E la chiamano parità

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Ce l’aspettavamo tutti che la manovra varata in questi ultimi giorni dal governo Monti sarebbe stata dura.
Qualcuno l’ha definita da “lacrime e sangue” e non è stato smentito. Perché,  ci ha spiegato il Presidente del Consiglio Mario Monti,  il Paese era sull’orlo del collasso,  la tragedia italiana si stava compiendo e rischiavamo di rimanere fuori da un Europa senza clemenza.
Bene. Lo sapevamo ed eravamo,  siamo pronti (malgrado noi) a fare i sacrifici che hanno fatto versare lacrime anche alla ministra del lavoro Elsa Fornero. Non ci sono dispiaciute le sue lacrime perché non hanno fatto altro che anticipare le nostre, molto più copiose delle sue.

Ma al di là di queste (forse più dettate da stress che da solidarietà),  qualche cosa da dire c’è ancora. Dopo lo shock che ha accolto tutti,  al di là di ogni aspettativa,  per primi i partiti politici di destra e di sinistra,  s’incomincia ad avviare un ragionamento sulla riforma ed eventuali richieste per modificare alcune delle sue parti. Modifiche,  peraltro,  che il senatore Monti ha già avuto più di un’occasione per respingere formalmente sostenendo che  “o si mangia la minestra o si salta dalla finestra(n.r.)”.

Il balletto dei talk show politici,  però,  hanno avuto inizio e ad ascoltarli non è che torni il sorriso.
Il Presidente del Consiglio, persona molto pacata e determinata nell’esposizione, ci ha anche spiegato e detto che si è tenuto conto con equità di tutti.

Poiché fino ad oggi nessuna voce femminile, a parte quelle della Camusso e della Marcegaglia,  si è alzata per spiegare bene alle donne in cosa consista per loro questa equità, sarà bene ricordarlo per capirlo per non accettarne la beffa: la parità tra uomini e donne per l’età di vecchiaia a 65 anni sarà raggiunta nel 2018, a 63 anni già nel 2012.

Bene, care donne che chiedete da sempre l’equiparazione non siete soddisfatte? Pagherete gli oneri di questa manovra allo stesso modo, avrete le stesse decurtazioni dalle buste paga, soffrirete di un costo sociale maggiorato, pagherete la benzina come tutti, ma…

Ed ecco perché le donne, specie le donne del Sud, dovrebbero essere grate a questa manovra:
Le imprese che assumeranno donne e giovani sotto i 35 anni a tempo indeterminato avranno la possibilità di dedurre 10.600 euro per ogni donna e giovane sotto i 35 anni assunto a tempo indeterminato. Lo sconto sale a 15.200 nelle regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia)”. Ci hanno detto in sostanza che potrebbero aprirsi, per le giovani (donne/uomini) maggiori possibilità d’impiego dato che la manovra prevede questa agevolazione.

Dunque le giovani donne devono sperare che, nonostante la grave crisi,  si aprano degli spiragli nel mondo del lavoro? Quale lavoro? Che tenga conto delle loro professionalità? Della loro istruzione? O dovranno ancora accettare un posto sottoridimensionato e sottopagato rispetto alla loro preparazione?
Inoltre ci hanno spiegato che così facendo si aiuta,  in modo indiretto,  la famiglia, che potrà alleggerirsi di qualche figlio che sta a casa (non a fare il bamboccione) perché disoccupato.

E’ la crisi, va bene. Bisogna fare sacrifici, va bene.
Ma sarebbe bastato che la ministro Elsa Fornero, che è anche ministro per la Parità, insieme alle lacrime, avesse spremuto anche qualche parola da rivolgere alle donne che, anche se a lei non interessa il loro voto, sono quelle che stanno reggendo, come sempre, sulle proprie spalle il maggior peso della crisi.
Perché quando si fanno tagli alla sanità, per esempio,  saranno ancora una volta loro a doversi fare carico dei malati,  degli anziani, dei portatori di handicap,  della insufficienza di asili nido pubblici; in particolare per le lavoratrici quando verrà applicato il nuovo sistema pensionistico, che prevede il loro pensionamento spostato nel tempo fino appunto a raggiungere la cosi detta parità con gli uomini, a doversi ingegnare sempre di più per trovare formule che sostituiscano il loro lavoro all’interno delle famiglie.

La parità vera dovrebbe essere quella di riconoscere l’apporto della donna nella società: lavoro,  famiglia,  assistenza. E in base al valore aggiunto che tutto ciò comporta per la crescita della società,  trovare modalità alternative o compatibili nel loro complesso.

Ma forse è un sogno.
E le donne che, insinuano letteratura, cinema e cultura, piangono facilmente e di più, (non smentite da Fornero),  si apprestino dunque a deludere questa immagine di fragilità, con la forza della loro responsabilità e della loro “grandezza”.

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Profilo Autore

Marta Ajò

Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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