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Dcare: simplify your life. Intervista alle fondatrici – un azienda di servizi per le mamme

Tre donne, escono fuori da una grande società di selezione e gestione risorse umane e….mettono su un’azienda per le mamme. Adelaide Cacace ne è la fondatrice.

Come è nata Dcare?
Parla Simona:
Adelaide è stata la prima di noi a lasciare l’azienda dalla quale tutte proveniamo, aveva avuto l’idea di servizi mirati all’infanzia soprattutto legati al’attività di gestione post scuola, il servizio di pick-up per gli impegni pomeridiani (sport, musica, inglese…) era una delle idee di partenza, nata proprio per venire incontro a quei bambini che sono magari affidati alle nonne, talvolta meno propense a fare da taxiste, o a persone non automunite, che quindi precludevano questa possibilità ai piccoli. Poi una chiacchera dopo l’altra con me e Arianna (io ancora in maternità, Arianna appena rientrata ) ha fatto sviluppare i vari aspetti di dcare, le baby sitter fisse e in emergenza, il maggiordomo, la consulenza alle mamme su aspetti di organizzazione dei tempi dei figli …sempre però con l’idea di offrire il servizio veicolandolo tramite le aziende. Insomma, abbiamo cominciato a studiare la fattibilità del progetto, abbiamo seguito alcuni corsi e…ci siamo buttate nella nostra terza comune gestazione!

Con quali obiettivi?
Il work life balance. L’obiettivo era quello di fornire strumenti che potessero introdurre nelle aziende aspetti di conciliazione, indirizzati a chiunque ma con un particolare riguardo alle donne. Dare soluzioni a problemi reali.

Chi sono le socie? Da quali ambiti professionali provengono?
Per Adelaide, Arianna e Simona, l’ultimo impiego è stato all’interno del mondo della selezione e gestione delle risorse umane.

Cosa fa dcare?
Crea soluzioni. Il mercato ci sta indirizzando sempre più verso il child care, noi studiamo pacchetti standard agili che possono adatarsi a più problematiche, ma all’occorenza strutturiamo anche soluzione ad hoc.

Chi si rivolge a voi e perchè?
Generalmente donne lavoratrici, che cercano supporto per la famiglia, baby sitter e colf. Ma non demordiamo, sono le aziende quelle sulla quale vogliamo fare breccia, è da li che deve partire una reale cultura della conciliazione. Una importante collaborazione con una azienda ci sta insegnando che è possibile e che i lavoratori sono più che entusiasti!

Quanto costano i vostrio servizi?
Dipende, abbiamo abbonamenti per baby sitter a chiamata che costano 60€ all’anno e poi il cliente paga le effettive ore fatte dalla baby sitter, 250€ per il supporto all’individuazione di una colf o baby sitter per meno di 20€ alla settimana a consulenze e supporto nella individuazione di baby sitte fisse per la famiglia con skills molto alti (puericultrici, madrelingua, ecc…) che costano 390€

Milano è la città a adatta per questo servizio?
E’ la città ideale, con mentlità moderna ma con servizi scarsi o male organizzati.

Pensate di implementarlo con altre attività?
Sicuramente terremo le antenne alte per captare ogni nuova esigenza che possa completare il nostro pacchetto di proposte per il work life balance, vorremmo strutturare anche dei pacchetti di consuleze alle aziende…ci stiamo ragionando.

Adelaide (Cacace): in un certo qual senso tu sei la fondatrice? Come ti è nata quest’idea e perchè?
Sono approdata in Lombardia nel 1996,dopo essermi laureata in Scienze Politiche a Napoli.
A Milano ho iniziato a lavorare in un Istituto di ricerca Iri Infoscan come Account, lavoravo 12 ore al giorno, spesso anche durante il week end, tutto bene se sei single , poi l’incontro con Alessandro e quasi subito la prima maternità mi ha fatto sorgere tutta una serie di esigenze; orari flessibili, nido, rete di supporto; una Waterloo la mia vita a Milano non poteva supportare una simile rivoluzione, quindi mi sono trasferita in Brianza, ho lasciato il mio lavoro di account ed ho iniziato a lavorare in Manpower come responsabile di Filiale, mi consentivano di lavorare vicino casa, tutto il giorno, ma a meno di mezz’ora di auto da casa, mi è sembrato un enorme progresso .
Il lavoro in Manpower mi ha fatto conoscere il desolato mondo delle donne uscite dal mondo del lavoro in seguito alla nascita di un figlio che tentavano d ricollocarsi dopo 3/4 anni, la storia si ripeteva uguale tutti i giorni ;decine , centinaia, migliaia di volte nei 7 anni in cui ho lavorato in Manpower .
Donne con qualifiche e competenze varie che tentavano di reinserirsi con orari che consentissero loro di accompagnare e riprendere i bambini all’asilo , donne anche molto qualificate ; impiegate commerciali con conoscenza delle lingue, amministrative rifinite , informatiche , ma tagliate fuori inesorabilmente dalla rigidità del mercato del lavoro ed escluse in maniera pregiudiziale dai datori di lavoro .
Così le mie esigenze personali hanno incontrato questo mondo di donne escluse ed ho deciso di mettermi in gioco . D care è quello che avrei voluto mi supportasse da quando è nata mia figlia , un supporto fatto da donne e madri qualificate e competenti a cui rivolgermi per la gestione delle emergenze ed un supporto per la gestione dei miei bambini e della mia casa.

E Simona (Ferrari)? Cosa facevi prima e come vi siete incontrate?
Dopo la laurea in storia dell’arte ho lavorato per un po’ nell’ambiente come redattrice di schede tecniche di materiale destinato ai cataloghi di mostre e come guida turistica per i musei di Milano (esperienza frustrante), poi sono entrata in una nota società multinazionale leader nel settore della selezione e gestione delle risorse umane. Ci sono rimasta per 7 anni. Lì ho incontrato Adelaide ed Arianna. In seguito alla nascita della mia seconda bambina mi sono resa conto che l’azienda presso la quale lavoravo non avrebbe mai attuato politiche di conciliazione,il lavoro mi piaceva, ma le mie esigenze con due figlie piccole e un marito spesso all’estero mi hanno portato ad accogliere l’idea di Adelaide. Continuare a lavorare facendo selezione, e in più tentando di fare qualcosa per le donne come me che però non possono dall’oggi al domani mollare tutto e gettarsi in una nuova avventura!

Selezionare il personale è più difficile che selezionare una tata?
Il lavoro è molto simile, dipende sempre però dalla serenità del richiedente, dalla chiarezza di idee e della reale percezione di quello di cui si ha veramente bisogno.
Il mio compito ora, molto più di prima è ascoltare le esigenze e valutare se veramente quello che mi si sta chiedendo è proprio quello di cui si ha bisogno. A volte la componente emotiva che comporta la scelta di una tata è tale per la quale si perde il senso della misura; si pretende di trovare una persona che abbia una tale ricchezza di skills, per la quale la stessa madre nel giro di pochi giorni si troverebbe in soggezione di fronte a una tale perfezione! (ti faccio un esempio di richiesta neanche tanto rara: tata con esperienza pregressa di almeno 5 anni, bella presenza, educazione universitaria, 25-40 anni, con ottimo inglese, buona cuoca, disposta a lavare a mano il guardaroba dei bambini, stiratrice esperta, pignola nelle pulizie, disponibile a seguire la famiglia nei week end e in vacanza, cattolica, sportiva, priva di impegni famigliari…qualche volta ti chiedono pure ITALIANA!)
Insomma a volte il mio ruolo è quello di aiutare a focalizzare l’attenzione su se stessi, far capire che la tata è la tata del bimbo non della famiglia! Che la donna che racchiude queste doti forse ambisce ad un impiego diverso, ad avere una famiglia, dei figli, del tempo libero, degli interessi… E’ incredibile constatare che proprio quelle donne che si lamentano di non avere tempo per se, che non trovano comprensione nel mondo lavorativo, che non ottengono la flessibilità nelle proprie aziende, riproducono lo stesso modello in casa! Da questa scoperta dell’inflessibilità di alcune donne-lavoratrici-madri ci è nata l’idea di provare a strutturare degli incontri di orientamento, per educare le donne a diventare manager della propria casa, capire che forse a volte è meglio avere due tate PT, o una colf e una tata che si dividono il lavoro (pt, job sharing…soluzioni ce ne sono) così che la malattia di una tata non diventi una tragedia famigliare…

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Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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