Crisi dei 50 anni – quando i figli sono cresciuti

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La mia vita potrebbe definirsi agiata, ma io sono infelice, stressata, disinteressata a tutto ciò che mi circonda. Non riesco a trovare una ragione per vivere bene.

D.

Gentile dottoressa,
la seguo da sempre su dol’s e trovo i suoi scritti approfonditi e accattivanti.
Mi rivolgo a lei per un problema personale. Sono sposata da 15 anni ed ho una figlia adolescente. La mia vita potrebbe definirsi agiata, ma io sono infelice, stressata, disinteressata a tutto ciò che mi circonda. Non riesco a trovare una ragione per vivere bene. Penserà che sono una viziata signora che non ha di meglio da fare nella vita che lamentarsi. Invece io quando lavoravo ero felice. Poi è arrivata una figlia ed ho dopo poco smesso di lavorare. Senza fare i conti con il mio carattere che ha bisogno sempre di nuove sfide.

A quasi 50 anni mi ritrovo con una figlia che mi si ribella in continuazione (ha quasi 15 anni), un marito che non amo ed una vita senza senso. Da casalinga benestante.

Mi aiuti, la prego, ho pensato molte volte di farla finita. Ma non ne ho avuto il coraggio.
Lucrezia

R.

Gentile Lucrezia,
rispondo subito alla sua mail perché la sua ultima frase mi ha provocato parecchio disagio.

Come può una persona perdere talmente il coraggio e la forza per modificare ciò che non va nella propria vita fino al punto di pensare ad una conclusione forzata del suo viaggio su questa terra?
Sono sicura che si tratta di uno sfogo di profonda malinconia, ma deve rimanere solo quello…

Lei sicuramente sa che ognuno di noi è, in qualche misura, artefice della propria fortuna o della propria insoddisfazione e comunque a molti è spesso chiesto, durante la vita, di rinascere e ripartorirsi a nuove modalità affettive e professionali con forza, determinazione e consapevolezza dei propri errori, limiti ed anche delle proprie valenze, delle energie e degli entusiasmi che caricano gli avvenimenti, possibilmente senza avere eccessiva commiserazione di sè.

Questo perché la vita non è assolutamente semplice per nessuno anzi per molti è addirittura difficilissima e densa di ostacoli e se alcune scelte che facciamo ci appaiono giuste poi nel momento di crisi diventano piombi da portare appresso.

La storia che Lei, sinteticamente, ci racconta di sè ritrae una giovane signora che si sposa non prestissimo, mette al mondo una figlia immagino desiderata e decide di abbandonare una professione,un lavoro in cui deve mettersi in gioco, per dedicare tutto il suo tempo alla crescita della bambina e svolgere il ruolo di moglie.

Fin qui tutto nella norma anzi la scelta di dare sostanza e tempo all’educazione della propria figlia è motivo di orgoglio e di merito per ogni madre che ha la possibilità di farlo e sicuramente sono certa che non tarderà a mostrare i frutti che la vicinanza e l’amore dedicato devono aver prodotto.

Come ho scritto qualche tempo fa, in risposta ad un’altra amica di dol’s, le madri delle adolescenti vivono spesso l’emancipazione delle figlie come momento di tormento e frustrazione soprattutto quando si accorgono di aver usato gli ultimi quindici, sedici anni della propria esistenza nel duro, impegnativo compito di crescere figlie che improvvisamente non riconoscono, diventano avversarie, ribelli, ipercritiche e in qualche modo indifferenti all’amore profuso loro a piene mani e con grande generosità.

Occore capire che l’adolescenza è un momento di totale rivoluzione con cambiamenti molto forti sia fisici che psichici inoltre le figure parentali e per la ragazza soprattutto la figura della madre, devono in qualche modo essere distrutte proprio per realizzare la separazione necessaria a consentire loro di divenire persone, identità individuali.

Nel suo caso, Lucrezia, questa ribellione della figlia può divenire un’occasione anche per la mamma, può essere vissuta come un’ ulteriore opportunità di riorganizzarsi come adulto, genitore e donna con una nuova rivisitazione progettuale nella gestione della propria vita e di quella con un proprio partner.

Quando ci dice che è infelice, stressata, immagino si riferisca alla routine, all’insoddisfazione derivante dalla poca gratificazione personale dovuta alla mancanza di obiettivi da raggiungere o raggiunti, la figlia chiede indipendenza, il marito è fuori per lavoro, resta la casa, il quotidiano e molta energia e creatività inespresse risultano pietrificate.

L’autostima necessaria a pianificare ciò che può renderci sereni può essere ridotta in pezzi dall’indifferenza degli altri nei confronti di quelle che pensiamo siano nostre emergenze ed allora ci sentiamo vuoti e privi di motivazione a lottare, per dare nuove svolte e nuove opportunità alla nostra vita.

Ecco allora che siamo assaliti dall’angoscia, dall’ansia, dalla certezza che non ce la possiamo fare e ci si sente una nullità.

A questo punto penso sia utile riprendere in mano la situazione con coraggio e sfida ( a lei piace vero?) e riprogrammare la propria vita possibilmente iniziando col parlarne in famiglia, con gli amici e apertamente, senza timori, vergogne, risentimenti, rancori, esprimendo la propria infelicità individuandone le cause e cercando le soluzioni. Si tratta di agire rinunciando all’immobilismo derivato dall’ansia e dallo sconforto.

A cinquant’anni si può ricominciare alla grande con tanta esperienza in più e tutta la carica di chi vuole dare significato e valore al proprio giorno.

Ci sono tante attività legate al sociale, si può aiutare chi ha bisogno ed intanto che si dona a qualcuno si lavora su se stessi e sul significato della propria vita, vincendo l’ansia che deriva dall’insoddisfazione di sè e dall’inutilità di una vita senza troppo senso.

Ci sono molte donne che hanno ricominciato a lavorare quando i figli sono cresciuti ed hanno raggiunto nell’imprenditoria livelli di soddisfazione e prestigio personale altissimi.

Non si abbatta Lucrezia, raccolga le forze , si concentri su ciò che comunque ha realizzato, sui suoi passati momenti di successo e non pensi di essere arrivata a fine corsa o di avere compiuto solo scelte errate anzi paradossalmente lei può trovarsi ora ad un punto di partenza e di svolta nel quale proprio la coscienza del suo disagio e la certezza di possedere ancora energia e voglia di combattere divengono premesse di nuovi inaspettati scenari di serenità e soddisfazione.

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Profilo Autore

Maria Cristina Paselli lifecoach

Specializzata in Scienze d’Azienda, Gestione di Risorse Umane, lavora da tempo nei settori dell’Alta Formazione per Manager, nel Coaching, nella Comunicazione Positiva, Marketing, Creazione di Team Leader, Immagine Personale, Leadership Aziendale e nella Selezione di Personale Hight Level. Collabora con Province e Regioni per Corsi di Avvio e Formazione all’ Imprenditoria . Consulente di Aziende Private ed Enti Pubblici per Attività di Organizzazione, Management, Aggiornamento professionale, Progettazione, Formazione sul Lavoro ed Orientamento. Ha pubblicato testi sulla Formazione, l’Inserimento e il Ricollocamento di donne, adolescenti difficili, adulti e categorie ritenute socialmente deboli. Ha realizzato la sceneggiatura di Performance teatrali al termine di Corsi di Autostima. Ha progettato e diretto Programmi di Prevenzione e Mantenimento del Benessere Psicofisico in Centri di Cura, collaborando con specialisti e terapisti orientali, sia in Veneto che in Toscana.

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