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Storia di una videogiornalista impegnata nel sociale, che grazie ad Internet ha potuto dare voce, in un coraggioso romanzo, alle donne vittime di violenza sessuale

A 34 anni Maria Barresi , giornalista e autrice di numerosi reportage, redattrice del settimanale televisivo “Sestante” di Rai International, ha pubblicato il suo primo romanzo: “Non dire niente” ispirato a una storia vera di abusi e violenze familiari. Ce ne parla a pochi giorni dalla presentazione del libro (per le date degli eventi si può consultare la sezione Appuntamenti del suo sito).

Non a tutti gli autori capita di essere scoperti su Internet da un editore. A te è successo con Marco Solfanelli. Raccontaci com’è andata…

Marco si è interessato a me grazie ad alcuni suoi collaboratori, che hanno scoperto il mio romanzo su Internet, dove avevo pubblicato buona parte di alcuni capitoli, anche se non tutto il libro. Due di loro in particolare mi hanno invitata a spedire il testo integrale all’indirizzo della casa editrice. Cos¡`ho fatto un pacco e gliel’ho inviato. Dopo due mesi, ho firmato un contratto editoriale con lui.

La storia di “Non dire niente” è di quelle che non si possono raccontare facilmente, né per chi trova il coraggio di liberarsene né per chi scrive. E’ stato difficile mettere nero su bianco quella che sapevi essere una vicenda realmente accaduta, e proprio a una persona a te vicina?

Scrivere questa storia per me è stata una fatica enorme, sia perché conosco benissimo la vittima sia perché la storia in sè è delicatissima. Ci sono pagine che ho riscritto almeno tre volte. Trovare le espressioni più eleganti per raccontare alcune situazioni non è sempre così automatico e, non lo nascondo, alcune volte ero trattenuta dalle lacrime. È un romanzo nato fra numerosi pianti e, per fortuna, anche numerosi sorrisi. Se un giorno dovessi ricordare questo libro, direi che per me rimane il romanzo dove bene e male fanno a gara per arrivare primi, ma a tagliare il traguardo, questa volta, è il bene.

Il personaggio di Clara, la protagonista del libro, è dichiaratamente il tuo alter ego. E tu stessa sottolinei, alla fine della storia: “un romanzo è quasi sempre autobiografico perché comunque parla di te anche se non lo vuoi. Quanto c’è di te in Clara, e in che cosa invece preferiresti essere come lei?

Sono convinta che una storia si racconti con il bagaglio culturale, professionale e, prima di tutto, umano di chi scrive. C’è da dire anche che io non sarei mai stata capace di scrivere il mio primo romanzo se non avessi sentito mia la storia. E devo dire che l’ho sentita mia non soltanto perché molti dei diversi personaggi presenti in Non dire niente li conosco bene, ma anche perché parlo di una Calabria che mi appartiene moltissimo. Clara è una calabrese come me, con tutti pregi e i difetti dei suoi conterranei: è diffidente, sospettosa, testarda, ma anche semplice, genuina, concreta. Tutte queste sue caratteristiche mi appartengono ma, forse, nella vita reale, vorrei essere un po’ più concreta, come lei. A volte mi perdo nei meandri della mia fantasia, che poi è anche la forza del mio ottimismo, ma a volte mi fa perdere di vista la realtà e confondo il sogno con la vita vera. La mia fortuna è che faccio un mestiere, quello della giornalista, che mi porta ogni giorno a scontrarmi con fatti realmente accaduti e mi riporta con i piedi per terra. Ma quando posso estraniarmi dalla realtà, non riesco a smettere di sognare.

Sulle violenze familiari, sessuali e non, c’è ancora molto silenzio. Pensi che esempi come il tuo libro possano essere davvero un primo passo per combattere questo fenomeno, incitando le donne a denunciare più spesso?

Me lo auguro! Uno degli obiettivi del mio romanzo è anche quello, perché Nicla, la protagonista (il cui nome, come scrivo nel libro, non è altro che il diminutivo di Nicoletta, dal greco nike che vuol dire vittoria), è la vittoriosa, la vincente e io spero che altre donne, ma anche uomini e chiunque venga colpito da qualsiasi forma di violenza possa vincere la sua battaglia contro i soprusi. Non a caso il mio blog: www.mariabarresi.it, dove il tema portante è Noi diciamo tutto punto e basta, è nato per fare muro contro la violenza, che troppo spesso è un’amica della solitudine. Creare un blog dove chiunque può dire la sua su questo tema spero aiuti qualcuno a parlare un po’ di più.

Nel 2004 hai scritto il testo del progetto editoriale Smiling Eyes, un calendario contro la mutilazione dei genitali femminili nel mondo. Il ricavato è stato devoluto per il completamento di un ospedale nel Corno d’Africa, dove hai lavorato da giornalista. Com’è nato il tuo impegno verso il sociale, e in particolare contro le forme di violenza sessuale sulle donne?

Il mio impegno nel sociale credo sia nato con me, perché nel mio piccolo ho avuto da sempre la tendenza ad aiutare i più deboli. Il fatto che io abbia contribuito alla lotta contro la violenza sessuale sulle donne è nato assolutamente per caso. Alcuni amici mi hanno chiesto aiuto e io ho risposto.
Alla mia amica, protagonista di Non dire niente, con un romanzo.
Ad altri amici, medici e paramedici dell’ospedale africano, ho risposto fornendo la mia manodopera giornalistica per scrivere i testi di un calendario venduto a scopo benefico sul problema dell’infibulazione, che ho constatato personalmente durante i miei viaggi in Somalia e Kenia per i miei reportage. Alcune donne, fra l’altro, vedendomi donna, si avvicinavano e iniziavano a raccontarmi i loro problemi.
Devo comunque dire che in genere si parla poco di violenza sessuale, perchè innanzitutto chi l’ha subita se ne vergogna moltissimo e chi abusa approfitta moltissimo del senso di pudore dell’abusato.

Hai vinto il Premio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo (nel 1999 con un servizio sugli immigrati a Milano per il TG4 e nel 2003 con un servizio sui talebani d’Africa per Rai Uno). Qual è il traguardo che desideri ancora conquistare?

Nicla, dopo aver visto il libro, mi ha abbracciato forte e ha riso tantissimo. Insieme abbiamo riso moltissimo. Spero di poter ridere e far ridere sempre più spesso in futuro, magari con tante altre Nicla del mondo, uomini o donne che siano, comunque persone

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Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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