La mutilazione genitale femminile

1

Nata con i faraoni, perdura tutt’oggi
La mutilazione genitale femminile nei Paesi islamici. Meritevole ma non obbligatoria

di Francesca Rossi

 

La pratica della mutilazione genitale femminile ha origine nell’antico Egitto (infatti è anche conosciuta con il nome di “infibulazione faraonica”).

Nonostante oggi la legge egiziana la proibisca, è purtroppo ancora ampiamente praticata: secondo uno studio condotto nel 2005 dall’ufficio governativo demografico su un campione di donne tra i quindici e i quarantanove anni, addirittura il 96% delle egiziane (musulmane o cristiane) ha subito la mutilazione genitale.

A onor del vero la legge egiziana, che punisce i trasgressori con una multa compresa fra 1000 e 5000 lire egiziane (pari a 118 e 590 euro) e una pena da 3 mesi a 2 anni di reclusione, ha un punto debole: consente la pratica dell’escissione per “necessità medica”. Si intuisce subito come questa possibilità possa diventare facilmente un pretesto per continuare ad esercitare un tale atto sulle donne.

Attualmente la mutilazione genitale femminile è diffusa, secondo diverse modalità, in quaranta Paesi, la maggior parte dei quali è africana; seguono poi alcuni Stati mediorientali e asiatici (anche islamici), oltre che in Perù, Brasile e Messico.

Dunque l’escissione è praticata non solo da musulmani, ma anche da cristiani e animisti.
Si calcola che nel mondo ci siano oltre 130 milioni di donne circoncise ed il numero non accenna a diminuire.

Nei Paesi islamici questo argomento suscita particolare interesse per due motivi fondamentali: i danni fisici e morali subiti dalle donne e le giustificazioni giurico-religiose che si sommano alle consuetudini favorevoli alla pratica dell’escissione. Inoltre bisogna aggiungere che nei Paesi non islamizzati è l’uso locale a consentire e giustificare la pratica della mutilazione genitale femminile.

Spesso i giornali e la televisione adottano l’espressione “circoncisione femminile”.
In realtà questa definizione è inappropriata per quel che riguarda le pratiche più radicali, poiché suggerisce una variante femminile della circoncisione maschile. Quest’ultima, però, in genere è innocua e anche utile dal punto di vista igienico (ma esistono pareri discordanti al riguardo).

La pratica femminile, invece, non solo è più estesa, ma anche più delicata e il rischio di morte è altissimo.
Per questo è più corretto utilizzare l’espressione, riconosciuta anche a livello internazionale, “mutilazione genitale”.

Attualmente in ambito medico si distinguono tre tipi di mutilazione:
1. ablazione del prepuzio clitorideo e talvolta della punta del clitoride. Per i musulmani questa pratica è conforme alla Tradizione del Profeta, la “Sunna, oppure alla consuetudine del suo tempo;

2. ablazione del clitoride (questa è la cosiddetta “clitoridectomia o “escissione), e, a volte, delle piccole e/o grandi labbra;

3. ablazione del clitoride,piccole e grandi labbra e successiva cucitura dei due bordi della vulva, lasciando un piccolo passaggio per l’urina ed il mestruo. Questa pratica è conosciuta come ( “infibulazione”, o “circoncisione sudanese o faraonica”).
Questa suddivisione è solo teorica, in quanto esiste una grande varietà di tecniche che mutano da popolazione a popolazione.
La circoncisione femminile era un’usanza presente nella penisola arabica in epoca preislamica e presso alcuni popoli islamizzati secoli dopo la morte di Muhammad (per esempio: Egitto, Somalia e Sudan).

Queste genti hanno conservato questa consuetudine arcaica anche dopo la conversione, rivestendola di valenze religiose.
Il Corano ignora completamente tale pratica: esistono, però, delle indicazioni negli “ahadith”, cioè i “detti”, i “racconti” riguardanti la vita del Profeta, che sono catalogati in base alla loro attendibilità.

I “detti” riguardanti la circoncisione femminile fanno parte di una raccolta considerata “meno autentica”.
L’hadith più importante è tratto dal Sunan di Abu Dawud (m. 888): esso riporta i consigli che il profeta diede ad una certa ‘Atiyya, “tagliatrice di clitoridi” (“muqatti”at al buzur): “Taglia leggermente e non esagerare”; poi “La circoncisione è (pratica) sunna per gli uomini e makruma per le donne. Sfiorate e non sfibrate. Il viso diventerà più bello e il marito rimarrà estasiato”.

In quest’ultima frase con sunna si intende un atto conforme all’esempio di Muhammad, mentre con makruma si intende un’azione meritoria, ma non obbligatoria.
Poiché nelle fonti sacre la questione è piuttosto marginale, il diritto musulmano non le ha riservato molto spazio. Nonostante ciò la circoncisione maschile e quella femminile hanno percorso strade diverse: mentre la prima è diventata segno distintivo dell’uomo islamico, la seconda è generalmente poco diffusa (tranne in alcune regioni), pur scatenando vivaci dibattiti.

Gli iniziatori delle quattro correnti giuridiche dell’Islam hanno espresso pareri discordanti:
per Abu Hanifa (m. 767) e Malik b. Anas (m. 795), iniziatori rispettivamente della scuola hanafita e malikita, entrambi i tipi di circoncisione sono atti nobili ma non obbligatori;
per Ibn Hanbal (m. 855), iniziatore della scuola hanbalita, la circoncisione è obbligatoria per i maschi e raccomandabile per le donne;
per Al Shafi’i (m. 820), iniziatore della scuola shafi’ita, entrambi i tipi di circoncisione sono obbligatori.

Si nota immediatamente che la circoncisione femminile viene in prevalenza vista come pratica meritevole, ma non obbligatoria. Inoltre, fatto importantissimo, ci si riferisce alla pratica sunna, cioè più leggera.

Il problema principale, in realtà, è un altro:…<<continua>>

Francesca Rossi – Nata a Roma, 26 anni, si è laureata in Lingue e Civiltà Orientali all’università La Sapienza, studiando arabo ed ebraico. Ha vissuto per un periodo ad Alessandria d’Egitto per motivi di studio. Parla anche inglese francese e spagnolo, ma dedica sempre molto tempo all’apprendimento di nuove lingue. La sua passione è scrivere e spera di riuscire a diventare una giornalista e scrittrice. E’ webmistress del sito ufficiale italiano dedicato ad Angelica La Marchesa degli Angeli, eroina francese degli anni Sessanta e collabora da tempo con il sito www.emiliosalgari.it E’ appassionata di libri e di musica. Sito Internet: http://digilander.iol.it/songlian

CONDIVIDI

Profilo Autore

Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

1 commento

Lascia un commento


− 7 = uno