Il panico, che brutta bestia

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Molte persone soffrono di questi disturbi ed altrettante sono riuscite a venirne fuori…

D.

Mi chiamo Ienny,
da circa 14 anni, soffro di attacchi di panico. Il primo è stato terribile, avevo partorito da circa sette mesi, la mia prima figlia. Da quel maledetto giorno…12 april del 1991, la mia vita è cambiata.
Ho preso tanti farmaci, ho fatto una psicoterapia….attraverso, la quale tramite ipnosi, ho scoperto che queste crisi potrebbero essere legate, alla morte di mia sorella.
Quando ciò avvenne io avevo poco + di 3 anni, lei la terza figlia, aveva solo sei mesi di vita. E’ deceduta nel giro di poche ore, per una meningite fulminante.
Oggi a distanza di anni, ho attacchi di panico molto meno frequenti,…ma purtroppo ci sono anora e su 12 mesi almeno 6-7 di questi mesi sono stto terapia farmacologica.
Questo è un problema invalidante per me, ma anche per chi mi vive accanto. Ho problemi a fare le file, vado pochissimo al cinema o a teatro, perchè stare ferma…due tre ore in un luogo chiuso (a volte avviene anche all’aperto), mi infastidisce, mi crea disagio.
Dopo quattordici anni, mi chiedo, ma si può veramente venirne fuori da tutto ciò?
O debbo continuare a conviverci a vita?

La ringrazio e la saluto.
R.

Carissima Jenny
capiamo molto bene la tua inquietudine e la tua preoccupazione per la situazione spiacevole in cui ti trovi, dici di aver fatto psicoterapia e di aver scoperto, probabilmente, la causa di questa tua sofferenza, sicuramente il tuo terapeuta ti ha indicato le vie giuste da seguire e le strategie per cercare di attenuare ed infine contrastare l’ansia che precede l’attacco di panico.
Certamente sei a conoscenza che l’attacco di panico è supportato da timori e paure che prendono l’avvio da situazioni personali di ansia anche latenti, le alimentano e conseguentemente scatenano meccanismi per i quali si realizza uno stato di agitazione acuta che sembra insormontabile ed infinita e che abbisogna velocemente di vie di fuga utili alla sopravvivenza.
Dopo anni di convivenza forzata con questa situazione hai tutte le ragioni per voler porre un termine all’attivazione di questo stato negativo che senza dubbio condiziona ed ostacola in modo concreto la tua vita nel quotidiano, la tua libertà e quella di chi ti sta vicino.
Ci sono delle circostanze che attivano l’attacco e si possono manifestare sia in spazi ampi ed aperti sia in mezzo alla folla oppure in spazi angusti e chiusi dove non si riesce a vedere facilmente una via d’uscita.
Chiaramente la fuga è il modo più diretto per mettersi in salvo ed evitare di rapportarsi con ciò che si teme per cui molti si vedono costretti a rinunciare alla libertà di guidare un’auto o di andare in viaggio da soli oppure di entrare in luoghi affollati o su un treno e queste limitazioni non fanno altro che creare ulteriore ansia, certezza dei propri limiti, di proprie barriere ed insufficienze che circolarmente alimentano nuove insicurezze.
Se, come ci dici, la tua crisi è coincisa inizialmente con la nascita della tua primogenita si può pensare che l’ansia dovuta alla responsabilità di madre unita al trauma ed alla paura scatenate dalla perdita improvvisa della tua sorellina abbiano innescato questa problematica, ma sicuramente solo il tuo terapeuta più di ogni altro, conoscendo a fondo le tue reazioni, ti può essere di vero aiuto e supporto.
Chiaramente le situazioni ansiogene vanno affrontate con coraggio non evitate, vanno riportate a livello cosciente ed occorre lavorare sulle loro cause oltre che sugli effetti proprio perché spesso le esperienze traumatiche pregresse, soprattutto quelle dell’infanzia, possono creare criticità anche non piccole, nell’età matura.
Sono sicura che la vicinanza della tua famiglia e l’amore dei tuoi figli ti sono di grande supporto oltre naturalmente alla tua volontà e determinazione nel voler vincere questa situazione.
Molte persone soffrono di questi disturbi ed altrettante sono riuscite a venirne fuori, la strada non è impossibile, l’ importante è lavorare su di sè guardandosi dentro, rielaborando il proprio passato, facendosi aiutare da terapeuti, cercando di capire che cosa si teme veramente e quale situazione può aver scatenato la prima scintilla.
So di persone che oltre alla terapia si dedicano ad esercizi di respirazione e rilassamento che favoriscono lo scarico dello stress, praticano yoga, frequentano la piscina o la palestra, dedicando ogni giorno alcune ore all’esercizio fisico ed alla cura del proprio corpo.

Non deprimerti, lavora con determinazione, fissati anche un piccolo obiettivo alla volta da superare durante gli inconvenienti o le eventualità della giornata che ti scatenano ansia e vedrai che ce la farai.

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Profilo Autore

Maria Cristina Paselli lifecoach

Specializzata in Scienze d’Azienda, Gestione di Risorse Umane, lavora da tempo nei settori dell’Alta Formazione per Manager, nel Coaching, nella Comunicazione Positiva, Marketing, Creazione di Team Leader, Immagine Personale, Leadership Aziendale e nella Selezione di Personale Hight Level. Collabora con Province e Regioni per Corsi di Avvio e Formazione all’ Imprenditoria . Consulente di Aziende Private ed Enti Pubblici per Attività di Organizzazione, Management, Aggiornamento professionale, Progettazione, Formazione sul Lavoro ed Orientamento. Ha pubblicato testi sulla Formazione, l’Inserimento e il Ricollocamento di donne, adolescenti difficili, adulti e categorie ritenute socialmente deboli. Ha realizzato la sceneggiatura di Performance teatrali al termine di Corsi di Autostima. Ha progettato e diretto Programmi di Prevenzione e Mantenimento del Benessere Psicofisico in Centri di Cura, collaborando con specialisti e terapisti orientali, sia in Veneto che in Toscana.

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