Una per tutte

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di Caterina Della Torre

Sabri Najafi nasce a Shiraz in Iran e si trasferisce in Italia 32 anni fa, subito dopo la rivoluzione islamica. Attivista in patria, una volta espatriata ha portato il suo aiuto alla causa di tutte le donne iraniane tradite dal regime islamico subentrato allo Scià.

Sei  rimasta in contatto con l’Iran? Come?
Sì, sono in contatto costante, via Internet (email, Face book , Skype), ho  notizie tramite i siti  siti e i blog, per telefono  e  grazie alle visite di  parenti e amici .

Conti di tornarci?
Conto  sul cambiamento della situazione al  più presto possibile. Spero che  la gente  torni a vivere in pace, in democrazia  e uguaglianza. Per l’arrivo  della democrazia però  non conto sull’aiuto  dei governi occidentali ma solo  sullo sforzo  del popolo iraniano

Ci racconti la tua attività da blogger? Che obiettivi hai?
Gestisco con altre amiche il blog  www.milionedifirme.blogspot.com  ed ora abbiamo aggiunto  al weblog questo sito http://www.donneiraniane.it/. ancora  in costruzione, per aiutare la condizione delle mie sorelle e del mio popolo.

L’ho aperto dopo aver sentito che le mie sorelle iraniane avevano avviato, nel 2007, una campagna per  un milione di firme per chiedere di cambiare le leggi discriminatorie nel mio paese. Su questo sono stata sempre attiva, fin dalla lotta contro  la legge del Chador che Khomeini aveva imposto subito  dopo il suo arrivo in Iran. Eravamo già scese tutte nelle piazze l’8 Marzo del  1979; ma contro quel regime durissimo non si è ottenuto niente. Le attiviste, solo per il “crimine” di raccogliere firme vengono arrestate, viene  a loro negato di poter studiare nelle università  e viene negato il  permesso di espatrio; così ho deciso di sostenere le mie
sorelle in Iran aprendo un blog anche in Italia, per far sentire il movimento delle donne iraniane anche fuori dall’Iran e sostenere le battaglie pacifiche delle attiviste .

Il nostro gruppo italiano ha anche un altro blog http://madriinluttoiran-campaign.blogspot.com  che abbiamo avviato subito
dopo le elezioni presidenziali del 2009 quando, truccando i risultati, Ahmadinejad è diventato presidente. Come ricorderete la gente è scesa in piazza in massa; ci sono stati molti morti, feriti, torturati e  scomparsi; fra i tanti giovani uccisi c’era anche Neda Agha Soltan, la cui immagine in punto di morte girato il mondo. Da là è nata la rivolta di  un nuovo gruppo di donne che, dopo la perdita dei loro cari, sono scese insieme  nei parchi in Iran  per manifestare il loro dolore e chiedere giustizia.
La Madre  di Neda  è stata la prima che è andata,  una settimana  dopo la morte di lei,  nel  Parco Laleh   accendendo una candela ed è rimasta là  in  silenzio  per mostrare  il suo dolore e la sua  rabbia
Le Madri di Parco Laleh  sono come le Madri di Piazza de Majo in Argentina. Chiedono la giustizia e pongono tre precise richieste:

1- Liberazione di tutti prigionieri politici>
2- fine della pena di morte e ogni altro tipo di esecuzioni.
3-  Il processo aperto ed equo di coloro che hanno ordinato ed eseguito uccisioni e tutti gli altri crimini contro i cittadini che hanno avuto luogo dall’inizio della Repubblica islamica.

Anche loro vengono spesso maltrattate e arrestate solo perché chiedono giustizia

Quindi noi che viviamo in Italia cerchiamo di  far sentire la loro voce il più forte  possibile anche qui, per creare pressioni
sul Governo  iraniano.

Che restrizioni ci sono in Iran?
Tantissime e  di ogni tipo, ma  soprattutto nell’informazione; moltissimi blogger sono finiti  in prigione o i blog vengono oscurati.  In  generale il collegamento con Internet in Iran è disastroso.

Conosci altre blogger?
Si ne conosco moltisimi. Nonostante tutte le difficoltà l’Iran è il secondo paese con più blogger nel mondo

Che studi hai fatto e che lavoro fai?
Dopo una laurea in Scienze Politiche e  tante esperienze, come  interprete  nel  Festival di Arte di Shiraz   o  come executive
manager  in uno degli hotel  più noti in Iran, e  nell’ amministrazione della mia Facoltà di Scienze Politiche  in Teheran,  dopo la rivoluzione , sono venuta in Italia.  Ho trovato tutte le porte  chiuse per me: sia per l’studio che per lavoro.  Problemi burocratici delle università italiane, non riconoscevano la mia laurea , una laurea che in altri paesi europei  e americani mi dava la possibilità di continuare lo studio per un master o per altro fino arrivare al phd. Invece ero costretta  a ricominciare. Oggi grazie alla legge Martelli e altre leggi  tutto è cambiato per i  laureati  provenienti da altri paesi e sono molt contenta per le nuove arrivate! Durante quegli anni ”bui” ho potuto lavorare  grazie alla lingua  inglese che sapevo parlare  bene, altimenti avrei potuto fare solo  la cameriera!

Hai scritto:” il peso di tutte queste discriminazioni contro le donne” io lo sento due volte!
Vorrei farvi capire quanto è amaro, per noi, vedere che le ragazze europee cresciute in un clima di libertà, spesso NEGANO la questione femminile, e credono che i loro diritti siano certi, garantiti per sempre.’’

Credi che le donne italiane, davvero hanno poco di che lamentarsi?
Al contrario,  tutte le donne del mondo dovrebbero esigere una vera parità, nell’ambito di un intero sistema culturale che rispetti veramente tutti : è come un traguardo in fondo a una lunga strada e alcune sono già arrivate  1/terzo.. altre a 2/terzi.. altre ancora sono più vicine.. ma non per questo si devono fermare: il traguardo è ancora da raggiungere è una conquista per  tutta l’ umanità.
Se vediamo le cose dal lato delle restrizioni iraniane, e rispetto alle condizioni di moltissime altre donne nel mondo, le italiane e le europee hanno già ottenuto moltissimo: forse è anche questo che confonde le idee alle più giovani, le fa sentire “al
sicuro” e  credono che le lotte femmioniste siano ormai superate.

Dico sulla Rete delle donne :‘’è amaro pensare quanto le donne avevano voluto questa rivoluzione: a quanto, sperando nella democrazia, avevano attivamente contribuito a rovesciare lo Scià.’’

Pensi che non possano più operare contro? E che cosa potrebbero fare?
Si, sempre si può e si deve, è quello che ancora molte  stanno facendo, ma in Iran non è facile e ne stanno pagando alti prezzi. Oggi 25 donne note prigioniere politiche sono in carcere; fra loro Bahareh Hedayat  attivista del movimento studentesco e dei diritti umani, Nasrin Sotoudeh Avvocata e , per noi, simbolo della pace e della giustizia e della liberà;  Mahdiye Golrou un’altra studentessa… e tante altre. Però si deve continuare la battaglia e non smettere.

Un movimento comune non potrebbe aiutarvi?
Un movimento comune ci aiuterebbe e per questo che io credo a SNOQ, a cui collaboro nella  mia zona
http://senonoraquandobolzano.blogspot.com/2011/11/interni-giustizia-e-welfare-in-bocca-al.html?spref=fb; credo a tutti movimenti delle donne nel mondo arabo in tutto il mondo: la sorellanza ci aiuterà moltissimo. L’opportunità più grande, per le donne iraniane, è che anche da FUORI, noi tutte le aiutiamo. Per questo anche la rete collettiva che sta nascendo, di cui condividiamo in pieno il manifesto  http://portaledelledonne.org/retedellereti.html penso sarà utilissima, e già ci sta aiutando. Ci ha consentito di fare sentire anche in Italia Maryam Hosseinkhah  che infatti insiste sull’importanza di fare rete, e di farla fra le donne di TUTTI i paesi.

 

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Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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