioni di coppia. Per chiedersi se, in alcune circostanze, vale davvero la pena di abbandonarsi totalmente all’amore.

È nata a Milano in una data incerta tra il 19 e il 20 febbraio 1964, ha vissuto tra l’Italia e il Venezuela fino ai 22 anni, a 19 era già andata a vivere da sola, ma a 27 era casalinga a Palermo e mamma di due figli. Sabrina Sasso, un passato ricco di esperienze diverse, oggi vive a Modena, dove lavora come impiegata, e quando può si dedica a quella che è l’unica costante della sua vita: l’amore per la scrittura (e per la lettura). Per affrontare l’argomento che più le sta a cuore: il mondo femminile e il suo rapporto con quello maschile.

Hai iniziato con un blog che ha dato il nome al tuo libro, e che oggi si è spostato su http://pitunpi.blogspot.it/, ma si chiama “La finestra dal treno”. Il cambio di titolo corrisponde a un tuo cambio esistenziale di prospettiva?

Voglio capire se ne è valsa la pena era il nome di pitunpi.splinder; una volta capito se ne potesse valer la pena o meno, ed essendo stata sfrattata dalla piattaforma Splinder che aveva chiuso i battenti, ho pensato di chiamare l’altro blog La finestra dal treno. La vita mi ha portato a un certo pendolarismo amoroso, e il treno è il mio mezzo di trasporto. In più, sto scrivendo un altro libro che credo intitolerò così. Forse…

Sul tuo sito http://sabrinasasso.altervista.org/ avvisi il lettore, «a suo rischio e pericolo», che il tema del tuo scritto sono le donne e le relazioni di coppia. Sembra quasi la premessa per un saggio o un manuale, invece hai scritto un romanzo. Come mai questa scelta?

Non credo nei saggi, non credo nei corsi, non credo nei consulenti di coppia. Credo nell’esperienza. Nel libro presento la mia, a volte indiretta, ma sicuramente frutto di vicende vere, vissute, sentite.

L’”avvertimento” è serio: chi legge potrebbe rendersi conto di alcune cose che non vanno nel suo modo di vivere e gestire le relazioni amorose.

In copertina sul tuo libro c’è una ragazza con un livido e un cordino al collo. Sul tuo blog ho letto che sei impegnata attivamente nella lotta alla violenza di genere. Ce ne vuoi parlare? Il tuo romanzo affronta quest’argomento?

La ragazza non ha un livido, è la sua carnagione, ah ah ah! Comunque, sì, dà l’idea di una che si sdraia sull’erba perché finalmente si è liberata di una situazione al limite. Sono impegnata da anni nella lotta alla violenza sulle donne, anche se, in Italia, dire di essere impegnati su questo fronte vale a dire che fai poco. E non perché non ci sia da fare, ma perché a nessuno sta a cuore questa tematica, alle donne men che meno, per strano che possa sembrare. La violenza sulle donne, non solo fisica ma anche psicologica, economica, sessuale, nasce da un concetto errato del rapporto amoroso e dell’amore.

Vivi a Mirandola, in provincia di Modena. Il recente terremoto del modenese vi ha lasciato profonde tracce. Nel tuo blog, sei impegnata anche a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo. Come stanno davvero le cose?

Adesso vivo a Varese con il mio compagno, ma i miei figli sono nel modenese. Sicuramente ci sono stati atti eroici e persone che si sono distinte durante e dopo il sisma, ma la situazione reale è che gli stessi modenesi, o meglio la parte sud che non ha subito danni, stanno sfruttando a loro vantaggio il fatto che molti si sono dovuti spostare, aumentando i prezzi degli affitti come nemmeno a Milano. Anche i prezzi degli alimentari sono gonfiati, e questo su tutto il territorio, per cui (ma spero non stia più succedendo) alcune persone la cui casa non era inagibile andavano a mangiare gratuitamente nei campi degli sfollati. Gli aiuti dallo Stato, certo, è bene che debbano arrivare, ma ci si dovrebbe prima aiutare tra noi conterranei. L’operosità degli emiliani, inoltre, è un’arma a doppio taglio: il 29 maggio, giorno della seconda scossa, non avrebbero dovuto esserci operai a lavorare nei capannoni pericolanti. Non sarebbe morto nessuno, se avessero aspettato un po’, anziché pensare sempre a produrre.

Il tuo percorso di vita ha incluso una separazione. Laura, la protagonista di Voglio capire se ne è valsa la pena, vive la stessa esperienza. Scriverne ti ha portato a elaborare meglio la tua sofferenza personale?

La separazione è un evento traumatico anche quando non la si subisce, ma la si sceglie, come nel mio caso. Questo perché s’investe tutto nel matrimonio, spesso si hanno dei figli e quindi crolla una vita intera. Ma, secondo me, è l’unica strada da seguire, dopo che le hai provate tutte. Scriverne è stato terapeutico, sì.

Il tuo libro è stato definito un romanzo di chick lit, che però «parla alle donne, apre le loro menti, le porta a riflettere». Cosa pensi dell’attuale letteratura ‘chick’ italiana e straniera? Può essere considerata un mezzo valido per parlare alle donne di argomenti più profondi dello shopping e della ricerca dell’uomo ideale?

Non credo che il mio sia un romanzo di chick lit, perché non affronta temi leggeri. Se il mio editore sapesse che ha messo sulla piazza un chick lit, mi querelerebbe! A parte gli scherzi, penso che questa etichetta sia stata data da opinionisti incauti che hanno scambiato per letteratura chick lit alcuni capitoli scritti con un tono sarcastico. In realtà, credo che il mio libro non sia definibile: se per qualcuno è chick lit, bene; se viene considerato altro, bene lo stesso.

Mi interessa soprattutto che il suo messaggio arrivi alle donne.

A proposito di chick lit, hai fondato il Jane Austen Book Club. Qualcuno dice che sia proprio la grande scrittrice l’antesignana di questo genere letterario… Sei d’accordo?

Oddio, forse sì. Lei era fantastica, non posso nemmeno pensare di paragonare una riga di quello che scrivo alle sue opere. Però, ti svelerò un segreto, il Jane Austen Book Club deve il suo nome a un film omonimo, che invito caldamente a vedere.

Hai il potere assoluto per un giorno. Cosa cambi nelle relazioni tra donne e uomini (e nelle politiche per il femminile…)?

Cambio le donne. Scusate, ma è così. Gli uomini si adeguerebbero di conseguenza. Cambierei radicalmente la mancanza di rispetto che le donne hanno verso se stesse quando si tratta di uomini, quell’inzerbinimento che le coglie quando sono in una relazione malata, e per malata non intendo per forza fatta di violenza, ma di dinamiche grottesche, in cui l’uomo può farne di tutti i colori e la donna subisce, non si capisce bene perché. Di solito queste donne si giustificano dicendo: ma io lo amo. A me verrebbe da dir loro che l’amore è un’altra cosa. E, soprattutto, il primo, primissimo amore è verso noi stesse. Un uomo che ci tratta male non è il nostro amore, è un idiota che dev’essere immediatamente defenestrato dalla nostra vita. Forse ci toccherà restare per un po’ da sole, single, in attesa di un uomo che ci farà felici: non dobbiamo pensare che sia la fine del mondo. Stare da sole per dedicarci a noi stesse è estremamente utile per imparare a capire se la persona che arriverà “ne vale la pena”.

Sabrina Sasso, Voglio capire se ne è valsa la pena, Nulla die Edizioni, «Lego narrativa», 2012, pp. 174, € 16 – ISBN 978-88-97364-27-6. La casa editriceinvia il libro in giornata e senza spese postali.

 

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Profilo Autore

Chiara Santoianni

Chiara Santoianni, scrittrice, giornalista, counselor e docente, pubblica dal 1984 e ha collaborato a numerosi quotidiani e periodici italiani. È autrice del saggio Popular music e comunicazioni di massa (ESI, 1993), dei manuali Sicurezza informatica a 360° (Edizioni Master, 2003) e Come creare un webinar di successo (Amazon, 2022), del libro per ragazzi Vita spericolata di un giovane internauta (Amazon, 2021, 1a ed. 2012). Ha scritto inoltre il romanzo umoristico Il lavoro più (in)adatto a una donna (Cento Autori, 2011) e i romanzi di chick lit Il diario di Lara (ARPANet, 2009), Provaci ancora, Lara! (ARPANet, 2012) − vincitori delle edizioni 2008 e 2012 del concorso ChickCult −, Cocktail di cuori e Missione a Manhattan (Cento Autori, 2015 e 2016). È autrice e curatrice della raccolta di racconti di chick lit Volevo fare la casalinga (e invece sono una donna in carriera) (Albus 2012) e della collana di Cento Autori "A cuor leggero" (2015). Inoltre, è autrice delle guide turistiche Enogastronomia, Turismo Balneare, Turismo Giovanile, Turismo Enogastronomico (Electa Napoli, 2004-2006); co-autrice delle guide di viaggio Pacific Coast (Edimar, 1999) e Napoli. Costa e isole (De Agostini, 2002). Suoi racconti sono contenuti nei volumi collettivi Lavoro in corso (Albus Edizioni, 2008), Timing semiserio per un matrimonio quasi perfetto (ARPANet, 2011), Non proprio così (Giulio Perrone, 2011), ManifestAmi (2013). Ha scritto per anni la rubrica Numerando per la rivista d’informatica “Internet Magazine”. Ha inoltre ideato e realizzato il sito web Chiara’s Angels − finalista al Premio DonnaèWeb e all’Italian eContent Award 2006 − e il blog di recensioni librarie Spazio Autrici. La sua passione, oltre alla scrittura, è la tecnologia in tutte le sue forme.

7 commenti

  1. Luciano Anelli on

    Bne…ho trovato il mio alter-ego femminile ? Mi hanno appellato “Paladino delle donne o femminilista” e diffondo il sapere sulla violenza conro le donne….ma non ho un blog e tanto meno un Club ! Mi attivo sul web, anche attraverso facebook, col mio gruppo “Valorizzare i generi nella differenza” e mi rivolgo alle donne perchè non si omologhino al maschile. Non aggiungo altro, ma basta cercarmi con google e leggermi, anche qui su dols, per sapere se dicoil vero.
    ciao alter-ego !

  2. Non vi conoscevo!!!! E’ stato l’ingresso tra voi di Daniela Domenici, mia amica, la felice coincidenza di essere qui.
    Ho fatto un salto di gioia quando ho letto “cambierei le donne”….. è la mia convinzione da tanto (ma tanto davvero dato che ho 72 anni) anche se spesso dò fastidio quando lo dico.
    Voglio leggere il libro, mi stuzzica e mi attira: tra l’altro l’autrice ha più o meno l’eta delle mie figlie e la mentalità di una delle due.
    Vado a cercare Luciano Anelli su facebook….

  3. “L’amore inizia da noi stesse”, nulla di più vero e drammatico in un mondo in cui le donne imparano che essere amate è forse l’unica vera meta da raggiungere.
    Si meraviglia Dols del fatto che nn siano intervenute [molte] donne.
    E’ così, il nostro peggior difetto è quello di essere in gran parte permalose, il riconoscesi in certi atteggiamenti porta le donne ad un rifiuto categorico, quasi astio ed antipatia verso chi si permette di dirci che la causa principale della situazione “donna”, spesso, è la donna stessa.
    Chi ti ama non vuole il tuo dolore ed allora impariamo ad amarci, in modo assoluto ed incondizionato.
    Un libro bellissimo da leggere tutto d’un fiato 🙂

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